Toccando il fondo si può solo risalire, ma la storia del calcio messinese negli ultimi 16 anni ha dimostrato che, almeno dalle nostre parti, c’è la propensione a continuare a scavare in un abisso senza fine. Ogni volta in cui si intravede la possibilità di iniziare a sperare, ecco avvenire eventi ancor più negativi, una vera e propria spirale inarrestabile di squallore e mediocrità.
SEMPRE PIU' GIU' - Questi sono i sentimenti provati da chi ha respirato, ieri sera, l’aria pesante del dopo partita intorno a una sala stampa nella quale si aggiravano, quasi sperduti, mister Zauri e il doppiettista di giornata Mazzocco, ansiosi di rimettersi in viaggio, nella notte, con il pullman, per tornare a Foggia. Nessun tesserato del Messina presente, solo l’addetto stampa e il viavai dei magazzinieri con i carrelli degli indumenti di gioco usati. D’altra parte, con un allenatore rinchiuso nel suo mutismo, nessun calciatore aveva voglia di ripetere la solita litania del post sconfitta (terzo rovescio interno nelle ultime 4 apparizioni al “Franco Scoglio”), non ci sono figure dirigenziali intermedie (direttore generale mai realmente nominato, direttore sportivo dimissionario in modo realmente irrevocabile), il presidente non ha seguito dal vivo nemmeno una delle 19 partite stagionali, inclusa quella di Crotone in Coppa Italia.
CANI SCIOLTI - La netta impressione è quella di un gruppo allo sbando, che ha mollato anche sul terreno di gioco, perché il secondo tempo giocato ieri dai giallorossi è stato davvero vergognoso. Deporre le armi in modo così palese è un segnale terribile per chi dovrebbe puntare alla salvezza, tanto da far pensare che il risultato sportivo non sia in cima alle priorità per nessuno, inclusi coloro i quali hanno stipulato un contratto da professionisti e dovrebbero comportarsi di conseguenza. Invece, l’atteggiamento remissivo e il crollo di motivazioni già visti contro la Cavese e, in parte, con il Sorrento, si sono puntualmente riproposti, stavolta al rientro in campo dopo l’intervallo, tanto da far pensare che, negli spogliatoi, non si siano trovati i giusti stimoli per reagire allo svantaggio, peraltro immeritato dopo i primi 45’.
Un atteggiamento sconcertante che crea tantissime preoccupazioni, pensando a un campionato da giocare in uno stadio sempre più spoglio, gelido, con i tifosi distaccati e indifferenti alle sorti della propria squadra.
SENZA ORGOGLIO O DIGNITA' - In questo ambiente, i calciatori dovrebbero trovare in sé stessi la spinta e la voglia di riemergere, ma, purtroppo, questa rosa costruita in estate dal duo Modica-Pavone manca proprio di carattere e di una vera guida in campo e fuori. Se a questo aggiungiamo la consueta invenzione tattica nella formazione iniziale, un 4-3-3 troppo presuntuoso per la caratura fisica e caratteriale degli uomini a disposizione, soprattutto a confronto con il Foggia, in ripresa e pieno di calciatori tecnicamente molto forti, ecco pronta la sconfitta pesante che non dà continuità ai tre punti colti in trasferta domenica scorsa.
Giacomo Modica (voto 4) sembra già con la valigia pronta e la chiacchiera incontrollata che lo vorrebbe desideroso di un esonero per giocarsi la carta Trapani insieme a don Peppino Pavone, se fosse vera, toglierebbe anche l’ultima patina di credibilità a un tecnico che, a Messina, ha prima ritrovato la strada giusta per fare questo mestiere, nella stagione 2017-2018, l’anno scorso ha portato a casa una salvezza abbastanza tranquilla e, ad agosto, ha concordato con la società strategie e budget, avendo anche la possibilità di scegliersi tutto lo staff dirigenziale e tecnico con persone di sua assoluta fiducia.
CUL DE SAC - Non possiamo nemmeno lontanamente pensare che alcuni atteggiamenti dipendano da questa volontà del tecnico, ma tutto ciò può accadere solo nella totale assenza e latitanza della proprietà che ha abbandonato la sua creatura al proprio destino, aggrappandosi alla speranza di una trattativa infinita, quale unica via di uscita ad un vicolo cieco nel quale Pietro Sciotto si è ficcato solo per la sua incapacità di gestire il calcio, conoscere gli uomini e trattare con la gente, dentro e fuori il Messina.
