Impacchettata l'undicesima sconfitta e "impreziosito" il record stagionale con il percorso netto di otto trasferte, zero punti e un solo gol segnato, il Messina ha "raggiunto l’obiettivo" dell’ultimo posto solitario, visto che, nel turno infrasettimanale in cui la metà delle partite finisce zero a zero, gli uomini di Auteri non riescono a mantenere l’unico risultato possibile per una squadra incapace di concludere a rete in maniera pericoloss, almeno lontano dal “Franco Scoglio”.
UNA BRUTTA CHINA - La china sembra essere quella che ha condotto, negli ultimi campionati di serie C, piazze come Vibo o Cava de’ Tirreni ad un inglorioso ritorno tra i Dilettanti, epilogo facilmente pronosticabile al momento attuale, se non vi saranno decisi cambi di rotta, una considerazione particolarmente amara da sottolineare proprio nel giorno in cui il calcio a Messina “compie” 122 anni, una ricorrenza che bisogna prendere come riferimento per comprendere che non ci sono figure indispensabili o intoccabili affinché si costruiscano anche nella nostra città processi virtuosi (e non virtuali) attorno al pallone, fenomeno sociale fondato sui cosiddetti “cicli”, positivi partendo sempre dai risultati sul campo. I generici appelli alla mobilitazione generale non bastano e, anzi assumono la caratteristica delle cortine fumogene, spingendo gli osservatori esterni alle dinamiche societarie a chiedersi perché si ripete, dal maledetto 2008, una spirale negativa attorno al Messina.
RESPONSABILITA' NON COLPE - Non serve, in questo momento, identificare i colpevoli dell’ennesimo scempio, ma la responsabilità è un concetto che deve sempre stare al centro di tutte le considerazioni quando si valuta l’operato di un professionista, in qualsiasi campo. Il compito di un giornalista è quello di evidenziare i fatti ed esporre i punti di vista per dare ai lettori, ma anche ai protagonisti delle vicende raccontate, uno strumento per elaborare quanto accaduto. Non serve fare una analisi asettica della prestazione del Messina di ieri, basta dire che i sedici elementi in maglia biancoscudata utilizzati allo “Zaccheria” sono, quasi tutti, arrivati al loro limite massimo attualmente producibile, come affermato in modo inequivocabile da mister Daniele Cinelli nelle dichiarazioni post gara. Non si possono mettere voti o fare elucubrazioni tattiche o tecniche sulla prestazione del Messina a Foggia. Solo sperare che mister Auteri tiri fuori dal suo bagaglio di esperienza pluriennale qualche meccanismo virtuoso che consenta di ottenere punti nelle quattro gare che restano prima della sosta (Picerno e Taranto in casa, Juve Stabia e Crotone in trasferta). Già partire dal mettere i giocatori nei propri ruoli sarebbe un passetto importante, ma diciamolo sommessamente, per non turbare i delicati equilibri interni al Messina. Lo avevamo sottolineato anche in questa rubrica qualche settimana fa, precisamente subito dopo il primo ciclo di cinque gare ritenute impossibili pianificate dal calendario stagionale, l’obiettivo di staff tecnico e calciatori deve essere quello di accumulare più punti possibili fino al 23 dicembre, per poi rinforzare la rosa nel mercato di gennaio. Sperando stavolta in profili all'altezza e dentro il budget stabilito.
