Il Messina fallisce l’appuntamento con la vittoria proprio quando serviva per dare impulso alle speranze di salvezza diretta, ma soprattutto i tre punti avrebbero, forse definitivamente, fiaccato quelle dell’avversario di turno, la Fidelis Andria, di evitare l’ultimo posto a fine campionato. I risultati concomitanti di Potenza e Gelbison non avrebbero consentito comunque di ridurre le distanze dal 15° posto, ma, battendo i biancoazzurri di mister Trocini si sarebbe materializzato il sorpasso alla Turris, solo agganciata, almeno per il momento, e si sarebbe potuto far sentire il fiato sul collo del Monterosi. Inutile piangere ulteriormente sul latte versato, ma, a dieci partite dalla fine della stagione regolare, non ci si può permettere di sprecare occasioni come quelle create ieri pomeriggio, proprio in una partita di quel tipo, bloccata, forse, da eccessivo tatticismo. Infatti, la Fidelis ha puntato esclusivamente sul pareggio, ma il Messina si è preoccupato troppo di non sbilanciarsi, senza aggredire, ma puntando più sul palleggio e la ricerca della giocata dei propri elementi di maggior spessore tecnico.
Nella conferenza stampa della vigilia, Ezio Raciti (voto 5) ha detto che avrebbe scelto la formazione iniziale valutando attentamente il lavoro svolto dal gruppo durante la settimana, ma lo schieramento presentato al fischio iniziale non si è rivelato essere adatto all’obiettivo di imporre il ritmo della partita ed il risultato finale è stato determinato anche da questo atteggiamento non proprio aggressivo, oltre che, ovviamente, dagli episodi clamorosamente negativi. Non serve ragionare in termini di possibili medie da tenere per evitare il declassamento, ma le prossime 6 tappe del campionato saranno, per forza di cose, decisive, ed occorre avere la massima concentrazione per evitare eccessivi rimpianti a campionato finito. Saranno 4 impegni in trasferta, con il primo sabato prossimo a Latina cui seguiranno tre scontri diretti da quello di Viterbo col Monterosi, al doppio turno esterno consecutivo contro Potenza e Turris, sfide intervallate da Monopoli e Pescara che arriveranno al “Franco Scoglio”.
Occorre che il tecnico, insieme allo staff e al ds Logiudice, facciano fronte comune per elaborare una strategia di gestione delle forze disponibili, pensando al sodo, senza esperimenti eccessivi e con un occhio attento al futuro prossimo. Ma, in queste settimane, appare chiaro che si gioca una fetta importante del destino di questo Messina e sarebbe bello ci fosse, una volta tanto, un fronte compatto al fianco di questo gruppo, e non la caccia al capro espiatorio o la ricerca di alibi. I tifosi organizzati, pur se ridotti nel numero rispetto ad un passato ormai sempre più lontano, lo hanno capito e sostengono con passione, sia in casa che fuori, la squadra, mantenendo la contestazione alla proprietà, ma il calcio professionistico non può essere un fatto di interesse solo per qualche migliaio di “malati”, a meno di esserci definitivamente rassegnati alla mediocrità.
Tornando al match contro l’Andria, Raciti fa delle scelte tattiche e di uomini pensando più ai potenziali pericoli dell’avversario che non a far risaltare le doti della rosa a sua disposizione e, alla fine, si incarta mettendo a centrocampo Marino (5) in una posizione da trequartista con il compito, abbastanza ben eseguito, di schermare Arrigoni, ma il numero 4 biancoscudato non riesce mai a trovare il tempo per inserirsi e, solo raramente, gioca con la rapidità di piede e di pensiero indispensabili per essere efficaci in quel ruolo. Esperimento da non riprovare, così come quello di dare i galloni da titolare a Davis Curiale (4,5), il quale si muove bene se compariamo la prestazione dell’ex Vibonese con le apparizioni opache mostrate in questo torneo, ma l’errore in avvio di ripresa a porta vuota, senza avversari nei paraggi, è davvero disarmante, più per la postura con cui si approccia al pallone che non per il risultato da “mai dire gol”. Il tecnico biancoscudato lo tiene in campo fino al minuto 70, ma la partita di Curiale finisce su quella clamorosa occasione sprecata per cercare di dare un senso alla sua esperienza con la maglia del Messina. Con tutto il rispetto che si deve ad un professionista corretto, ma probabilmente quella di ieri, a meno di clamorosi eventi, è la sua ultima gara da titolare in biancoscudato, il suo rilancio definitivo una scommessa persa dal “motivatore” Raciti. Detto ciò, la mancata vittoria non è responsabilità solo del suo errore, perché la prova di squadra, seppur volitiva, non ha espresso quella lucida determinazione dimostrata in altre occasioni dal collettivo.
