Il nome di Davide Arigò resterà per sempre legato al Città di Taormina: è suo, infatti, il primo gol ufficiale realizzato dalla compagine biancazzurra nel primo turno di Coppa Italia contro la Katane Soccer. Ma adesso Arigò, con il torneo di Promozione chiuso ufficialmente da un paio di settimane, ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo: “Scelta definitiva, non ho ripensamenti e adesso guardo al futuro con altre prospettive”.
Attaccante dal passato glorioso, Arigò, classe 1985, è cresciuto nel settore giovanile del Messina, vincendo poi da protagonista il Torneo di Viareggio del 2005 con la Juventus, nella squadra di Criscito, Giovinco e Marchisio: “Sono andato alla Juventus dopo un buon ritiro estivo con il Messina di mister Mutti, giocando con calciatori che ancora adesso militano in Serie A e B. Ero in un contesto importante, pensavo che il calcio sarebbe stato la mia vita e la mia professione, ma quando sei giovane tendi a vivere il momento e fai degli sbagli, come successo a me. Adesso penso che avrei potuto gestire la mia carriera in maniera diversa: ho avuto tante soddisfazioni, ma ho anche dei rimpianti perché alla Juventus ero aggregato alla prima squadra, mi allenavo con Del Piero e Ibrahimovic, avevo tanto mercato in Serie B e anche in A. Poi ho fatto una dignitosa carriera in C, ma, quando assapori quei livelli i rimpianti sono tanti, perché quello è il calcio che sognano tutti”.
Sono otto le stagioni vissute in pianta stabile tra i professionisti da Arigò che, dopo l’esperienza con la Juventus, gioca con Juve Stabia, Martina, Messina (5 presenze in B nel 2007/08), Manfredonia (tre stagioni), Potenza e Siracusa: “Ero ambito soprattutto dagli allenatori che prediligevano il 4-3-3, come Raffaele Novelli e Gaetano Auteri, perché potevo giocare in tutti e tre i ruoli dell’attacco. Dopo i campionati a Manfredonia sono andato in C1 a Siracusa, ma ho avuto un infortunio che mi ha condizionato parecchio. Mentalmente non è stato facile ripartire: sono stato fermo sei mesi e nel 2011 sono sceso tra i dilettanti con l’Hinterreggio, chiudendo così la mia carriera tra i professionisti”.
Nel 2015, compiuti i trent’anni, passa al Rocca di Caprileone, prima dell’incontro con Maurizio Lo Re e Giovanni Cardullo che lo portano al Città di Messina: “Li ringrazio per tutto quello che mi hanno dato in questi anni. Giovanni per me è un fratello maggiore, mi sono legato a lui in maniera assoluta e anche in campo ci siamo tolti delle belle soddisfazioni. Sarebbe stato bello quest’anno completare la stagione iniziata con il Città di Taormina. Nel finale di carriera poi ho vinto un campionato di Promozione con la Jonica, l’ultima grande gioia vissuta in campo”.
Quest’anno, ripensando anche a quel gol con la Katane, Arigò aveva ritrovato entusiasmo, grazie anche a una preparazione di alto livello svolta agli ordini di mister Lu Vito: “Un’estate, tra l’altro, nella quale sono diventato papà di Christian, al quale ho dedicato quella rete. Avevo ritrovato entusiasmo grazie al mister, avevamo fatto una bellissima preparazione e c’erano tutti i presupposti per fare bene. Consapevole di non essere una prima scelta, se ce ne fosse stato bisogno ero comunque pronto a ritagliarmi il mio spazio. Poi però lo stop definitivo ha fatto saltare tutti i piani miei e della società”.
Ad Arigò, di questi 18 anni vissuti in campo, resterà l'affetto della gente e anche degli sportivi messinesi che ne hanno seguito le gesta con affetto e simpatia: “Negli anni in cui ho giocato fuori non mi sono perso un risultato del Messina, mi sono sempre sentito legato alla mia terra e a tante cose che mi porto nel cuore. Spero che il Franco Scoglio, che abbiamo vissuto nel suo massimo splendore, possa ritrovare i fasti di un tempo e che questa città possa tornare a calcare i palcoscenici che merita: realtà come Messina ce ne sono davvero poche”.
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
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