Scade oggi a mezzanotte l’”ultimatum” dato dal presidente Pietro Sciotto ad eventuali acquirenti per farsi vivi ed avviare una trattativa concreta prima di lunedì 13 giugno, quando dovrebbe comunicare le sue decisioni, che potrebbero essere anche “dolorose”.
Nel fine settimana, il massimo esponente dell’Acr ha rilasciato altre interviste, alla Gazzetta del Sud, Rtp e Tg3 Sicilia, in cui emerge in modo evidente il conflitto interiore che lo tormenta, tra la voglia di ripartire, sempre più sopita ma prorompente qualora ci fosse un sostegno da parte della città, o un nuovo socio disposto ad affiancarlo, e la spinta ad abbandonare questa sua creatura sempre più pesante da nutrire e far sopravvivere, malgrado tutto.
Sono giorni difficili per i tifosi del Messina, abituati a soffrire per le sorti della biancoscudata, rotti a tutte le intemperie, esperti di carte federali, fidejussioni, regole di iscrizione, ricorsi al Tar, riammissioni, ripescaggi, fallimenti, ma, sinceramente, vivere una situazione come quella attuale sfocia nel paradossale, quasi un episodio di “Black Mirror” in salsa peloritana. Per i non avvezzi alle piattaforme come Netflix, si tratta di una serie tv con episodi che riportano storie distopiche, in cui la realtà si confonde con la fantascienza. il Messina, infatti, è una società in salute, al confronto con altre realtà della stessa categoria, alle prese con situazioni debitorie pesanti, risalenti anche ad anni precedenti, oppure con proprietà traballanti, dal punto di vista patrimoniale. La famiglia Sciotto è una delle realtà imprenditoriali più importanti nella nostra provincia, ha un nome e una reputazione nel territorio, rappresenta marchi automobilistici di assoluto rilievo mondiale. Dal 2017 si interessa al calcio a Messina e dovrebbe essere considerata una risorsa dagli appassionati giallorossi, che, però, non sono mai riusciti ad entrare in sintonia con il patron di Gualtieri Sicaminò, tranne una simpatia provata "a pelle" alla sua apparizione, nella calda estate di 5 anni fa, per rispondere presente al bando indetto dal Comune di Messina per avere una squadra cittadina in serie D dopo l'ennesimo fallimento calcistico. I motivi di questa freddezza possono essere tanti, certo non ha giovato la mancanza di risultati immediati e il prezzo che Sciotto ha dovuto pagare all'apprendistato nel mondo del calcio, sempre frequentato dallo stesso Sciotto, ma mai come presidente di una squadra comunque di nome, specie a livello dilettantistico, come il Messina. Un quinquiennio con tanti attriti e poche soddisfazioni, ma meritate, come la promozione e la serie C mantenuta nelle ultime due stagioni. E con l'impegno, fino ad oggi mantenuto, di non abbandonare mai il Messina in brutte acque o in cattive mani. In questi ultimi giorni, però si è fatto sempre più concreto il fantasma dell'ennesima scomparsa per una squadra cittadina, copione ripetuto troppo frequentemente negli ultimi 30 anni. Ma, torniamo un attimo indietro, in un flash back degli orrori calcistici giallorossi, un misto tra horror e porno di serie B, anzi, di serie D:
1993 - scompare dai quadri professionistici l’Acr Messina dei Massimino per la mancata presentazione della fidejussione da 400 milioni di lire;
1997 – scompare dalla serie D l’As Messina, nato dalle ceneri dell’Acr storico, ma già soppiantato dalla Us Peloro, che poi diventerà FC Messina Peloro;
2008 – La famiglia Franza decide di non iscrivere la squadra in serie B, a novembre fallisce il FC Messina Peloro e nasce l’Associazione Calcio Rinascita Messina, in seguito Associazione Calcio Riunite Messina;
2017 – L’Acr Messina non ottiene la iscrizione in serie C per mancata presentazione della fidejussione;
2021 – si ritira dal campionato il FC Messina, nuova denominazione del Città di Messina, nome del Camaro dal 2010.
