Tre settimane dopo la conferenza stampa nella quale Pietro Sciotto annunciava il suo disimpegno quale proprietario dell’Acr Messina, il panorama non sembra essere mutato in modo significativo, malgrado le apparenze. Infatti, il cosiddetto “patto di riservatezza” ha vincolato le parti in causa a non diffondere dichiarazioni pubbliche sull’andamento dei contatti tra i potenziali acquirenti e Pietro Sciotto, con la figura del sindaco Federico Basile non meglio codificata (“garante della volontà di vendere da parte del presidente”, si disse il 18 maggio scorso), anche se la combinazione tra l’utilizzo dei social e la tendenza al pettegolezzo da cortile molto in voga dalle nostre parti ha creato tempeste di voci incontrollate, più o meno pilotate.
Gli ultimi documenti trapelati sono quelli datati tra il 25 e il 30 maggio, con la pec da parte di uno studio legale torinese in rappresentanza di Fabrizio Mannino e la nota di risposta del presidente Sciotto, oltre ai due contatti precedenti, sempre veicolati dal medesimo avvocato per lo stesso gruppo, concretizzatisi a dicembre e aprile scorsi. Dopo pochi giorni, l’indiscrezione non smentita di una ulteriore posta elettronica certificata nella quale Mannino si impegnava a formulare i termini della propria proposta di acquisto, dopo il completamento della verifica della situazione patrimoniale affidata al dott. Antonio Morgante, più volte interessatosi alle sorti del calcio messinese a partire dall’ultimo periodo dell’era Franza, passando per l’esperienza di Lello Manfredi presidente nella stagione 2011-12, e, infine, nel 2017, quando quantificò la massa debitoria dell’Acr per conto del gruppo Proto nelle settimane precedenti al passaggio di quote da Natale Stracuzzi all’ex presidente dell’Atletico Catania.
Il lavoro del professionista messinese dura da alcuni giorni, ovviamente nel massimo riserbo, mentre Manuele Ilari, seguendo il rapporto diretto con l'attuale proprietà, avrebbe fatto passi ulteriori per formalizzare i termini e le modalità di una proposta di acquisto, nel silenzio più assoluto. Il passare dei giorni, però, avvicina in modo inevitabile le scadenze improrogabili cui sono legate le possibilità di mantenere il professionismo a Messina, almeno nel calcio.
Oltre la problematica legata alla disponibilità di un terreno di gioco da comunicare alla Legapro al massimo tra una settimana (con i dubbi relativi ai lavori da eseguire sul manto erboso dopo i concerti estivi e alle modalità di definizione dei rapporti tra Comune e Acr), entro venerdì 16 giugno, infatti, occorrerà saldare stipendi e contributi dei tesserati riguardo le mensilità da marzo a maggio, per un ammontare intorno ai 600.000 euro complessivi, secondo quanto trapelato da fonti societarie nelle scorse settimane.
A questo impegno occorrerà aggiungere la fidejussione da 350.000 euro per l’iscrizione incrementata per spettanze, ritenute fiscali e previdenziali di giugno, con circa altri 200.000 euro da sborsare entro agosto. Oltre un milione di euro, quindi, disponibili “pronta cassa”, un concetto che mal si accorda alla lunghezza di trattative o considerazioni su investimenti futuri e futuribili, piani industriali a lungo raggio, possibili futuri apporti di sponsor locali o non provenienti dal territorio.
Non dovrebbe, quindi, essere il tempo per scenari suggestivi ma poco immediati, e neppure per forzature o spinte emotive, in quanto occorre assolutamente evitare l’ipotesi di una mancata iscrizione che andrebbe a sancire, forse definitivamente, l’incapacità organica dell’ambiente che ruota attorno al calcio nella nostra città a portare avanti un campionato professionistico. La costruzione di alibi e facili capri espiatori ha caratterizzato almeno gli ultimi 15 anni delle vicende calcistiche messinesi, mentre serve immediatamente un cambio di rotta e l’assunzione di responsabilità da tutte le parti in causa.
Il presidente Sciotto ha la necessità di uscire da questo stallo, decidendo se le due opzioni fin qui sul tavolo hanno un futuro e comportandosi di conseguenza nel modo più celere possibile, evitando suggestioni o eccessive negatività.
I gruppi fin qui manifestatisi, invece, in modo più o meno discreto, dovrebbero evitare eccessivi tatticismi, presentando le garanzie indispensabili, dal punto di vista finanziario e patrimoniale, per poter far fronte all’acquisto delle quote sociali e alle incombenze correnti (stipendi, contributi, tasse iscrizione, fidejussioni). In sostanza, se non si ha a disposizione immediatamente almeno un milione di euro tra pagamenti e fidejussioni (realizzabili in 24 ore con le compagnie assicurative, se c'è un corrispondente deposito vincolato), è impossibile pensare a un subentro immediato al vertice dell’Acr. Considerare il resto della massa debitoria una variante che possa influire su quanto dovuto per ottenere l’iscrizione può fuorviare dall’obiettivo e rendere i giorni precedenti alla scadenza troppo carichi di tensione, lasciando pericolosamente aperta l’opzione della esclusione dal campionato di Serie C.
Allo stesso tempo, pensare adesso “la proprietà attuale si occupi della iscrizione e poi facciamo i conti”, condizionerebbe in modo pesante le scelte organizzative da fare immediatamente in vista della prossima stagione, soprattutto senza una intesa già formalizzata per il passaggio delle quote. In ogni caso, questo fine settimana dovrà portare alla definizione almeno dei primi passi per un eventuale cambio della guardia al vertice del Messina, oppure di una strategia alternativa che consenta di porre le basi per una continuità immediata.
Al di là delle frasi fatte o dei proclami, di posizionamenti e giochi delle parti, non si può prescindere dal mantenimento di un titolo sportivo tra i professionisti, senza il quale si aprirebbe l’ennesima pagina oscura del calcio messinese, una condanna alla mediocrità molto probabilmente irreversibile, che bisogna evitare ad ogni costo, facendo tutti un passo indietro, azzerando il passato e ricominciando, davvero, con una prospettiva diversa. In questo momento di incertezza sembra quasi impossibile comprendere quale sarà la via d’uscita, ma occorre evitare eccessi e pensare a costruire piuttosto che distruggere.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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