Il Messina esce con zero punti da una trasferta e, già il fatto che sia una notizia, dà la dimensione del lavoro portato avanti dai biancoscudati in questi primi tre mesi del 2023, visto il cammino vergognoso tenuto durante le dieci gare disputate da settembre a dicembre dell’anno scorso. Preso atto di questo, e con un ruolino di marcia lontano dal “Franco Scoglio” di 14 punti in sette partite, dopo la rivoluzione di gennaio, serve mantenere la calma in un momento topico della stagione, per non mandare in fumo l’impresa sportiva  proprio quando è a portata di mano, ma, nello stesso tempo, occorre capire i motivi obiettivi della prestazione offerta dai giallorossi al “Liguori”, trovando i correttivi indispensabili in vista degli impegni rimasti in calendario.

La classifica momentaneamente lascia fuori il Messina dai playout, in virtù della classifica avulsa negli scontri diretti con Gelbison e Monterosi e del distacco di 9 punti dalla Viterbese, ma non si possono più commettere errori se si vuole mantenere questo privilegio labilissimo nelle partite contro Foggia e Juve Stabia in casa e sui campi di Picerno e Taranto. Fa un po’ preoccupare l’atteggiamento complessivo della squadra in alcune fasi della sfida di ieri pomeriggio in Campania, perché si sono concessi troppi spazi e possibilità di conclusione a una Turris che ha calciatori di buon livello tecnico in rosa ma soprattutto si è perso sul piano della grinta e della concentrazione, armi vincenti in situazioni agonistiche più tese come quelle vissute al “Liguori”.

Pesano le assenze, la condizione precaria di qualche elemento, gli episodi non sfruttati o quelli sfortunati, così come l’errore di valutazione dell’assistente in occasione del gol annullato a Balde per offside millimetrico di Ragusa, ma il numero di volte in cui i corallini si sono presentati al cospetto di Fumagalli con licenza di battere a rete è apparso eccessivo, così come la facilità nel mettere in ambasce la linea difensiva biancoscudata.

E’ dovuta trascorrere mezz’ora prima di risistemare in modo più adeguato la squadra, partita presuntuosamente con il solito 4-2-3-1, ma senza almeno un terzino in grado di appoggiare in fase offensiva, una punta centrale palesemente fuori contesto, schieramento disarmato dopo l’uscita dal campo di Kragl, malgrado la prova discreta di chi l’ha sostituito.

In pratica, Ezio Raciti (voto 5) si è consegnato all’avversario che, in quella prima metà abbondante del tempo, ha imperversato in ogni zona del campo, arrivando al tiro con facilità irrisoria. Superata la tempesta, però, il Messina avrebbe dovuto approfittare degli spazi concessi dall’avversario, ma è mancata la cattiveria o il cinismo proprio a chi dovrebbe avere queste doti nel DNA come Nino Ragusa (voto 4,5), pericoloso in una occasione quando era sulla fascia sinistra, con buon intervento del portiere avversario, sciagurato al 36’, perché getta al vento una palla da mettere in rete, sfortunato nell’azione dell gol annullato. Nel resto della partita, il capitano di giornata resta nell’ambito del “vorrei ma non posso”, prendendosi anche un giallo per una protesta abbastanza inutile con il quarto ufficiale.

Detto del giocatore potenzialmente più forte della rosa e, considerando le aspettative, il più deludente nella circostanza, si deve notare anche l’unico elemento biancoscudato a raggiungere la sufficienza, il subentrato Iannone (6), in campo per 72’ con il complicatissimo compito di sostituire Kragl (sv), capace di interpretare bene il ruolo soprattutto dopo lo spostamento sulla fascia sinistra. Dal piede sinistro dell’ex Paganese, rimasto ai margini nel periodo migliore del campionato per il Messina, nasce il palo clamoroso dopo 6’ della ripresa, oltre a qualche tentativo di assist non sfruttato dai compagni e un paio di tiri che impegnano Fasolino.

Il resto della squadra oscilla tra mediocrità e qualche lampo sbiadito, a partire da Fumagalli (5,5), quasi rassegnato al momento in cui Frascatore ciabatta il destro del primo vantaggio, poco reattivo, rispetto ai suoi standard, sul secondo gol, incolpevole quando Longo si presenta tutto solo e colpisce al volo. La linea difensiva cerca di mettere le pezze agli sbandamenti del resto della squadra quando la Turris spinge, specie sulle corsie laterali, ma pesano sul risultato finale gli errori dei singoli, fatali se aumenta la pressione. Male Berto (5), più volte saltato da Guida ed Ercolano, meglio quando prova a sostenere l’azione offensiva, lavoro cui non è assolutamente tagliato Trasciani (4,5) dalla parte opposta , messo in mezzo sistematicamente da Giannone e Rizzo, sostituito da Versienti (5), impalpabile nei 35’, incluso il recupero, trascorsi a sgambettare sul campo. Ferrara (4,5) sbanda sulle situazioni in cui nascono i gol della Turris, soffrendo nel leggere i cross provenienti dalle fasce, così come Helder Baldé (5,5), che, almeno, si dedica a metterla sul fisico con Maniero, limitandolo, difende la porta con un paio di chiusure miracolose, per poi subire la progressione di Longo nel recupero, ma quando ormai era palesemente in debito di ossigeno.

Opaca la prova della coppia di centrocampisti fino ad oggi fondamentali per dare equilibrio al Messina in questa rincorsa dal fondo della classifica, perché sia Mallamo (5) che Fofana (5) stentano a trovare posizione e ritmo di giocata adeguati alla bisogna, se non a tratti, esclusivamente quando si trattava di proporre gioco, meno in fase di recupero palla e chiusura della manovra avversaria.

Il resto degli elementi impiegati da mister Raciti non si elevano dalla mediocrità, perché Marino (5) cambia diverse posizioni con poco costrutto, Zuppel (5) si getta nella mischia con generosità e nulla più, Ibou Balde (5,5) gioca con maggiore raziocinio rispetto ai compagni di reparto, si fa trovare pronto al tap in, annullato, al 54’, che avrebbe potuto dare un indirizzo totalmente diverso alla partita, nel resto del match non riesce a trovare il tempo giusto per l’inserimento.

Partita in chiaroscuro per il numero 10 biancoscudato, quasi una istantanea della prestazione collettiva di questo Messina visto al “Liguori”, che, con una dose supplementare di fortuna, avrebbe anche potuto portare a casa un risultato diverso, ma ha subito una sconfitta pesante, nel punteggio, preoccupante per qualche segnale di fragilità riemerso dopo i mesi più difficili, da archiviare mentalmente con immediatezza, perché il campionato non conosce soste e, da subito, si deve pensare al Foggia, senza alibi o condizionamenti di nessun tipo, prendendo esempio dall’atteggiamento messo in campo ieri proprio dalla Turris. Solo così si potranno mantenere in vita le speranze di centrare l’obiettivo finale.

Sezione: Il focus / Data: Dom 26 marzo 2023 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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