Le sconfitte come quella subita ieri dal Messina tendono ad essere molto insidiose, perché restare al palo con il minimo scarto può dare l’illusione di essere stati quasi al medesimo livello dell’avversario, mentre il Benevento ha fatto la stessa impressione del Taranto mercoledì scorso, cioè della squadra un paio di categorie superiore a quella biancoscudata.
GIOCARE STANCA - I giallorossi allenati da Andreoletti hanno un organico fatto per tornare subito tra i cadetti, ma ciò che colpisce è l’intelligenza e saggezza del giovane tecnico, capace di gestire al meglio le ottime risorse disponibili senza strafare, ma, anzi, misurando il piano partita sulle difficoltà contingenti dell’avversario, un Messina troppo stanco per poter sviluppare corsa, velocità di esecuzione e cattiveria agonistica ad alti livelli, unica condizione affinché gli uomini di Modica possano essere competitivi contro qualunque squadra in questo torneo. Se, però, non si hanno le gambe e la testa a posto, non si possono sostenere certi ritmi forsennati, la lucidità e la concentrazione viene meno e, alla fine, si subiscono sconfitte potenzialmente pericolose per portare avanti il difficile progetto tecnico impostato in questa stagione.
LAVORARE MEGLIO - Adesso c’è la possibilità di lavorare con cadenze più consone alle risorse umane disponibili in una squadra di serie C, occorre togliersi dalla mente alibi o giustificazioni di sorta, alzarsi le maniche, pianificare soluzioni ai problemi logistici, organizzativi, tecnici e atletici, ricostruire qualche calciatore apparso in difficoltà sotto vari aspetti, perché la classifica non sorride, l’ambiente appare in calma apparente, con l’eccezionale partecipazione e maturità dei tifosi organizzati e di quelli più assidui, sempre a sostegno, sia durante che dopo la terza sconfitta nelle ultime 4 gare. E’ chiaro che la pazienza ha un limite e, già dalla prossima gara contro il Latina, servono punti, non buone intenzioni o recriminazioni, né preventive, né postume.
FRONT MAN - Giacomo Modica (voto 6), in questa fase si è assunto il ruolo del front man, dando una serie di interpretazioni alle vicende che si susseguono dentro e attorno al campo, tra cui quella che i suoi uomini non riescono ad avere la massima concentrazione contro tutti gli avversari, prediligendo quelli più forti o attrezzati. Quindi, contro il Benevento, abbiamo visto un Messina attento, dentro il match nel primo tempo quando gli ospiti hanno rispettato i biancoscudati, attendendoli, la difesa ha retto ad eccezione della traversa colta da Ferrante, si sono viste anche trame interessanti quando la palla correva veloce e di prima, ma poi è arrivato l’intervallo e, in meno di 15’, i campani hanno martellato, passando in vantaggio su corner, per poi arrivare più volte vicini al raddoppio. Un canovaccio già visto nelle precedenti esibizioni del Benevento in trasferta, ad eccezione dell’esordio a Torre del Greco, con partite condotte senza subire reti, ma se non riesci a sfruttare i jolly che l’abilità di qualche tuo calciatore crea, allora finisci per rischiare di cadere nel loop negativo, uno scenario già vissuto da queste parti nelle due precedenti esperienze tra i professionisti della società presieduta da Pietro Sciotto.
IL PRESIDENTE - Quest’ultimo, nell’intervista apparsa sulla edizione domenicale della “Gazzetta del Sud”, ha detto di avere parlato con mister Modica per due ore, concordando su quanto deve essere fatto per migliorare la situazione, ha fissato nell’ingresso all’interno della zona playoff l’obiettivo massimo stagionale, ma occorre realmente far tesoro degli errori e delle vicende passate in questi sette anni di gestione e comportarsi di conseguenza, non attendere sempre gli eventi senza dare punti di riferimento certi a chi sta dentro l’organigramma societario, a tutti i livelli. Ancora si è in tempo per agire con giudizio ed equilibrio, ma serve essere concreti immediatamente, mettendo sul tavolo comune tutte le problematiche, individuando soluzioni in base alle risorse umane, economiche, finanziarie, organizzative, tecniche esistenti.
