Il risveglio domenicale non poteva essere più dolce per chi tifa Messina. Non solo per chi era presente ieri sera tra i quasi 7.000 spettatori al “Franco Scoglio”, ma anche per le migliaia di sostenitori biancoscudati sparsi per il mondo, vincere un derby contro il Catania ha un sapore speciale, soprattutto pensando che si è dovuto attendere quasi 20 anni, nel corso dei quali si sono giocate 4 sfide a Messina (1 in serie A e 3 in C con 3 pareggi e una vittoria rossoazzurra), prima di poter riassaporare questa gioia.
PICCOLE STORIE - Il privilegio di entrare nella piccola storia calcistica di questa sfida dal sapore antico è toccato a questa squadra che, fino ad oggi, ha già attraversato due fasi molto contrastanti tra di loro nell’arco della stagione, passando da un avvio abbastanza promettente a una quarantena fatta di un solo punto raccolto in 7 gare tra ottobre e novembre, per poi riprendere ossigeno con la proficua trasferta sul campo del Monterosi e, adesso, raccogliere tre punti al cospetto di una squadra che sembrava avere ripreso ambizioni di promozione dopo l’avvento in panchina di Cristiano Lucarelli. Il tecnico livornese, invece, tornato in riva allo Stretto dopo l’esperienza altamente formativa, da tanti punti di vista, vissuta nella nostra città durante il campionato di serie C 2016-2017, ha subito una severa lezione da parte del suo collega seduto sulla panchina avversaria, a proposito del quale vale la pena soffermarsi un attimo.
SEGNALI DI RIVINCITA - Giacomo Modica (voto 7,5) vede premiata la sua testardaggine, a volte scambiata per presunzione,ma soprattutto la capacità di riprendere in mano la situazione dopo circa 40 giorni, trascorsi tra la sconfitta con il Brindisi e quella con la Juve Stabia, durante i quali si erano smarriti lo spirito battagliero e l’atteggiamento propositivo che dovevano essere alla base del progetto tecnico costruito in questa stagione.
Non era facile ridare impulso ad un meccanismo delicato come quello di una squadra di calcio, che sembrava essersi inceppato dando grossa preoccupazione ad un ambiente che vedeva riproporsi il medesimo scenario ultra deprimente visto alla fine del girone di andata nelle due stagioni precedenti.
La proprietà ha confermato la fiducia nel tecnico, stando vicina al gruppo giornalmente durante la settimana che ha portato alla vittoria col Monterosi e, nei sette giorni prima del derby, il lavoro è proseguito sul campo con ritmi non proprio leggeri (un programma di 8 sedute di allenamento in 6 giorni a S.Lucia, S.Filippo e Bisconte), la squadra ha approcciato mentalmente nel modo migliore la gara col Catania, scampando a un paio di pericoli nel primo tempo, ma anche creando almeno una chance clamorosa per segnare, prevalendo poi in modo chiaro durante la ripresa, nella quale i rossoazzurri sono scomparsi dalla contesa. Modica sembra avere messo alcuni paletti deviando dall’impressione destata da una serie di scelte fatte in passato, ad esempio accogliendo con favore la preferenza di Firenze a ricoprire il ruolo di regista, con conseguente spostamento di Franco nella posizione di mezzala, oppure dando fiducia a Salvo, mantenendo in campo per tutta la gara Ragusa, rinunciando alle sostituzioni nel recupero su sollecitazione abbastanza evidente dei calciatori in campo che non volevano fosse concesso ulteriore tempo supplementare di gioco. Alla fine, il risultato dà anche ragione al rischio assunto con l’unica finestra dei cambi sfruttata dopo 60’, inserendo Scafetta per Franco e, soprattutto Zunno al posto di Plescia. Il centravanti palermitano non ha preso benissimo la decisione del tecnico, così come tanti tifosi presenti in tribuna, invece il ragazzo in prestito dalla Cremonese ha dato vivacità alla manovra di attacco, creando problemi a una coppia difensiva centrale troppo lenta e macchinosa, così come l’altro under messo in campo è stato prezioso nelle due fasi di attacco e copertura.
SILENZIO, PARLA IL CAMPO - A fine gara, nessuna dichiarazione da parte di mister Modica, che, evidentemente, preferisce fare parlare il campo, lasciando spazio mediatico ai calciatori, con l’auspicio di poterlo risentire, a fine girone di andata, magari con altri due risultati pesanti raccolti contro Potenza e Monopoli, in modo da programmare il mercato di riparazione e la parte discendente del campionato con lo spirito giusto. Fare le classiche pagelle dopo un derby vinto ha un sapore speciale anche per chi è chiamato a commentare le vicende calcistiche, ma la gara di ieri dà qualche spunto particolare che bisogna cercare di cogliere e rendere leggibile in modo equilibrato. La prima annotazione non può che essere per il match winner, Michele Emmausso (voto 7,5), che impreziosisce una gara di buon livello, senza fronzoli (e per un tipo genio e sgregolatezza come lui, questa è già notizia) con un gol frutto di tempismo e capacità tecniche e almeno un paio di giocate fulminanti. Le prossime partite devono dare le conferme sulla sua ritrovata vena, anche in prospettiva del suo futuro in maglia biancoscudata e dello sviluppo della sua carriera, considerando quanto la società e il tecnico abbiano puntato su di lui.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dal capitano Nino Ragusa: sui suoi piedi capitano quattro occasioni in cui uno con le sue doti e la sua esperienza ad alti livelli, deve prendere la porta, se non segnare, mentre, ancora una volta, sembra mancargli quella cattiveria indispensabile per brillare in questa categoria. Nello stesso tempo, il ragazzo di Trappitello si rende utile in fase di copertura, aiuta i compagni in difficoltà, impegna comunque Mazzotta nella marcatura e rendendogli difficile la spinta sulla fascia sinistra. Alla fine, Ragusa la sufficienza riesce a portarla a casa, ma pensate quante recriminazioni ci sarebbero state, senza la vittoria, dopo tutte quelle occasioni non concretizzate.
