“Il mio sogno non è vincere il campionato, quello può capitare, il mio sogno è vedere lo stadio pieno”.
Mister Sullo, sabato sera, ha dettato l’obiettivo più ambizioso di questa stagione del Messina, iniziata un mese fa con la rivoluzione tecnico-organizzativa decisa dal Presidente Sciotto, che adesso vive la fase della prima conoscenza con un ambiente ancora scollato e con la città ormai distratta dopo più di un decennio di indifferenza, quando non di intolleranza. Purtroppo, le vicende politico-sportive non aiutano ad avvicinare il tifoso più tiepido o il semplice cittadino appassionato di calcio alle vicende biancoscudate, ma la gara vissuta nell’esilio accogliente del “Razza” ha trasmesso sensazioni abbastanza positive per pensare di potere iniziare a costruire qualcosa, finalmente, attorno al Messina.
Compito difficilissimo, come detto da Sullo ai confini dell’utopia, però vale la pena partire dalla base indispensabile a tutto il resto e cioè una squadra, anzi, un gruppo costruito in poco tempo ma seguendo una linea programmatica definita su una struttura di elementi giovani con buona esperienza della categoria attorno ai quali innestare giocatori di qualità e con qualche anno in più sulle spalle in grado di concretizzare idee tattiche e capacità tecniche dello staff tecnico. Dopo soli 270’ di competizioni ufficiali, si intravedono, infatti, i primi segni di squadra, capace di soffrire nei momenti difficili della gara, senza mai assumere atteggiamenti passivi anche di fronte ad avversari più dotati come il Palermo, giunto in Calabria con i gradi di grande del campionato e tornato a casa ridimensionato da una compagine ricostruita interamente in poco tempo, con tre settimane di preparazione in meno.
Se nella gara di esordio c’era qualche lieve perplessità in merito alla gestione delle fasi negative durante i 90’, contro i rosanero Sullo (voto 7), con 21 elementi a disposizione, non si cura delle 4 assenze (Russo, Vukušić, Milinkovic e Marginean), mantenendo le certezze acquisite in queste settimane di lavoro e preparando alla perfezione la gara dal punto di vista mentale prima che tattico. Il cambio di modulo negli ultimi minuti, immettendo il terzo centrale difensivo e aumentando la densità nella zona nevralgica del campo, consente di limitare la sofferenza ai 25’ normali contro avversari di questo calibro, creando anche due occasioni nitide per ottenere i tre punti. Occorre migliorare nell’attenzione in alcuni momenti di gioco, soprattutto in uscita e quando si tratta di leggere i movimenti dell’attacco avversario, ma l’attitudine e le capacità dei calciatori in rosa sembrano essere quelle giuste. E’ difficile individuare un migliore in campo quando si deve leggere una prestazione basata sul collettivo come quella contro il Palermo, ma in questo caso sembra opportuno premiare uno degli ultimi arrivati, Maks Čelić, classe 1996 ma con la freddezza ed il piglio del veterano, riesce a limitare il trio di attacco rosanero e dare sicurezza ai compagni. Voto 7 per lui e la certezza sempre maggiore che possa diventare un pilastro di questo Messina. Leggermente sotto il suo compagno di reparto più vicino, Carillo (6,5) leader al di là della fascia di capitano conferitagli da Sasà Sullo, in campo anche se ancora sofferente per i problemi che lo hanno costretto a lasciare i compagni contro la Paganese, con l’unica piccola macchia di essersi lasciato abbindolare da Luperini nell’azione del rigore poi sprecato da Floriano. Continuando nella serie dei cardini giallorossi ecco Damian (6,5) assoluto protagonista in tutte le trame di gioco almeno fino al 65’ quando cala la condizione fisica e sopperisce con grinta e dedizione. Ma è lui uno di quei calciatori che marcano la differenza tra la serie D e la categoria appena conquistata. Stessa impressione che desta Simonetti (6,5), più attento a chiudere le linee di passaggio avversarie ma prontissimo a cambiare marcia e creare superiorità numerica quando si è in fase di possesso. Anche lui non ha i 90’ nelle gambe, ma incoraggia pensare cosa potrà fare quando sarà collocato a fianco di Damian una volta trovata la quadratura della rosa a disposizione. Quando esce dal campo, il suo sostituto è Matese (6,5) bravissimo a calarsi perfettamente nel clima derby, confezionando le due palle gol che potrebbero regalare la vittoria al Messina, sfortunatissimo per quella che ha tutta l’aria di essere stata una distorsione al ginocchio capace di tenerlo lontano dai campi, speriamo solo poche partite.
I due esterni difensivi mantengono un livello abbastanza alto, da 6 e mezzo per entrambi. Morelli sbaglia solo nell’azione da cui scaturisce il pari, Sarzi Puttini rallenta solo in un periodo della ripresa per poi riprendere ad alzare i giri nel finale. Molto bene Distefano (6,5) attento e diligente nel tenere la posizione, soprattutto nel primo tempo, quando si doveva provare a creare una linea a 4 in attacco per tenere occupati gli esterni rosanero, e pronto all’inserimento in area sia per fare la sponda che per la conclusione. Al suo posto esordisce Fazzi (6) giunto solo 48 ore prima del match, ovviamente non prontissimo ma comunque utile nel momento più delicato del match.
Baldé (6,5) segna un gol di rapina, causa un cartellino arancione, tramutato in giallo da un arbitro apparso troppo incerto, ed impegna sempre almeno due difensori avversari, pur non riuscendo a concretizzare tutto il gran lavoro messo in piedi. Esce al 76’ per Mikulic (6) che svolge alla perfezione il compito datogli dal mister: colpire di testa e spazzare ogni minaccia avversaria. Adorante (6) fa il lavoro ingrato che tocca al centravanti nel cosiddetto “calcio moderno”, combatte soprattutto con il migliore difensore rosanero Lancini, crea spazi e prova a fare sponda per gli inserimenti dei compagni, ma non riesce nemmeno questa volta a tirare verso Pelagotti. Uno che alla conclusione ci arriva, invece, è Busatto (6,5), che, nei sui primi 24’ in campionato con la maglia giallorossa mette in vista tante belle cose, fisico, personalità, sfrontatezza ed anche la poca freddezza tipica dei giovani. Se avesse segnato sarebbe entrato nella storia del derby più antico di Sicilia, ma avrà modo e tempo per rifarsi. Restano Lewandoski e Fofana, sui quali occorre soffermarsi. Il portiere fa due interventi da 7, controlla con sicurezza tutti i palloni che piovono in area, ma appare poco reattivo nella confusa azione che porta all’1-1. Piccola incertezza che porta ad una sufficienza larga. Il centrocampista migliora la confusa prestazione di Pagani, commette ancora qualche peccato di distrazione, ma lascia intravedere ampi margini di miglioramento. Sei anche per lui e la speranza di vedere crescere piano piano una squadra che può avere la possibilità di ridare stimoli e interesse verso il calcio a tutta la piazza.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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