Tra braccetti di difesa e braccini più o meno corti, il Messina non riesce ad uscire dal braccio della morte e, a 16 turni dal termine della stagione regolare, resta lontano dalla zona salvezza dopo l’ennesima occasione sprecata per provare a dare una svolta al campionato, prima del doppio turno esterno contro Palermo e Bari, tra mercoledì e domenica prossimi.
L’ostinazione con cui Ezio Raciti (voto 5) continua ad affidarsi al 3-5-2 è diventata un mistero difficile da risolvere, non tanto perché la condizione deficitaria di classifica dipenda esclusivamente da questo, ma per la considerazione che si tratta dello stesso modulo utilizzato da Capuano nel periodo in cui i biancoscudati hanno “consolidato” il loro status da squadra in lotta per evitare l’ultimo posto, più che per raggiungere la salvezza diretta. Salvezza senza play out, che, ricordiamolo un po’ a tutti, era l’obiettivo evidenziato dalla società nel periodo estivo, quando, a proposito di budget e braccini corti, si distribuivano contratti pluriennali o accordi di consulenza da decine di migliaia di euro per ogni stagione a calciatori, dirigenti e staff tecnico, considerando, tra l’altro, il “minutaggio” come un’onta per una squadra dal “blasone” altisonante come il Messina. Peccato che, dopo qualche mese, nei primi posti della graduatoria, ad esclusione del Bari e, forse del Palermo, tutte le altre compagini in zona playoff attingeranno copiosamente ai contributi dati dalla FIGC per chi utilizza calciatori nati dopo il 1999 e cresciuti in vivai nazionali per almeno 270’ totali a gara. Riflessioni a margine di un match come quello giocato ieri al “S.Filippo” contro il Picerno in cui, per larghi tratti, Carillo e compagni sono arrivati a un passo dalla sconfitta, che sarebbe arrivata se ci fosse stata una squadra più cinica di quella guidata in panchina da Colucci, capace di risalire dal fondo della graduatoria con grinta, idee e mentalità adatta alla bisogna. Meglio così, per i tifosi biancoscudati, ma adesso il tempo stringe, i prossimi impegni sono contro squadre molto forti e una eventuale ulteriore striscia di risultati negativi potrebbe dare il colpo di grazia alle ultime speranze di salvezza.
Intanto, quindi, occorre operare sul mercato, evitare qualunque alibi a chi deve andare in campo, compattare il gruppo squadra in modo da giocarsi le proprie carte anche in situazioni complicate come quella attuale.
Questo perché, quanto visto ieri pomeriggio sul piano delle prestazioni singole e collettive preoccupa tantissimo chi ha realmente a cuore le sorti del Messina. Tornava tra i pali Lewandoski (5,5) dopo oltre un mese di assenza, e il polacco si fa trovare pronto nelle poche occasioni in cui viene chiamato in causa in avvio di gara, poi subisce un gol sfortunato assistendo all’80’ da spettatore al pasticcio difensivo non trasformato in gol solo per l’imprecisione di Vivacqua. L’altra novità dell’undici iniziale è rappresentata da Fantoni (5,5) in calo rispetto alle buone prestazioni contro Catania e Paganese, decisivo per la deviazione involontaria che trasforma un tiro senza pretese di Reginaldo nel gol del vantaggio lucano, sacrificato nell’intervallo per fare entrare Burgio mantenendo l’immutabile schieramento difensivo a 3.
Il resto della squadra è sempre quello messo in campo da Raciti da quando ha assunto le redini della prima squadra, con una prestazione collettiva insufficiente per agonismo, tecnica e anche tatticamente. Durante i primi 45’ il Messina produce solo una specie di azione offensiva negli ultimi minuti, con un doppio scambio che porta Damian ad un tiro svirgolato potente ma lontano dalla porta avversaria. Poi, una serie di inutili scambi al limite su una della due fasce, prima di liberare al cross gli esterni o una delle mezzali, mentre la difesa rossoblù controllava agevolmente attaccanti ormai esausti dopo decine di movimenti inutili per trovare spazi complicatissimi.