In porta, Fumagalli (6) si disimpegna bene sull’unico tiro nello specchio della porta scagliato da Micovschi nel primo tempo, che sembrava più un cross fuori misura, ma l’estremo difensore bergamasco prende un cartellino giallo pericoloso perché avvicina la possibile squalifica per somma di ammonizioni. La difesa non è sottoposta a stress eccessivo dall’attacco meno prolifico del girone, ma i singoli si disimpegnano abbastanza bene, soprattutto Berto (6,5) ormai adattatosi con buona lena al compito di esterno, interpretato senza demeritare in fase offensiva, confezionando anche l’assist non trasformato dallo sciagurato Davis, impresa imitata da Ferrara (6) nel finale di gara, quando un suo anticipo nella metà campo avversaria casualmente finisce a Perez, ma Savini chiude lo specchio in uscita disperata. Trasciani (6) è puntuale nelle chiusure, mentre Celesia (5) mostra poca intraprendenza dedicandosi più alla cura, non sempre fruttuosa, di Micovschi. Al 56’ l’ex potentino è sostituito da Versienti (5,5) poco incisivo ed anche esitante quando invece serviva gamba e cattiveria agonistica per sfondare sulla corsia mancina.
Diversa la valutazione per i due centrocampisti piazzati davanti alla difesa, perché Mallamo (5) non riesce ad esprimere la sua solita lucidità, mentre Fofana (6,5) si cala nella parte dell’interditore e cerca di fare le veci del talentino di proprietà del Parma in fase di rifinitura, con tanta volontà, ma non sempre con la giusta precisione. Nella ripresa, ha quasi 25’ a disposizione anche Fiorani (5,5) un po’ imbottigliato nella concitazione con cui la squadra prova a creare il gol della vittoria, così come Ortisi (5), che si vede pochissimo. Altro subentrato deludente è Perez (5) sulla cui valutazione, nei quasi 40’ disputati, pesa in modo decisivo la palla gol avuta nei minuti finali, sprecata per un controllo non proprio preciso e la conclusione troppo piatta, un errore grave per chi fa l’attaccante di mestiere da diversi anni. Pochi minuti concessi anche a Zuppel (sv), un tempo troppo esiguo per decidere qualcosa.
Infine, i due “fuoriclasse” della compagnia, non decisivi sul risultato finale. Ragusa (6) strappa la sufficienza partendo dal presupposto che non ha il passo per tenere botta al suo livello durante la gara, anche se si sono intravisti sempre più spunti di classe, penalizzati dalla marcatura molto stretta a lui riservata. Peccato per il gol mancato al 61’, ma è stato l’errore al tiro meno evidente della giornata. Kragl (6,5) fatalmente cala alla distanza, ma fa un’altra partita intera malgrado la botta presa alla caviglia nella gara contro la Gelbison e la settimana di allenamento a scartamento ridotto. Nel primo tempo delizia con giocate di livello superiore mulinando il sinistro, non trova, però, la botta giusta dalla distanza. In casa, deve aggiustare la mira, speriamo lo faccia nelle prossime esibizioni al “Franco Scoglio”, ma soprattutto in trasferta, dove si vedrà quale sarà il destino di questo gruppo, ancora in grado, nonostante tutto, di tenere nel mirino quella salvezza che avrebbe davvero il sapore dell’impresa sportiva.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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