Uscire indenni dal “Massimino” era l’unico obiettivo del Messina ieri sera, in un momento particolarmente difficile della stagione, sul piano delle prestazioni e dei risultati.
Le pesantissime sconfitte contro Avellino e Cavese avevano fatto venire alla mente il novembre nero durante lo scorso campionato, in cui gli uomini di Modica ottennero solo un punto in 7 partite, a Crotone, in una gara completamente diversa dal derby pareggiato 0-0, in quanto, in quella occasione, allo “Scida” finì 3-3. Obiettivamente, pretendere di più, dai biancoscudati, in questo momento, sembra davvero una esagerazione e bisogna prendere atto con positività dell’atteggiamento tenuto dalla squadra al cospetto di un avversario molto più strutturato e determinato a conquistare l’intera posta in palio. Certo, considerando che Montalto ha fallito occasioni semplicissime da trasformare in gol, l’aiuto della fortuna ha giocato in ruolo determinante, ma l’estrema umiltà ed applicazione ha premiato gli uomini di Giacomo Modica (voto 6 per la gara di ieri), lucido nel trovare una soluzione in grado di limitare i danni, bloccando la difesa con l’impiego di un esterno a sinistra più attento a coprire e un assetto a centrocampo di battaglia più che da spettacolo.
Gli assalti rossoazzurri sono stati rintuzzati, grazie, come detto, all’aiuto della dea bendata, ma un grande impatto su questo derby lo ha dato Krapikas (8), reattivo tra i pali e deciso nelle uscite, dimostratosi baluardo insuperabile e guida per i compagni del reparto arretrato. Salvo (5,5) ha macchiato una prova volitiva contro un giocatore dalla forza impressionante come Anastasio, con il fallo da espulsione, speso per evitare che Inglese potesse presentarsi solo davanti al portiere a 10’ dal novantesimo. Ndir (6) ha svolto il suo compito con essenzialità quasi elementare, spazzando via il pallone e mettendo il fisico contro un avversario palesemente fuori condizione, soprattutto mentale, cioè quel Montalto capace di fallire almeno tre situazioni da gol piuttosto semplici per un bomber del suo calibro. Penalizzato dal giallo preso nel primo tempo, il senegalese ha lasciato la sfida al 60’, sostituito da Ortisi (5,5) che ha lasciato due buchi pericolosissimi quando ha giocato a sinistra, risultando, paradossalmente, più sicuro spostato sulla corsia opposta, nel periodo di inferiorità numerica giallorossa. Sul suo piede, allo scadere, ha avuto anche la punizione che avrebbe potuto consegnare i tre punti al Messina, seppure da distanza non comoda, ma sarebbe stata troppa grazia. Manetta (6,5) è stato attentissimo per tutta la gara, dedicandosi soprattutto a Inglese, un attaccante di razza che sta ritrovando a Catania motivazioni perse nelle stagioni precedenti.
Rizzo (7) è stato puntuale sia sulla fascia mancina, dove, a dire il vero, aveva da controllare Raimo, molto meno pericoloso del compagno di squadra esterno sinistro, che al centro, dopo l’espulsione di Salvo.
Il centrocampo si è schiacciato verso la difesa, facendo molta densità, costringendo il Catania a tentare, senza molta precisione, la conclusione dal limite, peccando di precisione e tempestività in fase di costruzione, quando serviva verticalizzare velocemente per sfruttare gli spazi lasciati dai rossoazzurri. Frisenna (6) gioca a corrente alternata, Pedicillo (6) non ha la lucidità per essere efficace come regista, Garofalo (6) non va oltre tanta corsa e tenacia nello sporcare le linee di passaggio avversarie. Anzelmo (sv), gettato nella mischia all’82’, si perde nella tonnara dei minuti finali, così come Morleo (sv), mentre Luciani (sv) viene sacrificato dalle esigenze di equilibrio collettivo dopo il rosso a Salvo.
Più attivo e pungente Mamona (6) che, da unico riferimento avanzato, mette in difficoltà con qualche scatto, la fortissima difesa catanese. La marcatura perfetta da parte di uno dei migliori centrali di categoria, Di Gennaro, rende sterile la presenza di Anatriello (5,5) che, per 69’, non la becca praticamente mai, mentre Petrungaro (6) è leggermente più intraprendente confezionando l’unica conclusione che costringe Adamonis a sporcarsi i guanti, per modo di dire. Lia (5,5) non incide come esterno destro di attacco, in una partita nella quale occorreva coprire in modo continuo.
La contestazione dura del pubblico catanese al triplice fischio, dopo 99’ di incessante tifo, dimostra che, alle falde dell’Etna, questo pareggio è stato accolto come una sconfitta, soprattutto perché è arrivato in un derby nel quale la vittoria sembrava scontata. Lo zero a zero, quindi, è un brodino sostanzioso che l’ancora malato Messina sorbisce con soddisfazione, ma la strada per una salvezza tranquilla passa da gare come quelle che attendono i biancoscudati da qui alla fine del girone di andata contro squadre alla portata, contro cui bisogna pensare alla vittoria. Vedremo cosa saranno capaci di fare gli uomini di Giacomo Modica.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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