TOP E FLOP - Nella valutazione dei 16 elementi impiegati ieri sera da mister Modica emerge, ovviamente, la figura di Ermanno Fumagalli (voto 7,5), autore di tre interventi con coefficiente di difficoltà estremo che hanno tenuto in vita le speranze di pareggio fino agli ultimi istanti della gara. Al polo opposto, invece, l’altro “golden boy”, o sarebbe meglio dire “golden man” dell’organico biancoscudato per la stagione 2023-2024, cioè Nino Ragusa (5) imperdonabile per l’errore che nega il gol dell’1-1, quando ancora mancava quasi mezz’ora alla fine e la gara avrebbe potuto assumere toni incerti, in un senso o nell’altro, considerando il valore del Benevento e la grande spinta emotiva che avrebbe potuto dare al Messina. Tutto l’ambiente ha dimostrato rispetto, comprensione, affetto per questo ragazzo con una carriera importante da professionista nel senso più ampio del termine, lui ha ricambiato con la botta di adrenalina del minuto 83 nella sfida contro la Gelbison ad aprile scorso e l’impegno a fare da leader nel gruppo. Ma adesso serve comprendere se Ragusa ha in sé la forza per diventare protagonista in campo con la maglia del Messina e far vedere davvero quanto vale.
ATTACCO SPUNTATO - Come affermato da Modica nelle interviste post gara, una delle maggiori preoccupazioni in termini tecnici è rappresentata dalla manovra offensiva, troppo prevedibile, lenta, senza quegli strappi visti soprattutto nelle prime partite, ma anche in altre gare, seppure in modo episodico. Purtroppo, gli esterni di attacco non stanno rispondendo come ci si aspetta con il modulo preferito dal tecnico di Mazara e le difficoltà si sono evidenziate anche ieri sera. Cavallo (5), in avvio di gara si scambia spesso posizione con la mezzala presente sulla sua corsia, ma non riesce minimamente a trovare tempi di gioco, arriva pronto solo in un inserimento su cross di Lia, ma la girata di destro è troppo tenera. E’ lui a lasciare il campo per Ragusa quasi al 60’ in un cambio che crea anche qualche problema nel calcolo del minutaggio, visto che, probabilmente, per un errore nella sequenza delle sostituzioni, in questa gara il Messina non raggiungerà, per un paio di minuti, la soglia minima dei 270’ prevista dal regolamento. Altra situazione, questa dei contributi riservati all’utilizzo degli under, che altre società vivono come una risorsa, inclusa la capolista Juve Stabia, mentre dalle nostre parti diventa, ormai al terzo anno in Legapro, occasione di polemica, alibi o critica più o meno velata alle ambizioni societarie, a seconda di chi la utilizza come argomento tra gli addetti ai lavori (stampa, tecnici, dirigenti).
Tornando ai singoli, nemmeno Emmausso (5,5) brilla per continuità, ma almeno mette la testa e il piede in due delle rare occasioni nelle quali il Messina crea apprensione dalle parti di Paleari, nel primo tempo con la sponda per Scafetta e, al 64’, servendo a Ragusa l’assist del possibile pareggio. Nel resto del match, però, si perde in giocate troppo pretenziose, come il tiro al volo del 79’ di sinistro, oppure passaggi prevedibili, controlli prolungati del pallone o passaggi forzati di prima quando serviva fare l’opposto, tutte cose che fanno perdere la pazienza a qualche tifoso presente nella tribuna centrale, con fischi alla sostituzione del numero 10, giunta al minuto 80, quando subentrano Luciani (sv) e Zammit (voto 6, di incoraggiamento). Il primo tocca solo un paio di palloni senza incidere, mentre il maltese, posizionato da mezzala a sinistra, almeno tenta di inventare qualcosa e mette al centro dell’area un cross teso molto interessante sul quale prevale, come sempre ieri sera, la difesa del Benevento, nettamente superiore dal punto di vista fisico. L’auspicio è che entrambi possano essere molto più determinanti nei prossimi impegni essenziali nello sviluppo complessivo della stagione. L’unico elemento della linea avanzata che rimane fermo durante il match contro il Benevento è Plescia (6) che si sbatte contro marcatori molto forti tecnicamente e atleticamente, riesce a rendersi utile come sponda e per dare respiro alla squadra, ma in porta non arriva mai.
