Stare appresso al Messina è un esercizio particolare da tanti punti di vista, sia che questo destino spetti perché sei tifoso, o si ricopra il ruolo di protagonista in campo, attorno a una panchina, o dietro una scrivania, oppure davanti allo schermo di un computer per cercare di svolgere la funzione di interprete, narratore e tramite tra una squadra di calcio e il pubblico sugli spalti e nelle proprie case.
TUTTI SCONTENTI ALLO IACOVONE - In quest’ultimo caso, analizzare la partita di ieri pomeriggio tra Taranto e Messina da un punto di vista dei contenuti tecnici significa ammettere che solo la squadra di mister Capuano, scaricata dal peso dell’ottenimento della salvezza, ha cercato di vincere per prendersi lo “sfizio” di giocare i playoff, mentre i biancoscudati, che avrebbero dovuto giocare questa sfida come la vera finale del campionato, perché solo vincendo si sarebbe potuto sperare nella salvezza diretta, si sono presentati, sin dai primi minuti disputati allo “Iacovone”, con il piano di tenere palla davanti alla propria area per attirare gli avversari e approfittare degli spazi che si sarebbero creati in profondità. Intento che, però, avrebbe dovuto essere accompagnato da due centrocampisti centrali in grado di prendere palla , smistarla al reparto avanzato in modo veloce, per poi seguire l’azione nei pressi dell’area avversaria. Invece, si sono visti stucchevoli passaggi laterali tra difensori, con lanci lunghi o palloni persi a favore di calciatori che, poi, non riuscivano a trovare spazi per la manovra rapida, ma creavano occasioni sfruttando i calci da fermo, mettendo i biancoscudati in grandissima difficoltà. I tre legni colpiti nel primo tempo stanno lì a testimoniare la impreparazione del Messina a stare in campo per vincere la partita, anche se poi l’occasione più clamorosa è capitata sui piedi del giocatore di maggior talento in campo, ma i calci di rigore li sbaglia solo chi si prende la responsabilità di tirarli.
ATTEGGIAMENTO PASSIVO - Quello che ha colpito maggiormente in negativo è stato proprio l’atteggiamento, concetto evidenziato più volte, in questi mesi, nelle conferenze stampa da Ezio Raciti, totalmente sbagliato per quello che si è visto in campo, al quale, per il modo in cui ha preparato questo impegno e per la lettura data durante il suo svolgimento, non possiamo che dare una insufficienza piena. Purtroppo, qualcosa nella mente dei calciatori è cambiata dopo la sconfitta di Torre del Greco e il rovescio casalingo con il Foggia, perché quelle sfide sono state percepite come i veri punti di svolta della stagione ed hanno finito per esserlo in negativo, condizionando le trasferte di Picerno e Taranto, concluse con lo stesso risultato.
SEVERITA', RESPONSABILITA' E UNITA' DI INTENTI - Adesso serve solo che lo staff tecnico esamini, insieme al gruppo squadra, queste ultime partite, comprenda esattamente quali siano le reali condizioni fisiche, psicologiche e atletiche di ogni singolo componente coinvolto nella rosa, e programmi il lavoro in modo puntuale nelle tre settimane che porteranno prima alle sfide del 6 e 13 maggio. Impostando tutta l’attività senza nessuna remora o veleno che inevitabilmente restano in qualsiasi gruppo di lavoro, specie quando c’è il timore della sconfitta, operando davvero come un unico meccanismo, mettendo da parte le negatività. Le peculiarità positive esistono perché altrimenti non si sarebbero collezionati 30 punti in 18 partite, partendo dall’ultimo posto con distacchi siderali, serve metterle sul piatto e giocarsi al meglio le proprie carte, rispettando un avversario con valori e capacità competitive in questo contesto, come sicuramente è la Gelbison.
LE PAGELLE - Potrebbe essere superfluo fare una valutazione dei singoli calciatori impiegati ieri, ma serve per trasmettere quali sono le sensazioni trasmesse dalla prestazione dello “Iacovone” in ottica playout. Uno che sicuramente non ha risentito della tensione è stato Fumagalli (7), il migliore dei suoi, prontissimo ogni volta in cui è stato chiamato in causa e fortunato in occasione dei tre legni colpiti dai rossoblù. Adesso gli tocca riprendere il ruolo di riferimento per tutti i compagni, con lo stesso spirito con cui lo fece a gennaio scorso, quando, nel giro di poche ore, raggiunse Messina mettendosi subito a disposizione della causa. Anche perché i compagni sono sembrati poco convinti, scarichi, quasi rassegnati a subire quel gol che li avrebbe sgravati dalla pressione di dover vincere a tutti i costi, non arrivato solo per caso. Berto (5) ha presidiato la sua zona di campo con applicazione, soffrendo quando Antonio Ferrara o Mastromonaco spingevano dalla sua parte, mentre Celesia (4) non riesce a indovinarne mezza, forse troppo preso dall’ansia, prende il primo giallo per troppa frenesia, venendo poi costretto alla seconda ammonizione quando frena Mastromonaco lanciato verso la porta, così come Helder Baldé (4) pessimo alla stregua del primo tempo sul campo della Gelbison, ma stavolta la sua uscita dal campo non porta bene come ad Agropoli. Meglio, sicuramente, Ferrara (5,5) al posto del portoghese, anche se si soffre sui palloni alti nel secondo tempo nei pressi della porta di Fumagalli, e, infine, Ferrini (6), diventa addirittura icona della delusione massima biancoscudata quando, al 94’, manda alto uno dei pochissimi palloni transitati dentro l’area del Taranto, dopo avere disputato una gara tutto sommato dignitosa contro un attaccante in piena forma come Tommasini.