Le assenze di Polito per squalifica e dell’infortunato Lia gli hanno dato, per la quarta volta in stagione su 7 presenze totalizzate, la maglia da titolare, e Giuseppe Salvo (voto 7), da messinese, ha messo in questo derby tutto quello che aveva in corpo, rimediando a qualche sbandata, soprattutto nel primo tempo, quando l’occasione capitata a Marsura viene propiziata da un suo errore banale in uscita, oppure nelle situazioni offensive sfruttate male per carenza nei fondamentali tecnici. L’interpretazione del ruolo, però, risponde perfettamente ai canoni richiesti dal tecnico nelle situazioni in cui serve aggredire l’avversario fin nella metà campo opposta, non mollando mai dal punto di vista fisico, seppure Salvo si trovi a fronteggiare Marsura o Bocic, elementi con caratterische diverse, rintuzzate con buon successo.
Un altro interprete di alto livello in questa gara è stato sicuramente Marco Firenze (7,5), perfettamente inserito nello spirito da derby, anche nei primi 15-20 minuti, durante i quali sbaglia tutti i passaggi per l’esigenza di velocizzare la giocata, ma poi prende il ritmo giusto, piaccandosi sempre al posto giusto sia quando si trattava di dare il passaggio facile al compagno al momento di impostare la manovra, sia se il compito fosse quello di contrastare gli avversari, anche alla conclusione. Emblematico, in questo senso, il recupero su Chiricò liberatosi al tiro al 79’ un attimo prima che il temutissimo attaccante rossoazzurro venisse sostituito.
Se si parla di Chiricò, ecco spuntare Ortisi (6,5), perché il suo confronto diretto con l’esterno veniva considerato impari, ma non avevamo fatto i conti con la pervicacia di questo ragazzo siracusano, calatosi ormai nella parte del terzino, in grado di ridurre sensibilmente la pericolosità di una delle fonti principali dell’attacco catanese, alla fine quasi cancellato dal terreno di gioco. Infatti, si prevedevano una serie di percussioni sulle fasce e cross verso il centro dell’area che, invece, non si sono visti o, comunque, sono stati intercettati, oltre che dal lavoro degli esterni, anche dalla guardia attentissima dei due centrali. Manetta (7) si fa sfuggire un avversario solo quando becca l’ammonizione al minuto 31, ma, prima e dopo questo episodio, martella chiunque gli capiti a tiro e chiude tutte le iniziative avversarie, Pacciardi (7) è letteralmente provvidenziale nei due salvataggi sulla linea che mantengono il risultato sullo 0-0 alla fine della prima frazione di gioco. Fumagalli (6,5) si fa trovare presente nell’unico intervento cui lo chiama Dubickas, con una girata lenta ma insidiosa nella ripresa che il portierone giallorosso devia sul fondo in tuffo.
Ottima prestazione anche del catanese purosangue Frisenna (7), zecca fastidosa attaccata ai polpacci dei nobili centrocampisti etnei, mai in grado di giocare la palla in modo sereno, mentre il numero 8, per l’occasione in maglia nera, riesce anche a proporsi come rifinitore, innescando, ad esempio, Emmausso al 51. Ritrovare Frisenna diventa una importante arma in più a disposizione di Modica in questo ultimo scorcio del girone di andata nel quale sarà indispensabile avere il suo apporto in partite essenziali per portare a casa punti e arrivare nella migliore posizione di classifica possibile alla sosta natalizia. Meno brillante ma comunque positiva la prova di Franco (6) come mezzala sinistra, al netto di qualche palla persa banalmente, ad alto potenziale di pericolosità.
Infine, tra i titolari di giornata, resta Plescia (6,5), che sostiene da solo il peso dell’attacco fin quando resta in campo, restando interdetto al momento in cui, dopo un’ora di gioco, viene sostituito per dare spazio al cosiddetto “falso nove”, mossa soprendentemente vincente, perché Zunno (6,5) così come contro la Juve Stabia, entra subito nella partita, ma il contesto attorno a lui è diverso rispetto al match con le vespe, e la squadra viene scossa positivamente dai suoi spunti dando il la non solo all’azione decisiva, ma anche ad altre chance non sfruttate per un soffio. Buono anche l’apporto dato dall’altro ingresso venuto dalla panchina, cioè Scafetta (6), in un momento nel quale servivano gambe, cuore e polmoni per spostare gli equilibri dalla parte del Messina.
È la quarta vittoria del campionato, la terza venuta con il medesimo risultato (1-0), e, a questo punto, non è più un caso. Adesso, ritrovata la consapevolezza di poter essere competitivi in questo campionato, serve acquisire il ritmo giusto per tirarsi fuori dalle sabbie mobili dei playout, partendo dai prossimi due scontri diretti contro Potenza e Monopoli, le squadre posizionate immediatamente sopra il Messina nella classifica.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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