Finita la stagione per il Messina, inizia la prima vera settimana di riposo per calciatori e staff tecnico dopo la salvezza, ma è tempo di rivolgere un attimo lo sguardo indietro a ciò che è accaduto sul campo, affidandoci alle classiche pagelle, metodo del tutto soggettivo di valutazione dei singoli in uno sport di squadra intesa come gruppo in grado di compiere imprese o enormi disastri, a seconda degli effetti di delicate alchimie a volte affidate al caso, determinate anche, ma non soltanto, da chi sta in panchina e si assume la responsabilità delle scelte di schieramento ed atteggiamento tattico, tecnico e caratteriale degli uomini a lui affidati.
Sono stati tre gli allenatori alternatisi sulla panchina biancoscudata, anche se, in realtà, un quarto uomo ha assunto un rilievo importante pur rivestendo i gradi di secondo. Stiamo parlando di Sasà Sullo, Ezio Capuano, Ezio Raciti e di Daniele Cinelli, venuto a Messina come assistente tattico di Sullo e ritornato in riva allo Stretto a dicembre per affiancare Raciti.
Sasà Sullo resta in sella per due mesi, dai primi di agosto, quando inizia la preparazione a Zafferana Etnea con pochi uomini a disposizione e una struttura organizzativa traballante appena insediata, fino al 9 ottobre, data della sconfitta pesante (1-3) subita in casa per mano del Monterosi. In mezzo, dieci partite in panchina, di cui due in Coppa Italia, con 6 sconfitte, 2 vittorie e 2 pareggi. Il capitano non era mai stato realmente convinto della scelta di ritornare a Messina come allenatore, troppo il timore di deludere le aspettative della piazza, ma soprattutto di rinnegare le proprie idee di calcio. Le prime tre gare (vittoria a Castellammare di Stabia in Coppa, pareggi stretti con Paganese e Palermo in campionato) danno l’illusione di potere vivere una stagione all’insegna del bel gioco, poi il duro impatto con la realtà della serie C in una piazza nella quale non si è avuta, per l'ennesima volta nella storia, la pazienza di attendere, soprattutto da parte di chi lo aveva scelto ed ha finito per essere il primo a mollarlo. Paradossale che sia andato via proprio quando avrebbe avuto a disposizione per gli allenamenti il tanto agognato “Celeste”, ma, considerando la gestione del campo in quei pochi mesi di utilizzo da parte della società, non sarebbe stato un fattore positivo. Nessuna valutazione per il suo lavoro, sarebbe ingeneroso, ma di sicuro non era il tempo ed il luogo per potere dimostrare quanto vale Sasà Sullo come allenatore. Gli auguriamo di superare l’ennesima tempesta impostagli dalla vita e trovare le soddisfazioni che merita, non solo nel suo mestiere.
