Quattrodici punti in sette partite, con una media che viaggia, nello stesso periodo della stagione, al livello delle prime due in classifica, Catanzaro e Crotone, capaci di fare una corsa a parte nel girone meridionale di Serie C. L’andamento dei risultati di questo 27° turno consegna al Messina la possibilità di portarsi a 5 punti dalla salvezza diretta, per la prima volta dall’inizio del campionato una distanza minore rispetto a quella dall’ultimo posto che consegna la retrocessione diretta. E, domenica prossima, c’è proprio il fanalino di coda Fidelis Andria da accogliere al “Franco Scoglio” per ampliare il solco e chiudere almeno la pratica relativa al pericolo di andare in D senza nemmeno sperare nel ricorso ai playout, ovvero la condizione in cui il Messina si trovava poco più di un mese fa, quando ancora non era arrivata la rivoluzione di Gennaio in casa biancoscudata.
Ezio Raciti (voto 6,5 per la gara di ieri) continua a battere sul tasto “ogni partita è una finale”, perchè non può consentirsi di abbassare la guardia, anche se qualche scelta nella formazione iniziale può avere creato grattacapi, alla luce di ciò che è successo durante la gara. Le condizioni di Ferrara, secondo l’allenatore biancoscudato, non consentivano di confermare la coppia centrale difensiva delle ultime gare interne, ma ciò ha comportato l’utilizzo di un Helder Baldé (5,5) apparso fuori dal contesto di una gara da interpretare senza sbavature. Il portoghese si rende conto di non essere al top e spazza quando potrebbe avere qualche difficoltà sul pressing avversario, però gli affanni sugli attacchi rossoblù palesati soprattutto ad inizio del secondo tempo sono troppo evidenti per non costringere la panchina a rimettere in campo Ferrara (6,5), la cui presenza rimette a posto la fase di contenimento proprio quando la Gelbison provava ad arrivare verso la porta del Messina mettendoci fisico e palloni alti da riconquistare.
Prova complessivamente positiva da parte di tutto il reparto difensivo biancoscudato, che soffre nei momenti in cui la squadra tende a sfilacciarsi lasciando qualche spazio in più tra le linee arretrata e di centrocampo. Berto (6,5) si disimpegna senza concedere troppo, così come il ripescato Trasciani (6,5) impegnato nei primi 45’ a coprire anche la zona di Baldè e poi dedicatosi anima e corpo a limitare Tumminello, Sane e De Sena in una serie di duelli basati su tempismo e fisicità. A sinistra torna a livelli accettabili, dopo il primo tempo appannato contro l’Audace, Celesia (6,5) presente in fase di copertura ed anche nei rari, ma interessanti, tentativi di proiezione offensiva. In quella zona del campo, l’ex Torino ha l’assistenza, nei 20’ finali, di Versienti (6) che si applica nel lavoro di disturbatore delle trame imbastite dai cilentani sulla loro fascia destra di attacco. I due gol riempiono gli occhi, ma, senza la parata di Fumagalli (6,5) al minuto 52, l'impresa sarebbe diventata davero in salita. Il portierone chiude la porta all'attaccante campano che usa il sinistro, non il suo piede preferito, ma non ha la fortuna del jolly pescato dalla distanza nel primo tempo. "Fuma" mette la firma su questa vittoria.
Il risultato pieno viene mantenuto dal lavoro degli operai presenti in squadra, tra cui spiccano i due mediani posti a diga della difesa e pronti a sostenere i tentativi offensivi. Fiorani (6,5) fa una partita di grande sostanza, diventando probabilmente la prima “riserva” di questa squadra nel finale di campionato, perché tampona con grande tenacia, ripulisce diversi palloni e poi assiste in modo costante il lavoro in primis del suo compagno più vicino, quel Lamine Fofana (6,5) tornato in campo a dimostrare la differenza che fa avere a disposizione uno come lui, abile a spuntare all’improvviso tra le pieghe della partita quando serve.
