Gli appassionati di calcio italiani (e non solo) sono abituati a identificare il Messina con i colori della città, il rosso imperiale e il giallo oro. I più esperti, poi, sanno che i peloritani hanno spesso sfoggiato la tanto amata biancoscudata, la maglia totalmente candida, con lo scudo all’altezza del cuore. In un articolo di qualche anno fa, apparso sulla nostra testata (che potrete rileggere cliccando sul link) abbiamo proprio parlato della nascita di quella casacca così amata.
Ma siamo sicuri sia sempre stato così? In questo breve approfondimento, senza nessuna pretesa enciclopedica, puntiamo a svelare qualche curiosità, magari sconosciuta ai più. Sia la prima squadra cittadina, sia le altre compagini che hanno animato il tessuto cittadino prima della Seconda guerra mondiale, infatti, si sono spesso ammantate di colori che poco hanno a che fare con il centro peloritano.
E’ cosa nota, comunque, che il “primo” Messina, fondato nel 1900 da Alfredo Marangolo e dalla comunità inglese dello Stretto, debuttò con una casacca bianca e blu. Nella prima sfida, giocata a Palermo contro l’Anglo-Palermitan AFC, i calciatori provenienti da Messina fecero sfoggio di una maglia in pieno stile “medievale”, perfettamente divisa a metà, con il lato destro bianco e quelli sinistro blu. Le maniche, invece, continuavano con il colore opposto a quello contiguo. Financo il colletto, poi, era perfettamente bicolore.
Nel 1906, con il “giuoco del football” in piena ascesa, nella città peloritana nacquero diverse squadre di quartiere, alcune delle quali diventarono veri centri di aggregazione per diversi ragazzi messinesi. Tra queste, naturalmente, l’Unione Sportiva Peloro, che sfoggiava una vistosa divisa a scacchi bianchi e neri. Sempre nel 1906, inoltre, si affacciò sul panorama cittadino la Società Sportiva Umberto I, che scese in campo con una maglia biancoazzurra.
Con il terremoto del 1908, anche il Football Club Messina dovette tirare i remi in barca, non potendo più contare sulla disponibilità della comunità inglese, che aveva abbandonato lo Stretto per spostare i propri traffici in altre città. A raccogliere il ruolo di prima squadra cittadina fu la Ginnastica Garibaldi Messina che, in maniera coerente con il nome, sfoggiò, tra il 1910 e il 1914, una sgargiante maglia rossa.
Passata la nuova tempesta, quella della Grande Guerra, Messina ripartì con una nuova, storica, società: l’Unione Sportiva Messinese che, come esplicitato nel link all’inizio dell’articolo, fu la prima a indossare la maglia biancoscudata, grazie alla donazione del materiale da parte della Marina Militare. Sempre nel 1919 rinacque la S.S. Umberto I Messina, che stavolta adottò un’improbabile maglia viola. L’U.S. Peloro, invece, mantenne la sua tradizione, riproponendo la storica maglia a scacchi bianchi e neri. L’anno dopo, invece, vide la luce, nel rione Annunziata, il Messina Sporting Club, che preferì dotarsi di una maglia interamente verde.
Salta immediatamente agli occhi, però, che nel primo ventennio di calcio, nessuna società ebbe l’intraprendenza di ammantarsi di giallorosso, forse colori troppo sacri per essere messi a rischio in una partita di calcio. La prima che ebbe il coraggio di farlo, anche se in maniera “silente”, fu l’Associazione Calcio Messina, che si fece confezionare una casacca bianca con dei piccoli inserti giallorossi (nella stagione 1945/46, poi, la stessa maglia venne ripresa dall’Associazione Sportiva Messina). La nuova casacca, comunque, fu foriera di vittorie in quanto, nella stagione 1931/32, i peloritani conquistano la loro prima promozione in serie B. Da quel momento, ovviamente, la prima squadra cittadina sceglierà sempre maglia biancoscudate con inserti giallorossi. L’unica eccezione fu quella dell’U.S. Mario Passamonte che, tra il 1942 e il 1944, tornò al bianconero.
La prima squadra, invece, a indossare una maglia interamente giallorossa fu l’A.C. Gazzi. La compagine del rione “più calcistico” della città, infatti, sin dalle prime apparizioni negli anni ‘30, sfoggiò una maglia rossa con banda orizzontale gialla. La stessa maglia, come sappiamo, venne utilizzata dal Messina nelle due promozioni in serie A (1962/63 e 2003/2004).
Sempre negli stessi anni, invece, divennero mitiche le maglie bianche dell’U.S. Giostra che, nella stagione 1946/47, sfiorò la promozione in serie B. Per quella squadra epica, il soprannome fu quello di puri, in virtù delle maglie candide a tinta unica. Per concludere la rassegna, una citazione spetta anche all’Arsenale Messina, compagine del bacino idrico della zona falcata che, nel 1949/50, si piazzò quinto in serie C. L’insolita maglia degli “arsenalotti” era blu, con una banda orizzontale rossa.
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
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