Dopo sette giornate di campionato inizia ad essere abbastanza chiara la fisionomia del Messina costruito la scorsa estate con la filosofia del “tanto quanto”. Una rosa costruita male, affidandosi a troppi “wannabe” (leggasi calciatori con grandi potenzialità mai espresse), mandando via elementi di discreto spessore (su tutti Morelli), scartando la possibilità di mantenere il rapporto con chi era in prestito ma sarebbe rimasto con piacere (Piovaccari, Adorante, Marginean, Russo) e senza svenarsi.
LE SCELTE - La proprietà, subito dopo l’iscrizione, si è presa un periodo di riflessione in cui si sono prospettati scenari diversi rispetto alla scelta di confermare il dg e il ds della salvezza che portavano in dote un allenatore di nome e la promessa di una gestione oculata ed aperta agli apporti esterni soprattutto da parte della città. A tre mesi di distanza dall’inizio effettivo della nuova stagione, la barca del “tanto quanto” fa acqua da tutte le parti.
I NODI - La Giunta Comunale ha appena pubblicato una delibera in cui si affida al Messina l’utilizzo di “Celeste” (per gli allenamenti) e “Franco Scoglio”, per le gare ufficiali, secondo tariffari comunali (200 euro l’ora allenamento al Celeste, 250 al S.Filippo e 2.500 euro a partita), applicando un criterio di compensazione con le spese a carico della società del presidente Sciotto per "garantire il regolare funzionamento delle aree dell'impianto funzionali allo svolgimento delle partite di campionato ed il rispetto delle prescrizioni di sicurezza dettate dagli organi di controllo". Evidentemente il massimo che si poteva ottenere in questo momento, ma lontano dall’ipotesi “utilizzo impianti a costo zero in cambio di pubblicità” avanzata in estate dal management dell’Acr. L’Università di Messina, d’altro canto, ha messo a disposizione impianti e alloggi alla prima squadra per tutto il mese di agosto, ma adesso quei campi e le palestre avranno altri concessionari ed utilizzatori e non si è ancora formalizzata, da un punto di vista economico, la tipologia ed entità dei rapporti economici tra l’Ateneo e la squadra di calcio. Anche qui, la proposta del Messina, alla fine di agosto, sarebbe stata quella dello scambio alla pari “utilizzo impianti e alloggio per pubblicità”, ma adesso potrebbe arrivare il conto, scena già vista più volte nel recente passato. Alla voce entrate, tolta la raccolta spontanea tra i tifosi sull’onda della speranza seguita all’iscrizione e l’apporto sporadico di qualche operatore economico locale, solo lo sponsor di maglia venuto da una azienda con sede a Modica che rappresenta un marchio nazionale, poi tante promesse ma poca sostanza. Anche le problematiche legate alla vendita dei biglietti un po’ “anarchica” nelle prime due giornate casalinghe, con 5.000 presenti e poco più di 2.000 paganti, non hanno aiutato a dare carburante a questo progetto sportivo presentato, se ricordiamo bene, come avente una prospettiva triennale. Infine, non si può nemmeno iniziare a valutare l’idea di costruire un settore giovanile, poiché si tratta di un impegno che ha bisogno di tempo, risorse e tantissima pazienza prima di produrre un minimo di risultato, senza guardare a quelli sul campo, in questo caso con valore davvero relativo.
IL VERDETTO DEL CAMPO - La premessa extra campo non deve fare dimenticare ciò che è successo ieri al “Monterisi” di Cerignola, perché tutta la struttura organizzativa non ha ragione di esistere senza il mantenimento della categoria professionistica, e la prestazione dei biancoscudati in Puglia espone a scenari piuttosto foschi in assenza di interventi ragionati e massicci da parte della proprietà. Mister Auteri (voto 5) ha il merito di esporsi in modo sincero e coraggioso alle domande di fine partita, prendendosi le sue responsabilità sulle scelte di gestione nell’ultima settimana di lavoro. Lo schieramento iniziale prescinde da quanto visto a Crotone martedì scorso e si rivela una scelta improvvida anche perché, a questo punto, sembra finito il tempo degli esperimenti e delle valutazioni ed occorre vedere un Auteri che decida chi può fare parte di questo progetto e chieda immediatamente almeno i puntelli indispensabili a non precipitare in classifica. Ieri pomeriggio hanno deluso tutti, ma alcuni più degli altri perché avrebbero l’esperienza e le capacità tecniche per diventare leader ma continuano a latitare in questo ruolo. Partiamo dal “capitano di giornata” Nicolò Fazzi (4), impiegato da esterno di centrocampo, teoricamente una delle sue posizioni preferite, improduttivo in fase offensiva quanto distratto e molle nelle occasioni in cui deve contrastare gli avversari. L’esempio chiarissimo viene dall’azione del gol che chiude la contesa al 72’, quando Russo fa la figura di Cafu saltandolo come un birillo partendo dalla linea laterale. Un altro elemento da valutare con estrema attenzione è il portiere, posizione fondamentale in una squadra di calcio. Daga (5) ha responsabilità sul primo gol, ancora una volta per una respinta corta e al centro dell’area su un cross non proprio irresistibile, ma dà sempre impressione di incertezza lasciando sfilare palloni che dovrebbero essere aggrediti e non subiti. Del terzetto difensivo si salva solo Ferrini (6), mentre Filì (5) non si stacca dalla mediocrità e Trasciani (4,5) preoccupa per i segnali di involuzione rispetto al calciatore attento e cattivo visto lo scorso anno. Prova senza nerbo del centrocampo, perché Versienti (5) non si stacca dal compitino, fatto anche con una certa svogliatezza, Fiorani (5,5) resta nel campo delle pie intenzioni e Marino (4,5) fa la sua peggiore gara in biancoscudato con l’aggravante di regalare palla agli avversari per il rigore che porta al 3-0. L’attacco rappresenta in pieno la pochezza e la confusione di questo Messina. La punta centrale, acquistata per valorizzare la mirabolante idea di calcio portata avanti da Auteri, risponde al nome di Davis Curiale (4) il quale vaga per il campo senza nemmeno tentare di tenere palla, sovrastato dall’ex compagno di squadra ai tempi del Catania Blondett. Il resto che ruota attorno è paragonabile alla tappezzeria di un bar di quarta categoria, a partire da Balde (5) utile solo a fare sponde di prima al compagno situato al massimo un paio di metri prima di lui, passando per lo svolazzante Catania (4,5) specializzato nel saltare l’uomo e poi far rimpallare il cross su di sé per evitare il corner a favore, e concludendo con chi ieri sedeva in panchina dall’impalpabile Grillo (4,5), 30 minuti senza dare un segno della sua presenza, ai senza voto Zuppel e Napoletano, sballottati in posizioni di campo diverse nell’anarchico finale di gara. A proposito di panchina, Auteri fa entrare in campo anche i due migliori in campo a Crotone nella sfida di Coppa, vale a dire Konate e Fofana, che sfiorano la sufficienza (5,5 per entrambi) perché almeno ci mettono la gamba sempre, anche quando non dovrebbero, come il guineano su Tascone in piena area per il più classico dei rigori inutili. Brutta sconfitta, quindi, in tutti i sensi, ma bisogna cercare di ancorarsi a qualcosa e il concetto di riflessione sottolineato da mister Auteri nelle dichiarazioni del dopo partita deve essere la linea guida in questo momento. A patto che non sia limitato solo allo spogliatoio, perché questa riflessione e le conseguenti decisioni devono coinvolgere tutte le persone coinvolte in questo Messina, a partire dal presidente.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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