Esaurita la valutazione di chi si è fatto in quattro per correre, tamponare, sporcare le azioni avversarie, passiamo al livello “artistico” di questo gruppo, quello dei piedi buoni, anche se, prima di trattare dei solisti, occorre pensare ancora a uno che si sbatte per tutti i minuti in cui resta in campo, ovvero il signor Leonardo Perez (6), preziosissimo per il cosiddetto lavoro sporco, che, però, oggi prende quel mezzo voto in meno dovuto all’occasione fallita al 53’, quando scivola davanti ad Anatrella, oltre che per un paio di situazioni in cui non riesce a trovare il tempo giusto per aggredire davvero la porta, quello che ci si aspetta da un attaccante come lui, ma ci sarà tempo e modo per vederlo anche in questa veste, ne siamo sicuri.
I tre fantasisti che operano alle sue spalle sono quelli che illuminano la partita con le loro giocate, pur se uno di loro è l’assoluto protagonista: Oliver Kragl (7,5) fa due gol da alieno rispetto alla categoria, il primo con un gioiello di coordinazione e tecnica, il secondo fatto di caparbietà e forza fisica, sfiorando la tripletta con una giocata arrogante e quasi irridente in quel tocco di esterno sinistro sul quale finisce la sua presenza in campo, colpito alla caviglia da un pestone. L’apprensione con cui in queste ore i tifosi del Messina attendono notizie sulle sue condizioni fisiche dà la misura di quanto questo tedesco dal carattere mediterraneo stia entrando nel cuore di chi ama il calcio nella nostra città. Si spera che, con un po’ di ghiaccio e di riposo calibrato, il numero 69 possa ribaltare altre squadre, a partire dal prossimo avversario, quella Fidelis Andria che si sbarazzò con irridente facilità del Messina nella gara di andata. Ortisi (6,5) alterna giocate molto promettenti a momenti di relativa calma, però si intravvedono delle qualità che potranno servire tanto nel rush finale del campionato, sia nel ruolo di sottopunta che in quello di esterno, posizioni adatte alle caratteristiche del talentino siracusano. Si attendeva la sua prima prova da titolare e Ragusa (6,5) non ha deluso le aspettative di chi sapeva quanto possa essere complesso ritrovare il ritmo partita dopo tanti mesi di lontananza dal campo. Il buon Antonino si amministra con saggezza, confeziona l’assist dalla bandierina con un destro telecomandato per raggiungere il magico sinistro di Kragl almeno una quarantina di metri lontano, poi impegna almeno un paio di avversari a marcarlo, inventandosi qualche giocata mancata di un pelo dietro cui si nasconde quello che questo calciatore potrà dare una volta acquisita la condizione minima.
L’ultima mezz’ora al posto di Ragusa se la gioca Marino (6) impiegato nella stessa zona dell’ex Lecce, pronto subito ad entrare nello spirito della partita, dimostrando di essere anche lui recuperato alla causa dopo un periodo in cui sembrava essere caduto in fase depressiva. Ultimo, ma non in una ideale graduatoria di merito, ecco Curiale (6), vivo e reattivo in modo incoraggiante, riesce finalmente a vincere qualche duello con il proprio marcatore e, quindi, si rende utile in un momento fondamentale della gara, quando si doveva soffrire tutti insieme. In sala stampa, anche il buon Davis viene citato da Raciti tra i “valori aggiunti” di questo gruppo in termini di esperienza e guida dei compagni, in campo e fuori.
Una ulteriore prova che, per continuare questo ancora lungo e accidentato cammino verso la salvezza, il Messina avrà bisogno di tutti, non solo all’interno del rettangolo di gioco, perché questa vittoria deve andare in archivio e dovrà essere seguita da tante altre, con il sostegno non solo dei quasi 200 innamorati della biancoscudata presenti ieri ad Agropoli, ma anche di coloro i quali, speriamo già da domenica prossima, vorranno venire numerosi sugli spalti del “Franco Scoglio”.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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