In un’altra situazione di classifica, o comunque in una fase diversa della stagione, la sconfitta del Messina contro l’Audace Cerignola sarebbe stata considerata un incidente di percorso da superare in fretta, ma adesso mancano dodici partite alla fine della stagione regolare, i punti di distacco dalla zona salvezza diretta restano 7 ma su un Potenza che non ha nulla a che fare con i bassifondi della graduatoria e, comunque, qualche risultato favorevole da parte di potenziali obiettivi da puntare non rinforza le speranza di evitare gli spareggi post season.
Bene fa l’allenatore biancoscudato a ricordare da dove è partito il suo cammino in panchina, serve recuperare il senso della realtà, ma oggi mister Raciti (voto 5,5) non ha avuto la lucidità nell’indovinare lo schieramento iniziale più adatto ad una partita che doveva essere impostata sulla cattiveria e la voglia di imporsi su un avversario che viene considerato, giustamente, la vera rivelazione del torneo. Invece, è stato il Cerignola a fare la parte della squadra umile di categoria totalmente focalizzata sul risultato e, quindi, il Messina smorza quella piccola sensazione di entusiasmo che aveva accompagnato il mese di gennaio e si era mantenuta viva anche dopo il pareggio in rimonta di mercoledì scorso contro il Giugliano.
RIPARTIRE CON TESTA E CUORE - Adesso, serve ritornare subito sul pezzo, leccarsi le ferite e fare una settimana intera di lavoro senza distrazioni, preferibilmente su un terreno di gioco degno di questo nome, ma questo è un tema che sembra non possa essere toccato senza scatenare reazioni sdegnate da parte di chi gestisce gli impianti sportivi, cioè il Comune di Messina, capace di reperire fondi, assegnare compiti e incarichi, ma non di mettere in una condizione dignitosa né il manto erboso del S.Filippo né quel che resta dell’erba al “Celeste”, dove questo gruppo continua a svolgere gli allenamenti settimanali, rischiando articolazioni, tendini e muscoli tra un cespuglio e l'altro di erba non meglio identificata, fango e buche di vario genere. Domenica prossima si giocherà ad Agropoli, un campo in erba naturale ristrutturato da poco, utilizzato dalla Gelbison per le gare casalinghe, ma, paradossalmente, il Messina si troverà a giocare in trasferta con superfici più adatte a una squadra che deve provare a fare punti, rispetto a quando sarà al “Franco Scoglio”, dove diventa complicato anche indovinare quale sarà la traiettoria di un pallone rasoterra, come si è visto anche ieri nella fase della gara in cui i biancoscudati dovevano provare a velocizzare la manovra.
Nessuna scusa o alibi, ovviamente, ma questa situazione deve essere affrontata in modo serio nel più breve tempo possibile, perché si rischiano figuracce a continuare con la tattica dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia, in questo caso abbondante dalle parti della vallata S.Filippo. Quindi, sarebbe saggio trovare una alternativa al campo per il lavoro settimanale e vedere quale possa essere la soluzione tampone per sistemare il prato del “Franco Scoglio”, ricorrendo a interventi da parte di una ditta specializzata non solo nella manutenzione ordinaria.
LE RAGIONI DELLO STOP - Tornando alla stretta attualità sportiva, ieri il Messina ha regalato il primo tempo agli avversari, non solo per l’atteggiamento tattico conservativo, quanto per una scarsa propensione alla lotta denunciata anche dai pochi contrasti vinti e dalle scarsissime occasioni da gol, riassumibili in un tentativo di Perez e un paio di tiri dalla media distanza sui quali Saracco ha dovuto solo sperare che le buche presenti nella sua area non gli creassero qualche rimbalzo maligno. E’ pur vero che le linee di centrocampo e difesa molto fitte hanno impedito che l’Audace creasse problemi, ma, alla fine, è risultata fatale l’unica falla sul corner da parte di Konate e Perez, in condominio con il vento fortissimo, a portare il gol decisivo.
LE PAGELLE - Fumagalli non può nemmeno essere valutato perché prende un gol su colpo di testa da un metro e poi fa zero interventi in 95’. Il reparto arretrato tiene bene contro un attacco in cui il marocchino Achik fa la parte del fenomeno, praticamente immarcabile nelle sue incursioni che, però, non vengono finalizzate dai compagni proprio per la capacità dei centrali difensivi messinesi di chiudere l’ultima giocata, oltre che per qualche imprecisione degli avanti in maglia gialla. Su tutti, spicca Ferrara (6,5), meno appariscente Helder Baldè (5,5) che ha sulla coscienza il gol divorato di testa all’80’, ma complessivamente non fa errori in copertura. Berto (5,5) fa un passo indietro rispetto alla prova eccellente contro il Giugliano, mentre è un gradino più in basso Versienti (5), che inizia da laterale di attacco e finisce come terzino sinistro distratto e senza mordente quando si spinge in avanti, oltre che senza forza e fiato nei minuti finali del match. Male Celesia (5) stanchissimo e fuori contesto nei 45’ concessigli da mister Raciti, dopo una settimana in cui aveva fatto gli straordinari sulla fascia sinistra.
