Trovarsi nel mese di luglio a parlare ancora di campionato da decidere sembra una follia, ed il pomeriggio del 30 giugno 2021 verrà ricordato dai tifosi messinesi per una gara giocata alle 17, in cui il clima invitava a stare rintanati in casa con l’aria condizionata al massimo, invece di assistere ad uno spettacolo sportivo la cui credibilità poteva sembrare fortemente incrinata. Invece, alla fine, Messina e Marina di Ragusa hanno dato vita ad un match con qualche spunto degno di nota, in cui i protagonisti in campo hanno compensato in positivo le tantissime chiacchiere e polemiche delle ultime settimane, causate, principalmente, da una dirigenza sportiva nazionale dilettantistica di nome e di fatto, capace di imporre una scelta appena decente ma fuori tempo massimo e mettere la parola fine ad un torneo totalmente fuori da ogni logica.
Non è stata la partita della promozione, ma comunque i giocatori hanno voluto omaggiare i tifosi arrampicati nella collinetta, correndo, dopo il 90’, tutti insieme su per gli scalini della tribuna B, con la voglia di cantare e festeggiare insieme a loro. Resta l’amarezza per l’indifferenza e la scarsa attenzione che hanno prodotto l’impossibilità di aprire lo stadio al pubblico, l’ennesima prova dell’enorme lavoro ancora da fare prima di arrivare davvero ad una fase di crescita collettiva e duratura del fenomeno calcistico a Messina.
Tornando al 3-0 sul Marina di Ragusa, il merito maggiore di questo risultato che mette l’Acr nel ruolo di padrona del proprio destino per la promozione in C è di Raffaele Novelli (voto 7,5), undici mesi sulla breccia senza mai cedere un minuto, con una gentile ma ferma attenzione maniacale a tutto ciò che riguardava il rapporto con i componenti la rosa costruita in modo perfetto per l’obiettivo dal direttore D’Eboli. Le ultime due settimane sono state uno stillicidio di notizie, voci, pressioni, tensioni interne ed esterne, ma il mister è stato capace di gestire la situazione, anche superando un grave lutto familiare, mantenendo compatto il gruppo ed evitando gli eccessi di adrenalina. Dal punto di vista tecnico, la partita viene decisa nella prima mezz’ora, giocata con foga, ma senza precipitazione, raggiungendo il doppio vantaggio senza mai dare un minimo spiraglio di speranza a una squadra che spera di ottenere dalla procura federale o dal ripescaggio quella salvezza mancata sul campo.
Il migliore in campo è Mauro Bollino (7,5), un assist, un gol, un palo e tre chance clamorose per segnare mancate di un soffio, oltre a giocate da fuori categoria. Il resto della squadra si muove senza strafare, come era giusto fare in questa occasione. Bene Caruso (6,5), prontissimo all’intervento quando viene chiamato in causa. Sulla sufficienza la prova della linea difensiva, impegnata solo da qualche cambio di passo da parte di Balde. Cascione e Giofrè spingono sulle corsie di competenza, Lomasto e Sabatino presidiano la zona centrale senza affanno. Cretella (6) non ha necessità di spingere troppo, interpretando con diligenza il ruolo di interno, così come Lavrendi (6), sfortunatissimo quando, allo scadere del primo tempo, incappa in una probabile distorsione del ginocchio. Al suo posto, gioca 45’ di sostanza Cristiani (6), senza spingere troppo, tanto serviva a poco. Un gradino più in alto rispetto ai colleghi di centrocampo c’è il capitano Aliperta (6,5), non solo per il tracciante con cui pesca Bollino e da lì arriva il gol sblocca partita, ma per la presenza che serve nel momento in cui occorreva indirizzare l’inerzia del confronto. In attacco, Foggia (6) segna il gol più difficile ma ne sbaglia almeno 4 abbastanza abbordabili per lui, Cunzi (6,5) ci mette il suo nei primi determinanti 30 minuti, Arcidiacono (6) gli subentra e fa in tempo a segnare chiudendo definitivamente la contesa. Spazio dalla panchina anche a Manfrellotti, Mazzone e Crisci, ma quando ormai si era abbondantemente sintonizzati sul ritmo da fine stagione. La tenacia del Football Club impedisce di festeggiare con una giornata di anticipo, ma occorrerà aspettare solo due giorni e impegnarsi al massimo per chiudere la pratica sul campo del Città di S. Agata. Solo dopo, si potrà lavorare per il futuro. Ma questa sarà un’altra storia, tutta da scrivere.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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