MAI MOLLARE Un altro che non molla mai la presa, di solito, è Damiano Lia (6,5) che, però, ieri, trova un cliente molto complicato come Masciangelo dalla sua parte, si dedica con profitto alla fase di contenimento per larga parte della gara, soffre nel secondo tempo di fronte ad avversari molto più arrembanti, mostra la corda nei minuti finali, in debito di ossigeno giustificato dopo l’ennesima prova da maratoneta. Positiva anche la prestazione complessiva di Manetta (6,5), in ripresa dopo qualche passaggio a vuoto allo “Iacovone”, seppure il suo posizionamento a sinistra nella coppia centrale non sia esattamente a lui congeniale, tagliandolo fuori dalla lotta diretta continua con le punte centrali schierate da Andreoletti che tendono ad andare dalla parte del suo compagno di reparto più vicino, cioè Polito (5,5), il quale si disimpegna meglio quando ha palla tra i piedi da gestire rispetto alle situazioni in cui prova a marcare prima Ferrante poi Marotta, uscendone davvero devastato, soprattutto contro il secondo.
ROSSO RELATIVO - Infine, nella difesa, ancora una volta reparto esente da sostituzioni, c’è anche Ortisi (5), che non demerita, ma nemmeno spicca, nelle due fasi di gioco, perché, quando si propone in avanti, tende sempre a fare un dribbling di troppo, preferendo il passaggio laterale alla ricerca della porta avversaria, mentre, nel momento in cui occorre contrastare la manovra avversaria, pur mettendoci impegno, a volte cade in comprensibili errori di piazzamento o interpretazione della giocata. L’inutile gomitata del minuto 89 sotto gli occhi dell’arbitro che provoca il secondo giallo e l’espulsione, completa la frittata e crea una serie di problemi non facilmente risolvibili allo staff tecnico ed ai compagni nella prossima sfida casalinga con il Latina.
CENTROCAMPO IN PANNE - Se la difesa non viene toccata da Modica, il centrocampo subisce una totale rivoluzione rispetto allo schieramento iniziale. Il primo ad uscire dal campo è Franco (5,5), poco prima dello scadere dell’ora di gioco e non è un caso, perché il play biancoscudato stenta a trovare il ritmo giusto per lasciare il segno, problema non risolto dal suo sostituto Buffa (5,5), con l’attenuante di essere gettato nella mischia nel momento più complicato per il Messina. Discreta la prova delle due mezzali nei primi 45’, tra l’altro riuscendo anche ad arrivare alla conclusione, ma, con il passare dei minuti, Giunta (5,5) e Scafetta (5,5) calano i giri del motore e Modica inserisce, oltre al già citato Zammit negli ultimi 15’ di partita, anche Firenze (5,5), troppo compassato per dare il cambio di passo mettendosi nel ruolo di regista, pur se il calciatore genovese ci prova ad illuminare la scena con qualche passaggio, non riuscendo ad innescare l’azione decisiva.
In sostanza, l’immagine della partita di ieri di tutto il Messina, volenteroso, applicato, ma non abbastanza cattivo per poter ridurre la differenza contro un avversario così forte.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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