Gioca solo 45’ Lamine Fofana (5) deludente sia sul piano agonistico che tecnico, un elemento che dovrà essere recuperato pienamente per averlo pronto nei playout, e lo stesso vale per il suo sostituto dal 46’ Mallamo (sv), vittima di un infortunio dopo 20’ di cui bisognerà valutare l’entità perché serve tantissimo la verve e la determinazione del talentino scuola Parma, e, insieme a questi due, anche Fiorani (5,5) quasi compresso dallo schieramento prudentissimo messo in scena da Raciti a Taranto. Per mezz’ora si rivede anche Konate (6) che qualcosa di buono fa vedere, soprattutto per la corsa e la capacità di lottare su ogni pallone. Il reparto più talentuoso della squadra, invece, viene messo in stand by per troppo tempo e, poi, una serie di circostanze impediscono si possa accendere. Un discorso a parte lo merita Oliver Kragl (5), cui, paradossalmente, forse tocca mezzo punto in più perché si prende la responsabilità di battere un rigore a favore del Messina, evento ricorrente più o meno come il passaggio di una cometa lo sbaglia malamente per un calciatore della sua capacità ed esperienza, poi giochicchia senza ma incidere, infine esce al 62’.
RECUPERARE LA CONDIZIONE - Il recupero del numero 69 biancoscudato, almeno per consentirgli di tenere in canna qualche giocata determinante delle sue nell’arco dei 180’ più recuperi delle sfide finali deve essere la priorità assoluta per tutti coloro i quali avranno l’onere di gestire tecnicamente e organizzativamente il Messina fino a giorno 13 maggio. Stesso obiettivo anche per dare a Nino Ragusa ossigeno e benzina sufficienti per incidere in modo determinante contro la Gelbison, perché non si può prescindere da questi elementi, così come da quelli che, con il loro sacrificio, la corsa, i muscoli, consentiranno a Kragl e Ragusa di essere decisivi per la salvezza. Con la certezza che, sia loro due che i loro compagni ultimamente un po’ in debito di ossigeno, mettano mente, cuore e attributi per ottenere la migliore condizione possibile quando si tratterà di affrontare la Gelbison. Un altro elemento cardine da rimettere in sesto al meglio è Perez (5) ieri poco presente rispetto ai suoi standard, anche se lo curava un custode tra i migliori della categoria, vale a dire Antonini.
Ibou Balde (5) soffre sia la condizione non perfetta che una certa confusione nelle posizioni cambiate durante la partita, mancando di lucidità nella scelta proprio al 96’ quando preferisce fare un velo anziché provare a toccare la palla per Grillo, totalmente solo. Problema analogo di posizione e confusione anche per Marino (4,5) passato da interno a esterno sia a destra che a sinistra, senza mai beccare palla. Lo sostituisce Iannone (5) che entra in campo insieme a Grillo (4,5) al minuto 62. L’ex Paganese non ha possibilità di innescarsi mai, poi l’espulsione di Celesia squilibra la squadra, il numero 7 si incarta come al solito con il pallone tra i piedi, non arriva nemmeno a mettere un cross e, nel pazzo finale, ha pure una occasione al limite dell’area che sparacchia fuori, ma era circondato da avversari.
Quel tiro totalmente fuori misura chiude la sfida dello “Iacovone”, dando quasi la misura della delusione di tanti tifosi per non avere centrato il traguardo della salvezza diretta. Anche se, come tante altre volte, l’esempio viene dai 250-300 tifosi giunti in Puglia per questa sfida, che, malgrado i giocatori biancoscudati siano andati loro incontro a testa bassa, li hanno applauditi e incoraggiati. Da loro bisogna ripartire per fare in modo che queste due sfide di playout non siano delle sconfitte, ma possano diventare, con la imprescindibile salvezza, il primo passo verso un futuro migliore.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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