L’unico elemento che disputa 94’ su livelli adeguati alle necessità di una partita così importante è Celic (6,5), oltre il gol, finalmente in grado di far pesare il fisico nel contrasto degli avanti avversari, capace anche di provare a impostare o spezzare il primo raddoppio per dare una alternativa al lancio lungo con spizzata, tema ripetuto più volte dai suoi compagni di reparto e non solo. Male, ancora una volta, invece, Carillo (5), indeciso in più di una situazione difensiva, troppo morbido quando prova a spingersi in avanti sulle palle da fermo. Dispiace per un calciatore molto serio, che si impegna sempre al massimo, ma non è riuscito a trovare la sua dimensione in maglia biancoscudata. Note incoraggianti, invece, vengono dai quasi 30’ disputati da Angileri (6 di sprone) al suo esordio stagionale in senso assoluto, visto che a Piacenza ha disputato solo un turno di Coppa Italia e scaldato la panchina. L’ex Sampdoria deve dare il massimo per sfruttare la chance di farsi notare in una situazione così complicata come quella del Messina edizione 2021-2022. Chi, invece, solo raramente è riuscito ad incidere nel meccanismo del collettivo è Fazzi (4,5), come al solito spostato in due differenti posizioni nel corso dei minuti in cui resta in campo, ma mai in grado di fornire il contributo di equilibrio e disponibilità al sacrificio che ci si aspetterebbe da un elemento con il suo curriculum. Lascia la contesa al minuto 85 per crampi dopo un pallone recuperato sulla linea laterale, potrebbe andare via domani, e, se così fosse, rappresenterebbe uno dei misteri di questo campionato. Nel tourbillon dei due esterni, l’unico a restare fisso è Rondinella (5,5) che non lesina impegno, ma, nell’ultimo scorcio di gara, va in confusione, sbagliando tempi di inserimento. Sulla corsia opposta giostra per 21’ Burgio (sv), palesemente non inserito nei (pochi) meccanismi di gioco, ma comunque protagonista, suo malgrado, nell’azione del pareggio, in cui svirgola la palla servendola a Celic, infortunandosi. Contraddittoria, invece, la prova dei centrocampisti, iniziando da Damian (5), smarrito nel primo tempo, leggermente rinfrancato nella ripresa, quando si giova della presenza di Rizzo (6), capace di incidere sul piano caratteriale e tecnico seppure in ritardo di condizione. Malissimo, invece, Simonetti (4), avulso dal contesto ancora una volta, svagato, sistematicamente saltato dalle manovre avversarie e solo sponda quando si tratta di impostare la fase offensiva. Nell’intervallo Raciti lo manda sotto la doccia, ma si tratta di un elemento che è indispensabile recuperare al più presto nel momento in cui servono le sue doti tecniche per dare spessore alle giocate. Partita non all’altezza anche per Fofana (5), costretto a tappare le falle altrui, ma poco lucido nelle scelte quando ha il pallone tra i piedi, finendo per favorire spesso le ripartenze del Picerno. Al 65’ gli subentra Marginean (5), che risente della settimana trascorsa in Romania per essere in regola con la normativa anti Covid e non riesce mai a inserirsi o sfruttare il suo buon piede sulle palle inattive. Nove minuti anche per Distefano (sv), troppo poco per farsi notare, soprattutto nell’ingrato compito di esterno sinistro a tutta fascia. I due attaccanti restano in campo per tutta la gara, perché non ci sono ricambi in panchina, visto che Busatto è in tribuna per i postumi del Covid, e in campo devono soffrire per la cronica mancanza di rifornimenti. Balde (5,5) alterna tentativi lodevoli a giocate anarchiche, mentre Adorante merita un 6 pieno perché si sbatte a cercare il pallone tornando indietro, trovando anche lo spazio per un paio di giocate singole nei pressi della porta avversaria degne di miglior fortuna. In particolare, resta con l’acquolina in bocca al 56’ quando Rizzo sventaglia un cross radente diretto a lui piazzato al limite dell’area piccola, ma c’è il prodigioso anticipo di un difensore rossoblù. Tempi duri per chi veste la 9 biancoscudata, così come per i tifosi del Messina e per la società, chiamata adesso, nella persona del suo presidente, ad evitare sbalzi di umore, tenendo la barra dritta in un momento di tempesta per la barca giallorossa.

Sezione: Il focus / Data: Lun 31 gennaio 2022 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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