La vicenda stadio “Scoglio” sembra essersi ridotta a una mera contrapposizione tra tifosi o polarizzata da (legittimi) interessi personali, eppure stiamo parlando del principale ed economicamente più rilevante bene del patrimonio comunale cittadino. Che per questo andrebbe messo al centro del discorso, spostando l'asse degli interrogativi, non sul pro o contro qualcuno ma se quello attualmente proposto sia un progetto giusto per dare un futuro solido, consolidato e certo all'impianto. Cerchiamo di capirne di più analizzando, con questo articolo e con altri che seguiranno, alcuni passaggi legati alla "frenata" nell'iter di concessione pluriennale, facendo principalmente riferimento ai punti evidentiziat nell'ormai nota "relazione Vermiglio". Consulenza commissionata dal Rup Salvatore De Francesco per ottemperare all’ultimo verbale redatto il 16 marzo scorso dalla Commissione Giudicatrice di gara nella quale si sottolineava di verificare ulteriori accertamenti dopo la fumata bianca.

PERCHÉ IL RUP HA CHIESTO UNA RELAZIONE - Si tratta di un atto congruo (e non extraprocedurale), che risponde a quanto richiesto dalla stessa Commissione Giudicatrice, rispetto all’esigenza della pubblica amministrazione di verificare e indicare i rischi concreti di trovarsi di fronte ad una proposta in alcune parti potenzialmente instabile. Ma, soprattutto, pur non entrando nelle determinazioni formulate ed assunte dalla Commissione Giudicatrice, la relazione verifica in modo approfondito (45 pagine) la sostenibilità finanziaria ed economica che sta alla base del progetto di migliorie presentate dall’unico concorrente, strumento attraverso il quale il Comune di Messina dà la concessione di un bene pubblico per un periodo fino a 99 anni, proprio in ragione della portata degli interventi. Quindi, la firma del Rup alla proposta di aggiudicazione con le condizioni indicate dalla Commissione nell’ultimo verbale comporterebbe il riconoscimento e l’impegno, da parte del Comune di Messina, a monitorare tutto il progetto. Ma, per fare questo controllo continuo e costante, il progetto complessivamente inteso e quindi soprattutto il Piano Economico Finanziario, devono essere redatti in modo completo, contenere tutte le informazioni aggiornate, i numeri devono essere credibili, i costi e i ricavi misurabili, perché la mancata individuazione preventiva dei rischi relativi al progetto, la incerta divisione degli stessi tra i coinvolti e la non chiara indicazione delle fonti di finanziamento, potrebbero portare all’insuccesso della iniziativa, arrecando danni all'ente pubblico. 

PROGETTI ASSIMILABILI, DIFFERENZE E FRAGILITÀ - Vermiglio riconosce l’applicabilità della normativa sul Partenariato Pubblico Privato, che prevede, però una accuratissima valutazione preventiva dei rischi legati al rapporto, e il consulente del Comune sottolinea le differenze abissali tra la procedura seguita a Messina (bando pubblico per la concessione pluriennale dell’impianto) con quelle previste dopo la Legge di Stabilità 2014 che partono dalla presentazione al Comune dello studio di fattibilità e del piano economico-finanziario da parte del soggetto che intende realizzare l’intervento, presentati ad oggi esclusivamente squadre di serie A, fino ad arrivare alla delibera definitiva sul progetto da parte dell’ente, previe conferenze di servizi preliminari e decisorie su tutto il progetto, che coinvolgono l'intero territorio nelle scelte legate all'intervento proposto.
Le cinque squadre professionistiche italiane che gestiscono direttamente lo stadio sono Atalanta, Frosinone, Juventus, Sassuolo e Udinese, mentre negli ultimi anni sono stati presentati progetti di ristrutturazione e gestione degli impianti di Bologna, Inter e Milan, Cagliari, Parma, Avellino, Monza e Firenze, ma nessuno di questi ultimi esempi è arrivato oltre i primi step. In tutti i casi in cui si è concretizzata la gestione degli stadi da parte delle società calcistiche, vi sono dietro grandi gruppi imprenditoriali attivi in settori diversi dallo sport, esclusa l’Udinese, in cui i Pozzo, da anni, svolgono esclusivamente attività legate al calcio con interessi anche in altri paesi. Un punto fondamentale da sottolineare è che in tutti i casi in cui la durata della concessione arriva a 99 anni, questa è legata alla cessione del diritto di superficie, fattispecie non prevista nel bando dello stadio di San Filippo, che prevedeva solo l’affidamento in gestione. Nella relazione, si riscontrano dubbi su diversi numeri espressi dal piano e dal Documento di approfondimento al business plan, partendo dagli investimenti previsti nel periodo 2021-2024, legati al progetto, che vengono quantificati “a prezzi costanti” (cioè senza prevedere eventuali scostamenti nel costo delle materie prime, e solo la vicenda del caro acciaio negli ultimi mesi sarebbe un esempio chiaro contrario), ed i ricavi non cambiano nel lungo periodo.

