Come si guadagna lo status di campione nel mondo del calcio? Di certo bisogna avere le qualità, è indubbio. Ma il solo talento, senza l’acume e l’integrità morale, può creare un mito? A volte si, perché molti personaggi sono stati eternati proprio dalla loro insana follia.
Altri, invece, hanno creato un mix perfetto tra talento, irruenza e fibra morale, perfettamente in equilibrio nonostante i difficili accostamenti. Ma, com’è noto, nessun campione ha mai raggiunto la totalità dei consensi. Sono uomini al limite della divinizzazione ma, nonostante questo, ci sarà sempre qualcuno che storcerà il naso dicendo: “E’ un campione ma…”.
A volte, quindi, sono proprio loro a dividere la folla dei sostenitori, a spaccare la tifoseria tra chi li ama e chi li odia. A Messina, un decennio fa, si è consumata la strana storia di Riccardo Zampagna, il tappezziere prestato al calcio che non amava il suo sport. Sullo stretto l’hanno amato in molti, qualcuno invece non l’avrebbe mai voluto vedere in campo.
Di certo ha sempre suscitato emozioni forti, la via di mezzo del “tiepidume” non ha mai fatto per lui. Nel giorno del suo quarantesimo compleanno, Messina nel Pallone gli fa gli auguri, ricordando la sua particolare figura, sempre e comunque fuori dal coro. Di certo, i suoi “folli” gol hanno costretto anche i suoi detrattori ad abbracciarsi nell’idillio emozionale sancito da una palla che gonfia la rete ma, nonostante rovesciate e pallonetti al limite della fisica, ha sempre creato un solco tra chi lo osannava e chi, invece, lo detestava per il suo irriverente menefreghismo.
Figlio di un operaio e di una casalinga, ternano doc e comunista convinto (fece scalpore il pugno alzato verso la curva "rossa" del Livorno, prima di un match tra amaranto e Messina), Zampagna approda tardi nel calcio che conta. Dopo aver fatto il tappezziere per diversi anni, dividendosi tra lavoro e squadrette locali, infatti, il bomber di Terni vestì la sua prima maglia da professionista nel '97, quando venne ingaggiato dalla Triestina.
In seguito, indosserà la casacca di Arezzo, Catania, Brescello, Perugia, Cosenza e Siena, fino ad arrivare alla stagione 2002/03, quando giunge in riva allo Stretto. Apprezzato dall'allenatore peloritano Oddo, Zampagna mise a segno ben 17 reti in 33 presenze, contribuendo fortemente alla salvezza dei peloritani.
L'anno successivo, quando tutti pensavano ad una scontata riconferma, il centravanti umbro fece ritorno a casa, accettando la chiamata della sua Ternana, amore viscerale e mai sopito. Nel 2004, però, il neopromosso Messina, che ne deteneva ancora la proprietà, decise di riportare in Sicilia lo scontroso umbro, regalandogli una maglia da titolare in massima serie.
E' così che, grazie alla sincera follia, insita nella propria personalità, Riccardone mette a segno reti indimenticabili, come il pallonetto imperiale in Messina-Roma 4-3 o le rovesciate inflitte al Milan ed al Livorno. Indimenticabile anche il suo splendido gol alla Juventus, firmato al Delle Alpi, o l'importantissimo gol vittoria realizzato a San Siro, nello storico 1-2 del Messina contro i diavoli meneghini. Dell'uomo-Zampagna però, fanno discutere soprattutto le sue incredibili dichiarazioni, sempre fuori dal proprio contesto.
Nel 2004, infatti, proprio nel periodo più alto della sua carriera, dirà al Corriere della Sera: "Io, nel calcio, mi ci trovo male. Calciatori si nasce e io non ci sono nato. Il calciatore cresce passando attraverso i settori giovanili, con gente che gli spiega cosa fare. A me non m'ha mai spiegato niente nessuno. Ho sempre fatto a modo mio e mi piacerebbe allenarmi come voglio. Non sono mai stato inquadrato, io vengo dal nulla". Dopo un anno e mezzo di odi et amo con il Messina e i suoi tifosi, Zampagna veste le maglie di Atalanta, Vicenza, Sassuolo e Carrarese, ritirandosi poi nel 2010.
Nel 2013 viene chiamato ad allenare il Macchie, società umbra militante in Prima Categoria. Non amerà il calcio ma, l’ex centravanti ternano ha dimostrato di capirlo abbastanza, visto che alla prima occasione è riuscito a vincere un campionato ostico come quello di Promozione. C’è riuscito, anche insegnando una disciplina tutta sua, totalmente dissimile da ogni, scontata, convenzione. Tanti auguri, Riccardo!
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @redattore
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