Dopo 56 giorni dalla stipula del rogito notarile con il quale Pietro Sciotto ha ceduto all’AAD Invest Group s.a.r..l. l’80% delle quote societarie dell’Acr Messina, permane uno stato di incertezza davvero surreale attorno alle sorti della massima espressione calcistica nella nostra città. La “luna di miele” con i nuovi “padroni” (le virgolette sono d’obbligo visto lo stato delle cose) è durata poco meno di un mese, perché il primo periodo immediatamente successivo all’atto pubblico era stato interlocutorio, con il trasferimento di poteri e le firme non immediatamente depositate nella banca dove insiste il conto corrente della società (BPM sede di Milazzo), e il grado di fiducia verso la fiduciaria lussemburghese (curioso gioco di parole) è precipitato in modo quasi irreversibile da lunedì 17 febbraio, quando è saltato il pagamento di contributi e ritenute relative agli emolumenti saldati il venerdì precedente ai tesserati per le mensilità di novembre, dicembre e gennaio.
Una decade trascorsa con un allarme sempre crescente, arrivato a un'esasperazione alimentata dall'esterno, magari da chi ci prova ma non conosce bene alcuni meccanismi, da chi non sa o chi magari ha da tempo secondi fini. Invocando interventi giudiziari o asserendo l’esistenza di indagini in corso, ritenendo, in ogni caso, vicino il fallimento della società. Un’amplificazione patologica, ma normale nell’era delle fake news o delle notizie precognitive, in cui, a volte, si dipinge una realtà modellata sulle emozioni del momento, per poi trascurare gli eventi nel momento in cui accadono ed espletano i loro effetti.
Al centro delle attenzioni, ovviamente, i protagonisti principali della vicenda, partendo da Doudou Aissatou Sarr Cissè, nato a Vincennes il 26 febbraio 1980, cittadino francese di origini senegalesi, e Stefano Alaimo, nato il 19 maggio 1962 a Villejuif (Francia), titolari dell’amministrazione pluripersonale individuale disgiuntiva dell’Acr Messina dal 7 gennaio scorso, data in cui sono stati nominati dall’Assemblea dei soci. Cosa significa? Che Alaimo e Cissè possono operare ciascuno autonomamente e, quindi, effettuare versamenti e pagamenti entrambi, qualora abbiano depositato la firma, presso l’istituto bancario in cui ha il conto corrente bancario il Messina. Questo ruolo non ha alcun rapporto con la loro consistenza patrimoniale o solvibilità personale (passata e presente), perché le fonti finanziarie di questa operazione sono sempre state identificate nei fondi di investimento che AAD Invest ha dichiarato essere loro partner (sia sul sito internet che nella conferenza stampa tenuta da Cissè a fine gennaio in Comune).
E qui iniziano a esserci le prime significative crepe, se non voragini, nella credibilità delle dichiarazioni fatte dagli esponenti della AAD Invest, sinistramente uguali a quelle pronunciate a novembre scorso, quando arrivarono a Deinze e dissero, anche lì, che i 75 milioni di euro destinati da Licorne Gulf al progetto complessivo di investimento nel calcio da parte della fiduciaria lussemburghese non erano ancora diventati liquidità e, quindi, il periodo iniziale di presenza alla guida della società belga di seconda divisione sarebbe stato gestito con prestiti bancari.
Una procedura usuale in queste fattispecie, come riscontrato in quasi tutte le squadre controllate da fondi o investitori stranieri in Italia nelle serie maggiori (Inter, Milan, Atalanta, Bologna, Verona, Genoa, Roma, Como, Fiorentina, Parma, Venezia, Cesena, Palermo, Pisa, Spezia), con la differenza che, nel caso del Messina o del Deinze, l’avvento di questi rappresentanti delle nuove proprietà ha assunto i toni dell’emergenza e della precarietà.