Le più recenti esternazioni del presidente Sciotto hanno, per la prima volta, fatto balenare l’ipotesi di una mancata iscrizione al campionato di serie C, per scelta della proprietà, dopo avere preso atto del disinteresse da parte della città, anche se non sono da escludere altre motivazioni. In questo, ci sarebbe analogia con quanto avvenuto nel 2008, quando la famiglia Franza decise di non iscrivere la squadra in B, anche se rinunciare a un campionato come quello cadetto ha un peso specifico enormemente maggiore rispetto a quanto potrebbe avvenire tra qualche giorno. Mentre le altre fattispecie ricordate di “dipartita” sportiva arrivavano a conclusione di esperienze fallimentari soprattutto dal punto di vista economico, più che per i risultati sul campo, ad esclusione di As nel 97 e Fc nel 2021, tra l’altro squadre all’epoca dei fatti già cadute nell’oblio. Infatti, a Messina prima si mantiene la categoria, sia essa serie C 1, B o C, poi si scompare, in genere in silenzio o comunque nell’indifferenza del resto della città.
Ecco, il silenzio della città nei confronti della propria squadra di calcio è un cruccio che anche il presidente Sciotto ha evidenziato nelle dichiarazioni rilasciate a RTP e Tg3 Regione: “non capisco perché i messinesi non sentano l’orgoglio di sostenere e stare vicino al Messina”. Questo distacco, anzi l’indifferenza della stragrande maggioranza dei messinesi nei confronti dei colori giallorossi è uno dei pesi maggiori per Sciotto in queste ultime ore, anche se andare a fare distinzioni nel marasma di sentimenti ed emozioni che attraversano la mente del professore Sciotto non è certamente impresa facile.
Sembra che ci siano almeno un paio di possibili proposte un po’ più concrete che dovrebbero arrivare sul tavolo dell’avvocato Delia nelle prossime ore, preannunciate dai primi contatti, in alcuni casi anche formali. I termini economici sono abbastanza semplici da definire, perché basta avere i dati degli stipendi dei tesserati rimasti da saldare per la stagione appena conclusa (che comunque sono garantiti dalla fidejussione presentata da Sciotto a inizio campionato, poi aumentata in rapporto al budget), quelli di contributi e ritenute rateizzati, secondo quanto stabilito dalla FIGC, fino a dicembre, oltre a una situazione contabile aggiornata per comprendere di quale impegno economico e finanziario si tratta. Una volta iniziata la trattativa, si dovranno definire tempi e modi per il passaggio di consegne, tenendo sempre presente che, allo stato attuale, risulta ancora il possesso del 30% delle quote societarie a Del Regno. Ci vorrà anche una certa apertura reciproca tra le parti perché siamo in prossimità degli adempimenti per l’iscrizione e, quindi, un momento cruciale da affrontare con la massima attenzione e soprattutto avendo subito la disponibilità finanziaria per apportare la nuova fidejussione e pagare gli stipendi, evitando, così, future penalizzazioni in classifica. Tutti, però, discorsi ipotetici in assenza di un acquirente reale che si manifesti e con disponibilità finanziaria immediata di almeno 300-400.000 euro. In assenza di ciò, si ritorna di nuovo nelle mani del presidente Pietro Sciotto, che dovrà decidere. Si vedrà se lo farà con la testa, con il cuore, con il portafoglio, o mischiando tutto insieme, con la speranza che, almeno stavolta, prevalga la ragione ed il Messina possa partecipare al prossimo campionato di serie C. Con, o senza, Pietro Sciotto, che, già, solo per questo, sarebbe migliore di tutti i presidenti che lo hanno preceduto e, per un motivo o per un altro, hanno dato il colpo di grazia, poco a poco, alla passione per il calcio nella nostra città.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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