“Assolto perché il fatto non costituisce reato”. Questa la formula utilizzata dal Tribunale de L’Aquila a conclusione del rito abbreviato richiesto dalla difesa per il troncone di inchiesta denominata “Dirty Soccer”, che riguardava Arturo Di Napoli.

“Re Artù”, da quel 2 febbraio 2016 in cui il Tribunale Federale Nazionale della FIGC decretò la squalifica per 4 anni, poi ridotta di sei mesi, ha sempre proclamato la sua innocenza, soprattutto nelle aule di tribunale, in un iter giudiziario lungo e molto articolato che vedeva coinvolto Di Napoli con l’accusa di avere compiuto, insieme al ds dell'Aquila Ercole Di Nicola, atti diretti a concordare il risultato della gara L'Aquila-Savona, disputata il 23 novembre 2014, quando l'ex attaccante del Messina occupava la panchina del Savona. Di Napoli si era sempre difeso sostenendo che l’argomento delle intercettazioni fossero alcune somme anticipate dallo stesso allenatore alla propria società, che invece, erano dovute dal Di Nicola, e non compensi per partite combinate.

La sentenza del Tribunale abruzzese toglie così un peso all’ex bomber di Rozzano, la cui carriera sportiva era stata troncata a febbraio 2016, nel momento in cui, proprio a Messina,  era stato tra i fautori della cordata Stracuzzi-Gugliotta-Micali per rilevare l’Acr dalla gestione Lo Monaco, ed aveva iniziato a raccogliere i primi risultati sul campo della sua nuova carriera di tecnico, con un inizio esaltante del torneo di Legapro, nel quale i biancoscudati avevano anche occupato la prima posizione in classifica riportando, nell’ottobre 2015, il grande pubblico e l’entusiasmo al “S.Filippo”, in occasione del derby con il Catania.

La notizia dell’assoluzione corre in serata sul web, partendo dal profilo instagram di Re Artù, contento perché “oggi si chiude una vicenda che ha, per il momento, frenato la mia crescita professionale come allenatore nel momento migliore della mia carriera iniziale. L’assoluzione perché il fatto non costituisce reato – prosegue Di Napoli – mi riempie di gioia e fiducia nella Giustizia.

L’allenatore ringrazia poi i suoi legali e, proprio uno di essi, l’avvocato Antonio Fazio, raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione, precisa meglio la vicenda. “Il provvedimento è stato emesso dalla Procura de L’Aquila nell’ambito del rito abbreviato da noi richiesto proprio per chiarire al più presto la posizione del mio assistito. Le intercettazioni sulle quali si basavano le accuse non erano facilmente interpretabili, ma siamo riusciti a far valere le nostre ragioni che sono state assunte completamente dalla Procura. Adesso – precisa il legale – attendiamo le motivazioni per poter chiedere la revisione del processo sportivo e ridare la possibilità al mio assistito di riprendere la propria attività. Ragionevolmente, entro la fine dell’anno, potremo intraprendere la strada per ottenere pienamente giustizia anche in ambito sportivo, dove vigono dei principi di diritto piuttosto diversi rispetto ai procedimenti ordinari”.

Esaurita questa fase del processo “Dirty Soccer”, resta in piedi l’inchiesta sul calcio scommesse annunciata a fine luglio dalla Procura di Messina con il coinvolgimento dello stesso Di Napoli, insieme ad altri calciatori e dirigenti dell’Acr edizione 2015-2016 oltre a imprenditori e professionisti peloritani. Nell’immediatezza della notizia, i legali di Arturo Di Napoli dissero che il loro cliente era a disposizione degli inquirenti e, nel prossimo futuro, si vedranno gli ulteriori sviluppi di questa vicenda. Intanto, in attesa della pubblicazione del dispositivo, la sentenza giunta dal Tribunale de L’Aquila dà ad Arturo Di Napoli la speranza concreta di rientrare, presto, come protagonista, nel mondo del calcio.

Sezione: Erano a Messina / Data: Mer 11 ottobre 2017 alle 20:43
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
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