In Belgio arrivò Cissè e venne nominata presidente l’addetto stampa della vecchia società, acquistata a un euro praticamente alle soglie del tribunale fallimentare, se non con un piede e mezzo già dentro la procedura. A Messina l’unico uomo dedicato al progetto è stato Stefano Alaimo, prodigatosi, fino a due settimane fa, nello svolgere ogni tipo di attività potesse essere utile al mantenimento della gestione giornaliera, con buoni risultati, ma totalmente disarmato di fronte alle questioni di carattere finanziario, tant’è che la sua presenza, negli ultimi tempi, è stata rilevata solo martedì allo studio del notaio Magno, dopo l’incontro chiesto dal sindaco Basile, oltre che nel pagamento della rata, scadente oggi, del cosiddetto “salvacalcio”, quasi 20.000 euro esistenti nel conto corrente dell’Acr.
Da aggiungere un particolare tutt’altro che trascurabile e cioè che Licorne Gulf non è un fondo di investimento, ma una società, con sede a Londra, composta da Alexandre Katrangi e la moglie Irina Duisimbekova, che gestisce i patrimoni di alcune famiglie in Qatar e Dubai, oltre ad avere altre diramazioni in settori diversi, costituite tra il 2024 e l’inizio dell’anno in corso.
Il compito principale della Licorne è finanziare start-up e aziende; quindi, potrebbe essere compatibile con le esigenze di AAD Invest, ma è l’altra realtà definita come partner nel sito della fiduciaria lussemburghese azionista di maggioranza nel Messina a poter rappresentare il vero riferimento dell’operazione, o perlomeno, a bocce ferme, quello più credibile.
Infatti, GEM (Global Emerging Markets) è assimilabile a un fondo collegato con una miriade di altri enti gestori di capitali, ha sedi a Parigi, New York e Bahamas, e, quindi, nel caso in cui questa relazione tra esso e l’AAD Invest fosse reale, avrebbe tutte le caratteristiche e la possibilità di sovvenzionare il progetto. Il periodo ipotetico, però, appare d’obbligo, in questo caso, poiché sembra abbastanza strana la difficoltà di reperire liquidità importante evidenziata da Cissè proprio al momento in cui acquisisce le società di calcio, in quanto è fondamentale approcciarsi a questo mondo avendo subito delle somme da mettere nei conti correnti, proprio per evitare penalizzazioni deleterie per le prestazioni in campo, vero punto centrale di una attività sportiva.
Un personaggio fondamentale in questa vicenda è certamente Pietro Sciotto, al quale, innanzitutto, vanno i migliori auguri per le sue condizioni di salute, che lo hanno costretto, praticamente dalla fine dello scorso torneo, a non poter essere completamente sul pezzo come era capitato nei precedenti sette anni di presidenza del Messina. Però, la sua posizione non può rimanere quella dello spettatore silente, perché non è questo il modo di abbandonare quella che lui ha definito più volte la propria creatura, in quanto ancora sarebbe possibile mantenere la categoria e, soprattutto, la situazione economica e finanziaria del Messina non è quella di una società calcistica decotta, perché i debiti e crediti rientrano nella perfetta normalità di una compagine in serie C.
Quindi, Sciotto deve uscire da questo vicolo cieco in cui si è cacciato, oppure abbandonare una strategia che ha portato all’attuale situazione di assoluta incertezza, riaprendo quella ferita continuamente aperta e mai rimarginata dal 2008, quando si rinunciò alla serie cadetta, piombando nella mediocrità assoluta e mortificando le ambizioni di una piazza depressa, autolesionista, paurosa, ma capace, comunque, di portare oltre 5.000 spettatori contro il Trapani sugli spalti del “Franco Scoglio” e pronta a sostenere con passione una nuova proprietà veramente solida e capace di operare alla luce del sole.
E’ l’ora di agire, caro “professore”, per non restare nella mente dei veri tifosi del Messina come l’autore dell’ennesima scomparsa del calcio nella nostra città, con conseguenze difficilissime da recuperare, malgrado le favole e le voci vanagloriose ancora in giro, nonostante le passate prove di incapacità da parte degli stessi soggetti che ancora le mettono in circolo.
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