La notizia viene lanciata principalmente dalla versione online della Gazzetta dello Sport: “L’Udinese minaccia di lasciare la Dacia Arena, pronti a togliere il disturbo”. Ma cosa è successo in Friuli? Partiamo da chi ha scatenato questa vicenda: l’Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione) è l’ente deputato ad intervenire quando occorre verificare la correttezza delle procedure di appalto o di concessione da parte della pubblica amministrazione, ha anche funzioni interpretative ed emette provvedimenti vincolanti per i soggetti coinvolti, in genere enti appaltanti e imprese. Da un paio d’anni l’Autorità ha rivolto la propria attenzione su tutta la procedura riguardante lo stadio Friuli di Udine, e, lo scorso 26 maggio, ha emesso la delibera numero 410, depositata il 3 giugno, nella quale vengono elencate le raccomandazioni rivolte al Comune di Udine ed all’Udinese al fine di rimuovere le illegittimità o irregolarità riscontrate, ovvero ad adottare atti volti a prevenire il futuro ripetersi di tali illegittimità e irregolarità, con invito a comunicare all’Autorità le determinazioni assunte successivamente alla comunicazione della medesima delibera, ai sensi del Codice Appalti, entro il termine di 45 giorni dal suo ricevimento.
Le irregolarità contestate sono di vario genere e riguardano sia la natura stessa del contratto siglato a suo tempo tra Comune di Udine e società bianconera, che alcune inadempienze anche gravi da parte di entrambi i soggetti coinvolti riguardo agli impegni presi, rimettendo in primo piano la valenza pubblica dell’impianto sportivo, pur riconoscendo la possibilità di sfruttamento economico dello stadio.
Molto interessante questa vicenda, sia rileggendo le varie tappe percorse nell’ultimo decennio per arrivare ai tempi attuali, ma soprattutto confrontandola con quanto sta avvenendo a Messina in merito alla definizione della procedura di affidamento dello stadio “Franco Scoglio”.
In Friuli, la costruzione della “Dacia Arena”, denominazione considerata in sostanza non legittima dall’Anac perché attribuita dall’Udinese unilateralmente senza coinvolgere il Comune nella trattativa con lo sponsor, è stata completata, ma la querelle è nata adesso, a 5 anni dalla conclusione dei lavori, poiché il Comune ha bloccato la procedura che avrebbe dovuto consentire di realizzare i circa 16.000 mq di superfici commerciali nell’area sottostante gli spalti.
Inoltre, l’Autorità Anticorruzione contesta che, a suo tempo, il Comune non si è curato di verificare la presentazione di un piano economico finanziario connesso al progetto, che l’Udinese ha presentato una fidejussione irregolare a garanzia dell’impegno di sostenere costi di manutenzione annuali per 250.000 euro durante tutta la durata del contratto (99 anni), che lo stadio è stato considerato bene senza rilevanza economica al fine di cedere il diritto di superficie, per poi diventare oggetto di interesse economico quando si trattava di attivare la procedura di legge che consente di realizzare spazi commerciali.
Ovviamente non sarà facile sanare la situazione dal punto di vista amministrativo, e, da questo deriva l’atteggiamento polemico della proprietà bianconera, che paventa di abbandonare Udine, chiedendo i danni al Comune per decine di milioni di euro e minacciando di trasferire armi e bagagli in altre città.
La riflessione sorge spontanea: se a Udine, città in cui la squadra di calcio milita da 28 anni ininterrottamente in serie A con la stessa proprietà, ottenendo anche la qualificazione in Champions League e nelle altre competizioni europee, malgrado la ricostruzione dello stadio sia stata effettuata, esistono criticità tali da indurre l’intervento dell’Autorità Anticorruzione, può essere considerato lecito porre, a Messina, la massima attenzione da parte di opinione pubblica, enti coinvolti, amministratori e dirigenti del Comune per la concessione in gestione, trasformata in partenariato pubblico privato con possibile cessione del diritto di superficie per 99 anni di un impianto sportivo a una società militante nel campionato di calcio divisione nazionale di serie D?
Lasciamo la risposta ai nostri lettori.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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