Ezio Capuano, invece, con lo stesso numero di gare a sua disposizione, in 40 giorni lascia una impronta negativa, annullata dai punti conquistati nel girone di ritorno dalla truppa giallorossa. Colleziona 2 vittorie, 2 pareggi e 6 sconfitte, ma soprattutto distrugge totalmente lo spirito di una rosa costruita con alcuni elementi giovani ma in possesso di un minimo di esperienza ed altri proiettati, da settori giovanili, anche importanti, nel calcio dei grandi. Le sue conferenze stampa istrioniche, accompagnate dalle sedute di allenamento urlanti nel catino del “Celeste” con disturbo della quiete pomeridiana nei condomini adiacenti, sarebbero state delle note di colore se non fossero state accompagnate da scelte tattiche e di schieramenti in campo cervellotiche ed autolesionistiche. In una parola Capuano è stato la piaga che ha reso la pesante sconfitta di Torre del Greco (5-0) e il suo conseguente inevitabile esonero, un sollievo per lui (vicino all’esplosione dialettica), ma soprattutto per i calciatori biancoscudati (trattati da bambini senza qualità) e i tifosi (blanditi con dichiarazioni di facciata). Voto: 4 (di stima)
Ezio Raciti viene chiamato da Lo Monaco e Sciotto, forse con il benestare di uno dei tanti ds in pectore contattati in quel periodo dalla proprietà, per fare il traghettatore prima della sosta di Natale, trovandosi un Messina devastato dal flagello “capuanesco”. Esordisce con il Catania, vince lo scontro diretto nel recupero contro la Paganese, poi aspetta il suo destino mentre sembra profilarsi il ritorno di mister Novelli sulla panchina biancoscudata, i tempi si allungano, la separazione con Lo Monaco e Argurio in sequenza si protrae fino quasi al termine della sessione di mercato invernale, mentre lo stop del torneo dura tutto il mese di gennaio. La coppia Lello&Marcello (Manfredi-Pitino) non sposta nulla in panchina, anche perché il calendario impone il tour de force di febbraio, “papà Raciti” supera l’imbarcata presa a Francavilla, mantiene il 3-5-2 ereditato dal “mago di Pescopagano” fino all’intervallo della gara di Palermo, poi si rende conto che occorre abbandonare gli eccessi di prudenza, cambia totalmente l’atteggiamento tattico e scocca la scintilla capace di dare coraggio a calciatori fino ad allora timorosi, incerti, votati al sacrificio ma sull’altare della ineluttabile retrocessione. In una obiettiva emergenza di uomini disponibili in campo, fa squadra con il suo secondo Cinelli, il vero uomo di campo, Onorati allenatore dei portieri, gestisce il gruppo da tutti i punti di vista grazie al preparatore atletico Delfio Ristuccia, al suo collaboratore Buemi, con assistenza psicologica di supporto. Diventa frontman unico nella comunicazione fino a risultato acquisito, fa da scudo alle critiche, contribuisce a creare lo spirito di gruppo determinante per dare il marchio dell’impresa alla rimonta maturata grazie a 7 vittorie e 6 pareggi per ammortizzare gli effetti delle 6 sconfitte, tra le quali bruciano soprattutto quella di Monterosi ed il tris consecutivo contro Juve Stabia, Campobasso e Catanzaro, curiosamente registrate proprio quando erano a disposizione quasi tutti gli effettivi della rosa. Forse, l’equilibrio trovato nel momento più difficile adattando alcuni elementi in ruoli non propri, ha condizionato l’adozione di scelte diverse, indispensabili per schierare un vero 4-3-3 e non l’ibrido 4-5-1 visto in tante situazioni con i terzini bloccati e un solo attaccante vero nel terzetto avanzato. Resta il rammarico per non avere potuto vedere con continuità qualche trama di gioco interessante prodotta in alcune partite. Voto finale un 6,5 pieno, condito da ringraziamenti particolari per lo spirito positivo con cui ha approcciato questa esperienza improvvisa ma molto gratificante per lui, che ha scelto di non fare del calcio l’unico scopo nella propria vita.
Stesso voto anche per Daniele Cinelli, giunto con Sullo, decide di non seguire Sasà quando Lo Monaco lo richiama dopo l'esonero di Capuano, e, per questo, con un eccesso di zelo, tiene a ringraziare l'ex dg del Catania nell’unica conferenza stampa tenuta dal vice allenatore, così come fa Raciti lo stesso giorno, dopo la vittoria contro il Taranto che sancisce la salvezza. Ma questo fa parte dei retroscena e non delle valutazioni su una stagione da archiviare valorizzando il mantenimento della categoria. A Cinelli bisogna riconoscere la capacità di adattarsi alla realtà, mettere in primo piano il lavoro quotidiano e prendersi il coraggio delle scelte in comune con Raciti, senza farsi condizionare nè dagli errori, fisiologici in qualsiasi lavoro, nè dalle pressioni. Complimenti anche a lui.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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