SOLUZIONI NON RECRIMINAZIONI - La palla dovrebbe quindi passare alla proprietà e ai responsabili della parte tecnica e organizzativa, ma cosa si può trarre dalle dichiarazioni frammentarie e dai comportamenti di Sciotto, Pitino e Manfredi? Qui occorre distinguere due piani nettamente contrapposti, uno “ufficiale” in cui solo il direttore generale si è palesato lunedì scorso ad “Antenna Giallorossa” su Rtp e l’altro “sottotraccia”, purtroppo alimentato da spifferi o venti impetuosi provenienti dall’interno della società che poi portano alla domanda ascoltata da un collega foggiano nella sala stampa dello “Zaccheria” sui problemi societari causa delle prestazioni pessime del Messina in campo. Purtroppo, questa è la percezione esterna data dal Messina nel mondo del calcio, e, d’altra parte, basta vedere una sintesi delle gare casalinghe, con il campo in condizioni pietose, gli spalti vuoti, le immagini del “Celeste” ingiallito, o leggere i commenti su qualsiasi vetrina social di tifosi giallorossi per assistere ad un panorama desolante. Tornando al concetto di responsabilità, l’ennesima stagione buttata via nasce all’inizio dello scorso mese di luglio, quando il presidente Pietro Sciotto sceglie di confermare le due figure chiave che lo hanno affiancato durante il girone di ritorno in cui il Messina ha costruito la salvezza nel campionato 2021-22. Pitino e Manfredi portano in dote mister Gaetano Auteri e questo trio convince la proprietà che, al di là della paventata ipotesi di non iscrizione della squadra al torneo di serie C, aveva in mente almeno due opzioni per la gestione tecnica ed anche per quella organizzativa, oltre che per il settore giovanile, prima quella del “sogno Zeman-Pavone”, poi la collaborazione con l’Empoli, partendo dal tecnico della Primavera toscana Buscè, con la dote di un nucleo di calciatori cresciuti con lui all’interno della società del presidente Corsi. Questa considerazione, è bene precisarlo, aggrava il grado di responsabilità, che resta in capo alle stesse persone che ora dovranno, volendolo e sperando nell'ennesimo miracolo, apportare i correttivi giusti. Il ticket Pitino-Manfredi-Auteri-Coppola, in tempi diversi, quindi, nasce all’insegna del “calcio sostenibile”, riduzione del budget, pianificazione pluriennale, costruzione di una organizzazione societaria duratura. Dopo quasi cinque mesi si può dire che il monte ingaggi, secondo i dati rilevati dai contratti depositati in Figc, arriva a circa 1,25 milioni di euro, nella media della serie C, la rosa costruita in un mese e mezzo di mercato estivo ha evidenti lacune in ruoli fondamentali per attuare il credo tattico dell’allenatore, l’apporto degli sponsor è risibile, l’impressione generale è sempre quella della catastrofe imminente, con i soliti rumours da dare in pasto ai tifosi per giustificare il pessimo rendimento sportivo. Realtà e percezioni, con il campo giudice supremo. Non è catastrofismo ma timore che mentre si invita alla calma, crolli definitivamente il terreno sotto i piedi. Per cui l'allarme va lanciato.
AZIONE NON REAZIONE - Sullo sfondo, le consuete cordate, proposte di acquisto, collaborazioni societarie, rimaste sempre nell’ambito delle ipotesi suggestive o, in certi casi, agghiaccianti, con smentite ufficiali a dichiarazioni ipotetiche fatte in altri contesti ambientali. In tutte queste situazioni, resta sempre presente la figura del direttore generale Manfredi, considerato un puntello fondamentale dallo stesso presidente Sciotto in qualsiasi scenario alternativo a quello poi concretizzatosi. Così come altre figure chiave nell’assetto organizzativo, inserite dal suo predecessore nel ruolo, Pietro Lo Monaco, a costituire una macchina che ha almeno quattro “anime” (Sciotto, Manfredi, Lo Monaco, Coppola), non proprio facilmente conciliabili. Infine, un cenno all’unica parte che sta facendo il proprio dovere, anche se viene spesso messa sul banco dei responsabili, ovvero i tifosi. Una parte consistente dello “zoccolo duro” non segue più sugli spalti, i gruppi organizzati sono schierati sulla linea della contestazione alla proprietà, ma sono sempre presenti in tutti i campi esterni e, ieri, hanno esposto uno striscione a sostegno di Claudio, pompiere tifoso foggiano, alle prese con una lotta molto più seria rispetto a quella della salvezza. La foto che accompagna questo pezzo è dedicata a loro, sperando di condividere, presto, tutti insieme, tempi migliori. Perché il calcio è passione, gioia, sogni, non solo patimenti o sacrifici. Teorie, inseguimenti e delusioni. È passione, che ti porta anche ad eccedere ma è il senso di questo "gioco".
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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