I vecchi saggi del calcio avrebbero detto “un buon punto”, commentando la gara di ieri del Messina a Potenza, e, per una volta, si può sottoscrivere una delle più scontate frasi fatte in questo ambito, perché i biancoscudati hanno ottenuto, al “Viviani”, il risultato minimo che volevano, centrando l’obiettivo di continuare nella serie positiva iniziata nell’ultimo mese dell’anno solare.
A bocce ferme, si può anche aggiungere che si sarebbe potuto provare a vincere, ma, obiettivamente, tranne il gol annullato a Franco nel primo tempo, e un paio di azioni sfumate al momento di concludere, per il portiere rossoblù Alastra è stata una serata da spettatore.
Uno dei primi motivi di analisi di questa partita, e del momento stagionale attualmente vissuto dal Messina, risiede sicuramente nella gestione dei momenti difficili durante le singole partite. Ieri i due periodi più complicati, nei quali il Potenza ha esercitato maggiore pressione, sono stati all’inizio e alla fine del tempo di gioco, non più di 10 minuti in avvio e circa un quarto d’ora attorno al 90’, durante i quali la squadra ha tenuto bene, non rischiando quasi nulla, al cospetto di un avversario temibile in casa, ma che attraversa una fase di crisi dal punto di vista tecnico ed ambientale e, forse, non averne approfittato pienamente è il principale motivo di rammarico per il Messina.
Giacomo Modica (voto 6,5) ha ripreso la sintonia con i suoi uomini, andata fuori onda durante le 7 giornate in cui si è raccolto solo 1 punto, impostando, per la sfida con i rossoblù lucani, una squadra più accorta, con le giuste distanze tra i reparti, pronta a fare densità nella propria metà campo, meno rapida nel ribaltare il fronte e sfruttare gli spazi concessi dal Potenza soprattutto a centrocampo, dove Schiattarella aveva problemi nella fase difensiva. Emblematica, in questo senso, l’azione della rete non convalidata, con una fitta serie di passaggi di prima sull’asse centrale e Franco proiettato solo davanti al portiere partendo dalla posizione di mezzala destra. Un peccato avere rinunciato completamente a proporsi in avanti nella ripresa, sprecando quelle occasioni in cui le ripartenze avrebbero potuto cambiare l’equilibrio del match in favore dei biancoscudati e, invece, si sono visti errori tecnici banali anche da parte di elementi ben dotati.
Quella del “Viviani”, comunque, può essere considerata una tappa confortante nel cammino verso la salvezza, anche se il Messina resta nella zona playout e, venerdì prossimo, ha la chance per uscirne vincendo contro il Monopoli al “Franco Scoglio”. Un obiettivo importante per una società che, per la prima volta, chiuderebbe il girone ascendente in zona salvezza e potrebbe, così, programmare il mercato invernale per rinforzarsi e non mettere in cantiere l’ennesima rivoluzione in vista di un miracoloso recupero.
Merito, bisogna sottolinearlo adesso, di un gruppo, fatto dallo staff tecnico e dai calciatori in primis, ma anche dalla proprietà e dalla struttura, che non si è lasciato andare, come accadde ai colleghi delle ultime due stagioni, alla rassegnazione o all’elencazione solo di lamentele e alibi, ma ha cercato di trovare al proprio interno risorse e soluzioni per tentare di risalire la china. Un passo avanti piccolo, ma determinante quando si deve essere vivi e presenti nella lotta per non retrocedere.
Passando alle valutazioni dei singoli, diventa difficile identificare il migliore in una prestazione basata sul collettivo come quella del Messina visto al “Viviani”, anche se spicca il reparto arretrato quando si privilegia la fase difensiva, e tutti i 4 elementi coinvolti per l’intera gara meritano un 6,5 di gruppo.
Menzione speciale, però, per il giovane Salvo, che conferma i progressi intravisti contro il Catania e, come con Marsura, non soffre la fisicità di Volpe, pur evidenziando qualche ingenuità nei fondamentali potenzialmente fatale. Detta in parole povere, servirebbero allenamenti specifici per migliorare le uscite palla al piede, perché non si possono regalare palloni agli avversari in situazioni di controllo assoluto, aprendosi a ripartenze velenosissime. Incoraggiante la prova di Pacciardi, sempre attento, con meno campo dietro di sé da coprire visto l’assetto più prudente dato alla squadra e anche prezioso con il suo sinistro abbastanza educato quando si trattava di riavviare l’azione. Manetta e Ortisi non deludono pur contro avversari diretti non proprio agevoli, e il primo, acquisiti i gradi di capitano dopo l’uscita dal campo di Ragusa, si produce in un arrabbiatissimo richiamo a compagni e panchina per sistemare le marcature sui calci piazzati al momento in cui si era orfani anche di Plescia. Un segnale che le maniere spicce possono essere utilissime per avere una efficace comunicazione in campo. Nulla di particolare da segnalare per Fumagalli (6,5), se non la capacità di restare calmo e lucido nei minuti iniziali, unici momenti in cui viene chiamato in causa, soprattutto nella parata da portiere di hockey in cui si produce sul tiro di Volpe all’8’.
Passando al centrocampo, resta la sensazione di compattezza e tranquillità dimostrata dai protagonisti scelti per questo impegno. Frisenna (6) resta leggermente al di sotto dei compagni perché sbaglia un paio di scelte che avrebbero potuto far male alla difesa rossoblù, però chiude molte volte le linee di passaggio avversarie e tiene bene il confronto fisico pur non essendo un granatiere. Firenze (6,5) è ormai calato nella parte del regista, si vede meno del solito in rifinitura, anche perché passa gran parte della partita a schermare la propria linea arretrata e poi dare sostegno ai centrali difensivi quando venivano pressati dagli attaccanti lucani. Franco (6) resta con l’urlo in gola al 36’ quando viene ravvisato un suo fuorigioco un attimo prima di superare Alastra, poi si barcamena abbastanza bene nel ruolo di mezzala destra, non riuscendo a trovare i tempi giusti della giocata per innescare al meglio la fase offensiva. Al 70’ lo sostituisce Scafetta (6) che svolge il compitino senza sbavature. I tre attaccanti sono giocoforza penalizzati da una partita finita 0-0 e senza tiri in porta, quindi si possono apprezzare lo spirito di sacrificio e l’impegno di Emmausso, Plescia e Ragusa, ma la valutazione non può superare una stiracchiata sufficienza, con nota di rimprovero al numero 10 biancoscudato che si prende in modo assolutamente ingenuo e gratuito l’ammonizione fatale per la sua presenza in campo venerdì prossimo contro il Monopoli. Assenza pesante, soprattutto se sommata a quella di Plescia, che dovrà sottoporsi a un intervento per curare la frattura scomposta della falange dell’indice della mano subita ieri al “Viviani”.
Prova interlocutoria per chi è subentrato al 70’, perché Cavallo e Zunno ci mettono volontà e corsa per chiudere gli spazi al Potenza ma non costruiscono nulla quando hanno il pallone tra i piedi. Poco tempo, ma anche poche opportunità per mettersi in mostra, invece, sia per Giunta che per Luciani, entrati in campo nei minuti finali. La settimana che porta al prossimo impegno è già iniziata e sarà determinante capire su quali uomini potrà contare Modica per la gara casalinga contro il Monopoli, visto che Lia e Buffa difficilmente ci saranno, Emmausso sarà squalificato, Plescia resterà ai box e altri elementi come Giunta non sono nelle migliori condizioni. Ottenere una vittoria, però, è essenziale per rientrare in linea con gli obiettivi stagionali e magari, chissà, provare a puntare leggermente più in alto.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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