IL FONDO OSCURO - E, a proposito dei promissari acquirenti, anche l’assoluta incertezza su programmi, uomini, intenzioni crea ulteriore scetticismo su quale sia il futuro prossimo del calcio a Messina, ammesso che a qualcuno ciò interessi ancora, visto che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini appassionati di calcio non sa nemmeno in quale categoria giochi l’Acr, la classe imprenditoriale, produttiva e politica messinese tratta il pallone come un trastullo da poveri scemi, i tifosi superstiti sono ormai assuefatti alla mediocrità, sperando, paradossalmente, solo nella fine dell’ennesima agonia di una società calcistica che ha tradito la loro passione.
PASSIONE TRADITA - Una situazione incancrenita da anni di scelte sbagliate, lotte intestine, che fa rabbia soprattutto pensando a coloro i quali, nella prossima trasferta di Biella, in tantissimi raggiungeranno lo stadio piemontese da tutto il Nord Italia per vedere dal vivo la maglia biancoscudata. Loro, sicuramente, non meritano lo scempio che si sta mettendo in atto, dentro e fuori dal campo.
Ieri sera, nessuno tra i 16 elementi schierati da Giacomo Modica può salvarsi da un giudizio negativo, seppure alcuni abbiano provato a metterci qualcosa in più, come Lia (5,5), grintoso seppur impreciso, Anatriello (5,5) troppo solo in avanti, ma anche eccessivamente altruista nel primo tempo, improvvido nella ripresa, quando si divora una ottima chance per il pareggio, Petrungaro (5,5), autore di qualche spunto in progressione interessante.
PENA E FASTIDIO - Per il resto, una pena infinita per gli occhi e l’animo di chi ha avuto l’ardire di pagare il biglietto e andare al “Franco Scoglio” il giorno di vigilia dell’Immacolata. Krapikas (4,5) ha sulla coscienza due gol su 3 e, anche sul tiro di Emmausso, si tuffa in ritardo. Non bastano tre parate ottime per compensare errori pesantissimi sul risultato. La coppia centrale difensiva, ancora una volta, entra in confusione quando gli avversari alzano i ritmi. Manetta (5) nel primo tempo tiene bene su Murano e Emmausso, nella ripresa resta coinvolto nell’imbarcata generale, perdendo misura e distanze, mentre Marino (4,5) dimostra, per l’ennesima volta, di non avere più il passo adatto a tenere 90’ in un campionato di serie C, ma, nonostante ciò, Modica non lo toglie mai dal campo, preferendo sostituire Rizzo (5), dopo 45’ in cui, da terzino sinistro, viene costretto a spingere sulla fascia per dare sostegno alla fase offensiva, ma perde tempi di gioco e, quando si tratta di contenere, risulta spesso fuori tempo. Al suo posto entra un terzino di ruolo come Morleo (5), ignorato dai compagni quando ha spazio per spingere, puntato e saltato senza pietà da Zunno sull’azione del raddoppio che chiude il match.
ANDAMENTO LENTO - A centrocampo, si perdono palloni in serie e, quando si ha il possesso, i ritmi sono da partitella del giovedì o da impegno di fine stagione. Petrucci (5) ci prova, ma gioca al rallentatore, impreciso e, nella ripresa, spesso indisponente per errori inconcepibili in un calciatore con il suo passato e le sue doti tecniche. Frisenna (5) è l’ombra del guerriero nobile visto nella scorsa stagione, per quanto è lento, impacciato, distratto. Garofalo (5) è un’ombra e basta.
Tra i titolari, resta da valutare solo Ortisi (4), che tornava in attacco dopo un anno e mezzo in cui si era reinventato terzino, ma si vede solo nel cross che potrebbe portare al gol di Manetta dopo una punizione sulla fascia dopo pochi minuti di gioco, poi inanella una serie di palloni persi, passaggi svagati, dimostrazioni di pigrizia, fino alla meritatissima (e tardiva) sostituzione con Re (5) altro oggetto misterioso di questo Messina edizione 2024-25. Come al solito, gli apporti dalla panchina sono praticamente nulli, oltre i già citati Morleo e Re, visto che si tratta del fumoso Cominetti (4,5), il timido Luciani (4,5) e il fantasma Di Palma (4,5).
Una galleria degli orrori, insomma, che porta a considerare il Messina come una delle più serie candidate a lasciare la categoria, insieme, molto probabilmente, a Turris e Taranto. Potrebbe sembrare eccessivo pessimismo, ma, di questi tempi, per pensare positivo a proposito del Messina ci vorrebbe qualcosa di molto stupefacente.
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