LE ENTRATE  - I ricavi maggiori, a regime, verrebbero dall’area commerciale (il 54% del totale su ben 57.000 mq: in Italia, al massimo, vi sono 34.000 mq allo Juventus Stadium), per i quali si stimano, ad esempio, affitti di 12.000 euro al mese per locali da 800 mq ciascuno per i quali si sostiene siano stati individuati 10 potenziali affittuari. In linea con il mercato locale? Il 21% dei ricavi verrebbe poi da strutture esterne (per la realizzazione delle quali si prevedono quattro anni per ottenere le varianti urbanistiche), solo il 12% da gestione stadio, nelle previsioni utilizzato da due squadre (ma siamo certi sia così o che magari l'Acr magari non valuti altre ipotesi?) e usato per i concerti, ma è previsto anche l'uso di altre strutture sportive. Su tutta questa parte, emergono limiti derivanti dal fatto che viene evidenziato un solo scenario possibile, senza prevedere ipotesi alternative con le relative variabili, che limiterebbero in modo significativo la possibilità, da parte del Comune, di valutare il rischio legato alla realizzazione effettiva della ipotesi progettuale. 

I PUNTI PIÙ CRITICI - L’aspetto finanziario, poi, viene definito come quello “più complesso da decifrare” perché non vengono fornite sufficienti informazioni e, in alcuni casi, le stesse informazioni non sono coincidenti. Dopo avere ipotizzato la struttura finanziaria del progetto, alla fine, assumendo per validi i dati forniti dal proponente, emerge che il progetto verrebbe finanziato principalmente con debito, fino ad un massimo di 138 milioni nel 2028 e, solo in misura residuale, con capitale proprio: ciò non consentirebbe di valutare realmente il rischio connesso al finanziamento dell’intervento. Tra l’altro pensando anche ad una emissione di obbligazioni a 30 anni, il cui rendimento, però, non viene chiaramente definito. La relazione trova anche incoerenza nella capienza del nuovo impianto, poiché in un documento si parla di 25.000 posti e in un altro di 35.000, prendendo come riferimento per la valorizzazione dei costi lo stadio dell’Espanyol che ne contiene 40.000. Questo non consente di determinare esattamente il costo per posto, mentre altro rilievo viene fatto per il costo di realizzazione delle aree commerciali, stimato in 1.100 euro al mq, mentre i costi di costruzione presi come riferimento vanno da 420 a un massimo di 570 euro al mq. Parrebbe "non stimabile" neppure la congruità del costo del parcheggio multipiano previsto, perché mancherebbero le informazioni sulla capacità esatta di tale struttura. Quindi, queste significative incoerenze sui costi riguarderebbero proprio le aree commerciali e le strutture esterne che incidono sul 60% dell’investimento totale. 

LA PROCEDURA DI AFFIDAMENTO – La relazione non entra nel merito della procedura, ma, per forza di cose, analizza il contesto giuridico di riferimento per questo tipo di bandi, proprio al fine di sottolineare l’elevato rischio legato, in fattispecie simili, alla procedura di affidamento. Il bando del “Franco Scoglio” è nato in modo estremamente semplificato, per una concessione e gestione di un impianto, ma con la possibilità di ampliare il periodo fino a 99 anni, flessibilità sfruttata dall’unico partecipante per presentare una offerta in cui la concessione dura fino al 2120, con investimenti di 116-117 milioni nel periodo 2021-2024 e quasi 365 milioni per tutto il periodo, trasformando, così, un bando per concessione e gestione di un impianto esistente in una proposta del tutto simile ai contratti di concessione di Atalanta, Udinese o Juventus, ma senza i passaggi procedurali previsti dalla legge in quei casi. Una possibilità importante, se realizzata, ma che comporta notevoli rischi. Sui quali l’Amministrazione è stata invitata a valutare tempestivamente le misure da adottare in vista degli ulteriori passaggi della procedura.

LE GARANZIE FIDEJUSSORIE - Altro passaggio sotto la lente è quello della garanzia definitiva da parte dell’aggiudicatario, che, nel punto 15.5 del disciplinare, prevedeva fosse riferito all’importo dell’investimento previsto nel piano economico e finanziario. Disposizione che non si applica tra le altre, alle micro imprese, come possono essere definite sia il Football Club Messina ssd arl che la Everywhere srl, indicata come soggetto di avvalimento per ottenere il requisito del fatturato minimo di 600.000 euro e che possiede il 100% delle azioni dell'Fc Messina. Ma l’entità dell’investimento imporrebbe di valutare attentamente le garanzie da richiedere all’aggiudicatario già prima della stipula del contratto. Poiché si tratta di investimenti non sostenibili dalla attuale situazione patrimoniale di entrambe le società.

GLI INVESTITORI POST AGGIUDICAZIONE DEFINITIVA - Un ulteriore profilo di rischio viene individuato nella eventuale partecipazione di investitori in fase successiva alla aggiudicazione. L’ingresso di altri soggetti, allo stato ignoti (coperti dall'Fc in nome di un patto di riservatezza sottoscritto), porrebbe problemi in termini di trasparenza per l’amministrazione comunale, in quanto occorre identificare, per la normativa antiriciclaggio e antiterrorismo il “titolare effettivo” della concessione, oltre ai rischi legati alla reputazione ed all’immagine dell’ente pubblico. Infine, la struttura estremamente semplificata del piano economico finanziario non sarebbe stata considerata idonea a consentire un efficace monitoraggio dell’equilibrio economico-finanziario e dei rischi connessi al rapporto concessorio e, al contempo, anche alle ipotesi di extra redditività, in cui si raggiungono molto prima del previsto il recupero di investimenti e costi sostenuti.

Sezione: Fuori Campo / Data: Ven 21 maggio 2021 alle 17:00
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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