Come è tradizione, anche questa volta il Messina arriva ad Avellino in un momento difficile per gli irpini, senza sfruttarlo, con l’aggravante di peggiorare la propria situazione al di là di quello che i tifosi giallorossi si augurano sia un momentaneo ultimo posto, ma la difficoltà del prossimo impegno in casa del Catanzaro, ferito a Cerignola, non induce all’ottimismo.
Togliamo tutti i dubbi, innanzitutto: la sconfitta di ieri brucia tantissimo, perché sarebbe bastato avere un peso specifico leggermente maggiore per portare a casa almeno un punto e una tonnellata di autostima in più, essenziale in questa fase della stagione per un gruppo fondato su tanti ragazzi under 23. Sono stati tre punti regalati all’Avellino che non sarà una diretta concorrente in questo campionato, però lo scorso torneo insegna che in serie C bisogna guadagnarsi la salvezza partita dopo partita, senza fare la figura degli sprovveduti, come, purtroppo, invece ieri è capitato ai giovanotti in maglia nera.
Coprotagonista della messinscena in due atti totalmente diversi (buoni contenuti nel primo tempo, pessimi nella ripresa) è il mister Gaetano Auteri (voto 5) giunto al quarto schieramento difensivo totalmente diverso in altrettante gare, con un tourbillon di moduli sintomo di elasticità, ma anche di poca certezza nella caratura degli elementi a sua disposizione. Auteri ha lavorato quasi due mesi sul 3-4-3, con poche variazioni sul tema ed avendo alcuni punti fermi, ma, dal gol subito a Francavilla, ha cambiato direzione, forse inconsciamente condizionato dalla banalità dell’azione che ha portato al rigore decisivo per il risultato finale. Da quel momento, scompare dai radar Versienti, autore di due assist e mezzo contro Crotone e Virtus (il cross sprecato da Iannone di testa), ma soprattutto cursore di fascia instancabile e adattabile anche con la linea difensiva a quattro. Certo, non parliamo di Marcelo o Cafu, però, in una squadra senza esterni di ruolo, mettere come terzini due marcatori (Trasciani e Angileri) o un ex centrocampista centrale (Konate) provato in preparazione come intermedio destro a centrocampo, sicuramente non conferisce certezze o chiarezza al gruppo. Un gruppo, lo ricordiamo, che il ds Pitino, nella immediata vigilia dell’esordio con il Crotone, definì “in valutazione”, come se fossimo ancora alle prime amichevoli di luglio e non all’inizio di un campionato con ritmi forsennati e un calendario senza pietà per il Messina. Vedremo, presumibilmente dopo Catanzaro, se il ds avrà ultimato questa fase di esame, fermo restando che occorre scolpire sulla pietra il concetto secondo cui la programmazione di questa stagione da un punto di vista economico, finanziario, sportivo e tecnico è stata realizzata in modo totalmente concorde da proprietà, dg, ds e allenatore.
Nessuno può tirarsi fuori, così come nessuno, fino ad oggi, lo ha fatto. Quindi, serve urgentemente una presa di coscienza collettiva da parte di chi ha la responsabilità di avere costruito questa rosa e l’attuale organizzazione societaria, per trovare insieme le soluzioni a tutti i livelli.
Fatta questa lunga premessa, l’esame della prestazione collettiva e dei singoli del Messina al “Partenio” deve partire dalla differenza evidente tra primo e secondo tempo, dipesa non soltanto, come detto da Auteri nel dopo gara, dall’atteggiamento sbagliato di alcuni singoli o dai soliti errori, ma anche dal modo in cui mister Taurino ha giostrato le forze a sua disposizione, ovviamente di livello superiore rispetto al collega avversario.
Per cui, grandissimo Catania per il gol e per la prestazione volitiva fino al riposo, ma è bastato mettere un uomo a centrocampo che si dedicasse al raddoppio di marcatura per annullare l’attaccante milanese, frustrato a tal punto da prendersi un cartellino giallo nel vano tentativo di recuperare un pallone sull’ex compagno Russo (complimenti per la prima prestazione da titolare in maglia biancoverde dell’ex biancoscudato, rimpianto del presidente Sciotto che non è riuscito a confermarlo). A Catania, questo mix porta a una valutazione di 5,5 , 7 per il primo tempo, 4 per la ripresa da desaparecido. Tutto il resto della squadra risente della gara double face. Daga (5) sciupa le due ottime parate salva risultato del primo tempo con la sciagurata respinta a mano aperta proprio sui piedi di Russo in occasione del gol, Camilleri (5,5) va in affanno appena i biancoverdi aumentano i giri, così come Filì (5) che poi aggiunge anche un cartellino rosso, foriero di una squalifica per due giornate, mentre va meglio Angileri (6), unico non ammonito della difesa, così come Trasciani (6) favorito, però, paradossalmente, dalla sostituzione nell’intervallo.
Preoccupante l’involuzione del reparto fino ad oggi migliore della rosa, cioè il centrocampo, a partire da Marino (5) discontinuo seppure cerchi sempre di dare respiro alla manovra con lanci telecomandati sugli esterni, passando per Fiorani (5) che sembra stare con il freno a mano tirato, mentre Fofana (6) mantiene bene il campo per poi essere sostituito, forse pagando la compartecipazione nel presepe vivente inscenato nella propria area dal Messina quando nasce il gol della sconfitta.
Nullo l’apporto dei giocatori subentrati dalla panchina: Konate (4,5) è il segnale che innesca Russo facendolo uscire dal relativo torpore in cui era caduto nei primi 45’, Grillo (4) vaga senza costrutto perdendo sempre palla o mettendo cross fuori misura in un’area già poco presidiata da attaccanti, Napoletano (4,5) non la becca mai, Curiale (sv) aggiunge una presenza alla sua lunga carriera.
Già detto di Catania, restano gli altri due attaccanti, che riescono a non brillare granché nemmeno nella prima frazione di gioco, perché Iannone (5) manca proprio nel fondamentale del tiro e Balde (4,5) non riesce a giustificare la sua presenza in campo per tutti i 97’ incluso il recupero, almeno come centravanti, se non per il pallone consegnato subito a Catania in occasione dell’1-1.
Arriva, quindi, una serie di insufficienze per il Messina, dopo questa sconfitta di misura. Potranno sembrare eccessive, ma la pazienza deve essere meritata e, soprattutto, non si deve indulgere negli alibi, perché nello sport, questo, è un delitto imperdonabile. Ma per fortuna, c’è sempre una prossima partita per poter recuperare almeno un pizzico di orgoglio, anche se il prossimo avversario si chiama Catanzaro ed ha l’organico più forte di questa serie C.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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