Ultimo giorno di maggio, un mese tradizionalmente di verdetti nei campionati di calcio, a tutti i livelli. Festeggiamenti per trofei, promozioni o salvezze, amare retrocessioni o sconfitte in finali di playoff, playout, coppe, con alcuni tornei ancora non ultimati, come, ad esempio, proprio la serie C, che ancora non ha prodotto la quarta promossa tra i cadetti, visto che lo spareggio finale tra Padova e Palermo è programmato per le prossime due domeniche, 5 e 12 giugno. Il resto delle squadre ha già iniziato le vacanze, con le date di avvio della stagione 2022-23 che ancora non sono state fissate, così come già avvenuto sistematicamente negli ultimi 20 anni almeno, per le solite problematiche legate al completamento degli organici nei diversi campionati. Intanto, fioccano le dichiarazioni di presidenti, proprietari o amministratori di società appartenenti a tutte le categorie, in cui vengono espresse le enormi difficoltà finanziarie ed economiche nel portare avanti programmi ambiziosi, o in alcuni casi, perfino la stessa iscrizione al torneo di competenza. In serie A, i campioni di Italia del Milan stanno per passare da un fondo internazionale all’altro, l’Inter non ha ancora chiarito il piano di rientro finanziario indispensabile per evitare il default, continuano a girare voci di interventi da parte di capitali esteri nella gestione di squadre italiane, e, nello stesso tempo, progetti, rendering, programmi di riforme vengono sbandierati da dirigenti federali, in molti casi riconvertendo o riciclando parole, promesse e intenzioni virtuose già viste e sentite, ormai da diversi lustri, sempre dalle stesse persone. In serie B, clamoroso l’annuncio di disimpegno da parte del presidente del Benevento Oreste Vigorito, reduce da 16 anni al vertice della società campana, fatti di investimenti milionari che hanno portato i giallorossi a diventare frequentatori abituali dell’ “ascensore” tra A e B. Nelle ultime 24 ore ha fatto sentire la propria voce il sindaco di Benevento Clemente Mastella, che probabilmente troverà il giusto metodo di mediazione nel suo armamentario da democristiano doc, ma, comunque, occorrono 50 milioni di euro da immettere immediatamente nelle finanze del club campano per evitare problemi nell’iscrizione. Situazione esplosiva anche a Reggio Calabria, con i giorni che passano, avvicinando sempre di più scadenze e obblighi, mentre il patron Gallo resta alle prese con i suoi problemi giudiziari e la piazza attende chi potrà salvare gli amaranto dalla perdita del patrimonio sportivo rappresentato dalla serie cadetta. In terza serie, invece, il periodo di relativa “morbidezza” collegato all’emergenza Covid ha mascherato voragini finanziarie in diverse società, con il vulnus rappresentato dalla cancellazione del Catania a tre turni dalla fine del campionato ormai quasi dimenticato dai vertici federali, impegnati nelle passerelle mediatiche a margine del grande spettacolo di folla e passione rappresentato dagli spareggi playoff, nei quali, addirittura, si è assistito al battesimo del VAR. Vedremo quante saranno le vittime dei nuovi “Indici di liquidità” imposti dalla normativa federale alle società di serie C, anche se, sulla severità della “famigerata” Covisoc, non saremmo disposti a mettere la mano sul fuoco, considerando il numero di società mantenute in vita, sebbene ampiamente decotte, negli ultimi 20 anni. Ecco, quindi, i casi più eclatanti di Imolese, Potenza e, in ultimo, Foggia, con il “caso Zeman” che nasconde un contenzioso ormai in atto tra la proprietà precedente all’attuale presidente Nicola Canonico per il passaggio delle quote e una situazione debitoria mai del tutto definita. Il patron dei satanelli elenca 12 punti di criticità nel suo rapporto con la piazza, per annunciare che mette a disposizione le sue quote di maggioranza del club a chiunque voglia acquisirle, precisando altresì il termine di una settimana entro il quale concludere l’eventuale cessione. Scaduto questo periodo, Canonico proseguirà nella gestione, ma senza tenere conto in alcun modo degli umori della piazza. Intanto, a Messina, continua lo stallo seguito alla salvezza sul campo di metà aprile, con il Presidente Pietro Sciotto che ha ribadito la sua intenzione di chiudere il ciclo da proprietario dell’Acr, dopo avere verificato l’assenza di apporti finanziari indispensabili più volte richiesti alla parte produttiva della città. Senza scendere nella analiticità delle motivazioni seguita dal collega Canonico, Sciotto ha ripetuto alcuni concetti più volte ascoltati nei 5 anni di presidenza, tra cui il distacco della città dalla propria squadra di calcio, in termini di presenze allo stadio, sponsor, o anche possibili soci o nuovi proprietari del Messina è evidente da più di 15 anni, risalendo all’ultimo campionato di serie A disputato dai giallorossi allora guidati da Pietro Franza. Un tema molto più profondo della semplice “antipatia” per i metodi gestionali o di rapporto con gli interlocutori di Sciotto, una scusa ripetuta anche per tutti i suoi predecessori che sa di beffa. Occorre, quindi, cercare soluzioni nuove, di approccio da parte della proprietà e del management del Messina, ma anche di buona volontà realmente messa in campo da istituzioni, imprenditori, commercianti e anche appassionati, con l’obiettivo di dare impulso alla massima espressione calcistica cittadina e non solo concetti distruttivi o le classiche frustate con il cilicio, abituali dalle nostre parti. Appelli, chiamate alle armi, trattative virtuali impostate su chat o social non hanno portato a nulla, se non a dare sponda facile per millantatori o aspiranti truffatori. Consapevolezza delle proprie risorse e idee chiare per ripartire: già basarsi su questi due semplici concetti sarebbe un buon punto di partenza.
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
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