“All’inferno e ritorno”. Il Messina esce dal “Barbera” con un punto, ma anche la consapevolezza che può lottare ed uscire dalle situazioni più complicate, come mai era capitato in questa stagione. Il primo tempo vissuto nel tardo pomeriggio di ieri a Palermo aveva rievocato i fantasmi delle due trasferte precedenti, finite con 5 gol nel sacco e la sensazione di essere destinati a subire quando si incontravano avversari di livello superiore, ben oltre la differenza di classifica. Gli uomini di Baldini riducono all’impotenza i biancoscudati durante 45’ da incubo, ma resta negli occhi la squadra della seconda metà di gara, aprendo un interrogativo sulla importanza del modulo di gioco adatto alle qualità dei calciatori. Mettere in campo 5 difensori di ruolo, di cui uno più propenso a spingere in avanti, poi una linea di 4 centrocampisti schiacciati davanti l’area, un calciatore adattato a trequartista e il solo attaccante isolatissimo. “Volevamo prenderli alti” dice Raciti (voto 5,5) nel dopo partita, ma, a questo punto, urge migliorare le capacità di interlocuzione del mister con i suoi ragazzi, visto che il Messina, nella prima frazione di gioco, non oltrepassa quasi mai la metà campo, e, sicuramente non recupera nemmeno un pallone dalla parte opposta, dove i rosanero manovrano in assoluta tranquillità. Però, nei primi 15’ della ripresa, quasi ribalta la partita, con tre cambi e un modulo spregiudicato che spariglia così tanto le carte da mettere in confusione il Palermo, già tranquillo di portare a casa tre punti facili. Misteri del calcio, per una volta favorevoli ai biancoscudati, più volte vicini a fare bottino pieno.
Partiamo, quindi, dai tre subentrati nell’intervallo, visto che il loro ingresso cambia l’inerzia. Russo (7) morde subito il freno, mette in croce il suo avversario diretto, crea superiorità numerica, sbaglia per una inezia un paio di giocate determinanti, però innesca l’azione da cui nasce il primo gol e batte il corner del pareggio. Dopo una stagione con alti e bassi, anche per qualche problema familiare che gli auguriamo di superare presto, il ragazzo napoletano potrebbe dare quei cambi di ritmo fondamentali per risolvere partite complicate. Piovaccari (7) mette in campo tutte le sue qualità per cui, a 37 anni, viene ancora considerato tra i migliori attaccanti della serie C. L’ex Paganese, giunto a Messina martedì mattina, impone il fisico, tecnica nell’assist del gol che riapre la contesa, mancando di un soffio il colpo del sorpasso su cui si supera Pelagotti, e poi fa un movimento a mezza luna in area concluso dal tiro a giro fuori bersaglio. Fazzi (5,5) è meno esplosivo dei due compagni, anche perché, a sinistra, non è proprio il suo ruolo, infatti, l’unica volta in cui, per caso, si trova sulla fascia opposta, conquista un corner da cui nasce l’altro tiro dalla bandierina del 2-2. Gli altri due subentrati nel corso della ripresa, hanno un peso specifico diverso, perché Statella (5,5) dimostra buone intenzioni ma non ancora il passo giusto per incidere e Konate (sv) gioca 10’ finali in cui riesce a non strafare, ed è già un buon risultato.
Veniamo, adesso all’undici iniziale, in cui, ovviamente, i tre usciti nell’intervallo non possono essere valutati più di 5 scarso, con motivazioni diverse. Rizzo, infatti, innesca il primo gol con un passaggio avventato, ma era in un ruolo di regista basso che non ha mai fatto e, quindi, veniva puntato dagli avversari con una pressione dedicata, Damian gioca una delle sue partite involute purtroppo consuete in questa stagione e non riesce mai a trovare posizione o tempi di gioco, infine Angileri è un pesce fuor d’acqua come quinto di destra, in realtà dedicato più alla cura esclusiva di Floriano (compito tutto sommato espletato) che a proporsi, fase nella quale lascia parecchio a desiderare, facendo, anche, una mezza cappellata nel primo tempo che poteva favorire Luperini.
Diversa la considerazione nei confronti degli 8 beneficiati dalla trasformazione del secondo tempo. Lewandoski (5,5) non raggiunge la sufficienza più per una somma di piccole disattenzioni che per clamorose topiche, dando sempre la sensazione di non avere sotto controllo la situazione dalle sue parti. Trasciani (6) viene gettato nella mischia da titolare, non importa se solo per “motivi di minutaggio”, ma se la cava abbastanza bene sia come centrale di destra che, meglio, da esterno nello schieramento arretrato a 4. Celic (6) alterna due partite completamente opposte, perché nella fase di dominio rosanero sbanda, mentre, forse rinfrancato, quando si tratta di difendere, fisicamente, la propria porta, fa letteralmente muro con il corpo respingendo almeno 4 conclusioni avversarie pericolose. Carillo (5,5) va meglio nell’ultima parte di gara, quando le manovre offensive avversarie si basavano esclusivamente su lanci lunghi, ma appare sempre incerto quando si tratta di trovare la soluzione più semplice. Fofana (6), è lo specchio della trasformazione della squadra, visto che passa dall’essere schiacciato dalla pressione a lottare su ogni pallone che passava dalle sue parti, proprio quando, teoricamente, avrebbe potuto essere sopraffatto dalle giocate palla a terra dei rosanero, insieme al suo compagno più vicino Marginean (6,5), invece tra i pochi a mantenere un buon livello per tutti i minuti (84) che gli concede Raciti, segnando anche il gol del pareggio con un bel colpo di testa. Infine, Adorante (6,5) un lottatore in ogni fase della partita, che avrebbe meritato la gioia del gol solo per l’impegno messo su ogni pallone, anche il più improbabile, arrivato vicino a lui, mentre Goncalves (6) riscatta con un colpo di testa da attaccante le sofferenze patite contro uno scatenato Valente in fase difensiva. Incassato questo risultato pesante, adesso il Messina deve affrontare un'altra grande in trasferta, quel Bari dominatore del campionato. Sarà un altro jolly da giocarsi al meglio, preferibilmente per tutti i 90'...

Sezione: Il focus / Data: Gio 03 febbraio 2022 alle 10:25
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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