Quando la casa brucia si chiamano i pompieri per spegnere l’incendio, generalmente si tende a non buttare benzina sul fuoco, ma la situazione attuale del Messina, come più volte sottolineato anche da questa testata, impone prese di coscienza sincere e scelte lucide da parte di chi ricopre ruoli di responsabilità, a tutti i livelli, all’interno dell’organigramma di questa società.
RIVOLUZIONE COPERNICANA - Non è la prima volta che succede in seno all’Acr rinata nel 2017 dalle ceneri dell’ennesimo fallimento calcistico peloritano, ma, in questo caso, più che mai, occorre avere la mente fredda e ragionare con criterio. Il Presidente Pietro Sciotto, dopo il weekend romano con la visita dal Papa, deve intervenire in tempi rapidissimi, prendendo in mano la situazione con il piglio decisionista mostrato in pochissime occasioni, durante la sua gestione, perché, dietro la facciata di uomo volubile e passionale, si nasconde una persona che tende a cercare la soluzione di compromesso estremo con l’intento di contemperare esigenze e anime contrastanti. In soldoni, servirebbe una rivoluzione copernicana, in grado di eliminare le scorie delle esperienze recenti, e una parte delle incrostazioni accumulatesi dal 2008 ad oggi, inaugurando davvero un nuovo corso nella programmazione sportiva non solo di questa stagione, operando immediatamente e senza guardare in faccia nessuno.
AGONIA Le tattiche di posizionamento servono solo ad allungare l’agonia sportiva di un progetto creato in estate dal direttore generale Manfredi, dal direttore sportivo Pitino e dall’allenatore Auteri mirando a fare affezionare la città alla sua squadra di calcio attraverso il bel gioco e una rosa giovane di qualità. Parole vuote di significato, visto che, mai come adesso, il messinese guarda con distacco alla biancoscudata, e, forse, anche i tifosi più sfegatati stanno iniziando a rassegnarsi al disimpegno. Non parliamo, poi, per non cadere nel ridicolo, della qualità del gioco o del carisma di Auteri, che doveva essere la “stella polare” di questa annata agonistica, secondo i programmi del “management”. In queste situazioni, si dice che bisogna “metterci la faccia”, ma non basta presentarsi in pubblico e dichiararsi responsabili se poi non vi sono atti conseguenti. Ci ha messo sempre la faccia Gaetano Auteri, ma le sue dichiarazioni in sala stampa (“non mollo”) più che una invocazione a lottare in trincea sembrano mirate a tirarsi fuori dalla contesa su chi sarà il principale capro espiatorio di questa enorme corbelleria gestionale concepita a luglio scorso e messa in scena fino alla prima domenica di dicembre.
AUTERI L’allenatore biancoscudato merita un 4 pieno per la gestione della gara di ieri, sia in fase di preparazione che nella scelta degli uomini da schierare in campo e non è l’unica volta in queste prime 17 giornate del torneo. Sempre alla disperata ricerca della risolutezza, l’ex tecnico di Bari e Pescara fa appello al gruppo coeso, al lavoro, alla forza dell’atteggiamento propositivo, ma sembra quasi stupito della classifica prodotta da una rosa che credeva in grado di lottare in modo più competitivo, altro termine abusato durante le sue performance davanti a microfoni, telecamere e smartphone. La barzelletta delle difese sempre diverse in ogni partita o degli uomini adattati in ruoli palesemente non adeguati non fa più ridere nessuno e nemmeno le analisi sul distacco dei tifosi dalla propria maglia dimostrano reale partecipazione alle sorti di questo campionato, quasi come se questo impegno lavorativo non possa incidere sulla sua carriera, fin qui dignitosissima, almeno a livello di serie C. I complimenti “postumi” di alcuni colleghi, ricordando i fasti passati dell’Auteri vincente, a risultato favorevole acquisito, lasciano sempre il dubbio sulla sincerità di questi riconoscimenti. LE PAGELLE - Se in altre occasioni prevaleva la considerazione sull’impegno dei singoli, la gara contro il Picerno ha evidenziato in modo brutale la mediocrità della squadra e ciò deve essere sottolineato nelle valutazioni dei singoli. Lewandowski (4,5) prende gol su un tiro lento e prevedibile che diventa imprendibile non solo per le pessime condizioni dell’area proprio nei pressi della sua porta, dove il fango darebbe problemi anche al suo connazionale Szczęsny, impegnato, quasi in contemporanea, negli ottavi del Mondiale in Qatar.
La difesa balla in modo indecente quando gli avversari provano a costruire qualcosa facendo sponda sui palloni lunghi o puntandoli nell’uno contro uno. Berto (4,5) viene messo in seria difficoltà da Esposito, Trasciani (5) pattina con qualche indecisione in meno, Ferrini (4,5) è sempre lento e impacciato. Il centrocampo paga in modo pesante le condizioni del terreno di gioco, però quando perdi palloni in modo banale, tendi a rallentare sempre il gioco e perdi quasi tutti i duelli diventa difficile reggere il confronto. E infatti, forse solo Fiorani raggiunge il 5 per qualche tentativo di metterci almeno la grinta, ma, per il resto, Marino (4,5) e Fofana (4,5) annaspano in modo imbarazzante e Versienti (4,5) alterna qualche corsa illusoria sulla fascia a palloni persi in serie banalmente per disattenzione e poca convinzione. I tre attaccanti “titolari” rientrano nella categoria dei “non pervenuti”, a partire dall’ormai solito Curiale (4) incapace di vincere almeno un duello con gli avversari diretti o finanche mantenere il controllo della sfera, per passare al fumosissimo Catania (4,5) autore dell’unico tiro somigliante almeno lontanamente ad un tiro verso la porta avversaria, e finire a Zuppel (4,5), dirottato all’ala come si faceva negli anni 70 per “fare meno danno”, unico esemplare di attaccante con fisico da granatiere inabile a difendere la palla o vincere un contrasto, men che meno aereo. Da registrare il suo primo tiro in porta in maglia giallorossa, una svirgolata, propiziata, in vero, da una trappola del campo, ma, quasi da quella zona, Guerra nel primo tempo aveva segnato il gol decisivo, mentre lui regala palla a un tifoso della curva Sud. Auteri fa anche alcuni cambi, ma, come è ormai consuetudine, dalla panchina non arriva nulla, né sul piano agonistico o, men che meno, dal punto di vista tecnico. Balde (4,5) sciorina 41’ di vuoto pneumatico, Napoletano (4,5) entra dopo un’ora di gioco senza lasciare traccia di sé nel ruolo di quarto a destra nel centrocampo, infine Konate (sv) tocca forse un pallone e si esibisce in una delle percussioni più inutili della storia del calcio, perdendo palla a trenta metri dalla porta avversaria ed aprendo la strada al contropiede ospite. La notte, di solito, porta consiglio, ma, stavolta, il patron Sciotto sarebbe bene non si rifugi nell’isolamento dopo la sconfitta ed agisca immediatamente per porre rimedio ad un ultimo posto molto più deprimente rispetto a quello della fine del girone di andata nella stagione scorsa. Perché, sia ben chiaro a tutti che il ritorno in serie D sul campo sarebbe un’onta dalla quale difficilmente si potrebbe risorgere in tempi brevi, condannando il calcio messinese al definitivo oblio.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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