Il maggiore rammarico, dopo la sconfitta subita dal Messina contro il Trapani lunedì sera, sta nella considerazione che la squadra attuale, pur con qualche carenza abbastanza evidente (soprattutto alternative a centrocampo e l’assenza di attaccanti feroci), avrebbe potuto recitare un ruolo più che dignitoso in questo campionato se fosse stata costruita la scorsa estate.
Infatti, in quel caso, anche le gare sfortunate nel risultato finale sarebbero state assorbite in modo più leggero, la condizione fisica sarebbe stata costruita in modo omogeneo partendo dalla preparazione precampionato, la compattezza del gruppo avrebbe aiutato a dare continuità di risultati. Una riflessione abbastanza ovvia, ma che serve se si vuole analizzare, con la giusta tara, quanto visto in campo nell’ultima esibizione dei biancoscudati, una partita decisa dal classico episodio girato a favore della squadra più attrezzata, capace di trovare in panchina, con gli ingressi di Piovanello, Daka e Stensrud, le risorse utili a portare a casa tre punti proprio quando sembrava molto probabile lo 0-0.
Simone Banchieri (voto 5,5 per la gara di ieri sera) resta prigioniero della strategia finora utilizzata per mantenere l’imbattibilità dando una credibilità all’impresa titanica di ottenere la salvezza partendo da una situazione di grosso handicap, senza che questo sia mai stato considerato un alibi. Infatti, imposta un match nel quale cercare di sfruttare la maggiore vivacità e condizione atletica degli attaccanti schierati per i primi 70’, per poi mandare in campo le punte di peso ed esperienza, oppure elementi rapidi e capaci di creare superiorità numerica. Intento che naufraga per qualche imprecisione in fase di rifinitura nel primo periodo e poi a causa di incertezze al momento della conclusione durante gli ultimi 25’. Le chance costruite, infatti, difettano al momento topico e, quindi, il numero di tiri dentro lo specchio della porta restano pochi, così come per il Trapani, ben controllato da difesa e centrocampo, seppure con elementi molto bravi nei fondamentali, ad esempio Benedetti, autore di tante sgroppate sulla corsia mancina e altrettanti cross precisi al centro dell’area biancoscudata. Confronto impietoso con il collega in maglia biancoscudata, perché Ingrosso (5,5) ci mette tantissima voglia, ferocia e cattiveria nei contrasti ma, quando si affaccia nei pressi della zona offensiva, non centra nemmeno un cross decente e sbaglia diversi calci piazzati o tiri dalla bandierina, occasioni essenziali per una squadra con problemi di realizzazione, che basa le proprie fortune sulla solidità e l’equilibrio in attesa dell’episodio favorevole.
Bene il resto della linea difensiva, perché Dumbravanu (6,5) risulta tra i migliori in campo, Gelli (6) ha la macchia della scarsa decisione sul pallone che porta al gol, Gyamfi (6) se la cava bene contro avversari molto dotati, cadendo in difficoltà solo quando entra Piovanello e, dalla sua parte, il Trapani inizia a spingere con più cattiveria.
Discorso a parte per Krapikas (4,5), poco reattivo nella mischia risolta da Stensrud, improvvido quando si lascia andare a una spinta dopo il gol giustamente annullato nel recupero, punita con tre giornate di squalifica.
Centrocampo biancoscudato eccellente per buona parte dei primi 45’, durante i quali svolge a meraviglia la funzione di filtro e fulcro della manovra, mettendo alla frusta i granata, per poi soffrire nel corso del periodo migliore da parte degli avversari, ma senza mai mollare la presa.
Crimi (6,5) è dappertutto, ancora una volta è sfortunato nei suoi inserimenti avanzati, ma è un grande esempio della enorme voglia di salvezza interpretata dai 5.000 del “Franco Scoglo”. Buchel (6) non riesce a piazzare la giocata decisiva, cala alla distanza, ma è sempre leader in campo, oltre ad essere diventato punto di riferimento per il gruppo anche nella vita quotidiana fuori dal rettangolo verde. Garofalo (6) non si ripete agli alti standard delle sue precedenti uscite, ma comunque non si risparmia fino alla sua uscita dal campo dopo 70’.
L’attacco è tra i principali imputati, visto che il Messina arriva alla terza partita consecutiva senza segnare e tale dato non può prescindere dai singoli. Tordini (5,5) non si innesca mai, restando sempre a un passo dallo spunto importante, così come in quasi tutte le sue presenze dall’avvento a Messina. Petrucci (6,5), invece, dimostra grande vitalità, dedicandosi anche al recupero del pallone, oltre a giocarlo in modo sapiente, pur non riuscendo a velocizzare i tempi, ma si tratta di un difetto di fabbrica difficilmente compensabile. Luciani (6) strappa la sufficienza per l’impegno con cui si dedica a pressare e cercare sempre la profondità, con inserimenti stavolta più precisi, limitando i fuorigioco, ma un solo tiro nello specchio non è score da attaccante pericoloso.
Note contrastanti vengono dagli uomini scelti per subentrare a partita in corso. Dell’Aquila (6,5) torna in campo dopo una assenza dovuta a problemi muscolari e dimostra quel cambio di passo e la capacità di strappare che sarebbero risultati decisivi se avesse avuto il killer instinct all’82’ dopo una bella progressione conclusa in maniera debole e imprecisa. Pedicillo (6) spende poco più di mezz’ora alla fine della gara con qualche spunto interessante e la voglia di dare il proprio contributo alla causa. Meno bene Haveri (5) subentrato all’81’ per l’infortunio di Ingrosso e protagonista negativo nella manovra che porta Daka ad arrivare solitario sul fondo per l’assist poi trasformato in rete. Costantino (5) è l’ombra del bomber di categoria, l’etichetta più adatta a lui fino a due stagioni fa, perché la condizione appare precaria e il fiuto del gol molto appannato. Infine, De Sena (5,5) poco sollecitato dai compagni, il cui impiego dall’inizio diventa essenziale nelle prossime gare per poter sfruttare le sue doti di inserimento e velocità nei pressi della porta avversaria. La sconfitta col Trapani non deve mortificare gli sforzi del Messina, perché la salvezza può ancora essere raggiunta e la gente biancoscudata dimostrerà nelle ultime tappe del torneo di volere sostenere questo gruppo fino in fondo.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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