A centrocampo c’è un calciatore che non delude mai le aspettative, si chiama Andrea Mallamo, ha 20 anni ed è l’unico a spiccare nei primi 45’, con recuperi palla, giocate rapide e precise, passo da leader, cercando anche di mettersi la squadra sulle spalle nell’ultima mezz’ora, quando il Messina avrebbe meritato il pareggio per la volontà e le occasioni sprecate di un soffio. Voto 7 per il gioiellino di proprietà del Parma, penalizzato da una espulsione per un doppio giallo, ma la prima ammonizione è una invenzione del mediocre Perri della sezione di Roma 1, un arbitro che non ha fatto errori decisivi ma ha gestito in modo indecente una partita tranquilla, concedendo perdite di tempo, sorvolando su falli evidenti e distribuendo cartellini a caso nella ripresa. Accanto a Mallamo, Raciti all’inizio mette, con scarsi risultati Konate (5), inutile se devi proporre gioco, imposto per fare da scudiero al compagno di reparto più vicino a lui e talentuoso, ma quando al posto del guineano entra Fiorani (6), la musica cambia, pur se l’ex Ascoli non è molto appariscente, ma si batte senza paura e prova anche a dare una mano in avanti.
Lo staff tecnico del Messina aveva una serie di scelte abbastanza assortite nel reparto avanzato, ma, alla fine, si incarta e un segnale di questo inceppamento lo si vede nell’incertezza attorno alla presenza di Kragl al fischio di inizio. La motivazione, come riferito da Raciti in sala stampa, era un malore del tedesco, con inclusi problemi intestinali, ma il numero 69 biancoscudato resta in campo per la prima volta 95’ accendendosi solo per pochi minuti, a volte intestardendosi nel tentare la botta da distanza siderale ed in posizioni precarie, invece di servire i compagni meglio piazzati. Kragl (5,5) anche a mezzo servizio vale tanto, ma deve ritrovare freddezza e determinazione evitando errori come quello che, in pieno recupero, crea le condizioni per il secondo giallo a Mallamo causato da un appoggio all’indietro fatto con leggerezza. La sincerità con cui si scusa immediatamente col compagno fa capire che lui ha compreso e non ripeterà simili sbagli.
Dalla parte opposta del campo arriva l’esordio, dal 46’, di Ortisi (5,5) che resta con il colpo in canna fino al termine, anche se l’assist per Curiale al 76’ è delizioso, facendo intravvedere le sue qualità, sicuramente utili nel prosieguo della stagione. Infine, il bouquet delle punte, messe tutte in mostra da Raciti, ad eccezione di Zuppel. Perez (5,5) mantiene sempre le promesse quando si tratta di aiutare i compagni, ma spreca l’occasione capitata sul suo destro al 50’ a conclusione di una stupenda triangolazione di prima passata dai piedi di Kragl e Balde. Un vero peccato, perché in quel momento, poteva svoltare la gara ed il campionato del Messina. Accanto all’ex Virtus Francavilla in avvio c’è Ibou Balde (5,5), meno brillante rispetto alle ultime strabilianti prestazioni. Lo spagnolo si incarta troppe volte con il pallone tra i piedi nei primi 45’ poi si giova della partenza a ritmi più intensi della squadra nella ripresa e fa lo spunto dal quale nasce una ottima chance mancata di un soffio da Ferrara e Berto in proiezione offensiva.
I due attaccanti di inizio gara lasciano il campo nel finale, in cui servivano forze fresche per rimontare, a Ragusa e Curiale. Ragusa (6) non fa sfracelli, ma si sapeva che il numero 90 biancoscudato per adesso non ha la condizione per poter far realmente paura agli avversari, però alcuni spunti fanno intravvedere che ci sono le premesse per avere presto il ritmo partita e iniziare ad essere un fattore determinante. Curiale (5), invece, resta nel suo limbo di buone intenzioni, è impreciso e sfortunato quando ha sul piede un pallone difficile da governare ma abbastanza ghiotto sull’assist di Ortisi citato in precedenza, poi non dà mai l’impressione di potere incidere. L’immagine plastica della sua stagione è il suo restare dietro al difensore senza aggredire la palla su un cross uscito dalla caparbietà di Ragusa in prossimità del 90’.
Purtroppo, il suo riscatto è ancora rinviato, così come la speranza del Messina di dare una accelerata decisa al cammino verso la salvezza, che rimane irto di difficoltà, ma, dopo la serie positiva avviata dall’avvento di Raciti e il sontuoso mercato di riparazione gestito dal nuovo ds Logiudice, sarebbe davvero un delitto non tentare di riprendere subito la marcia già da domenica prossima sul campo della Gelbison, dove i biancoscudati dovranno di nuovo avere lo spirito giusto per affrontare e vincere la sfida, malgrado tutto e tutti.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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