Vincere le partite equilibrate fa la differenza tra chi riesce a fare un campionato tranquillo o anche ambizioso e le squadre costrette a lottare per la salvezza. Il Messina ieri sera al “Franco Scoglio” non è riuscito a ripetere quanto fatto contro l’Avellino e la Casertana, squadra composta da calciatori di spessore ed esperienza ancora non in condizione, ha portato a casa un punto meritato, ma resta il rammarico, in casa biancoscudata, per un mancato risultato positivo che avrebbe proiettato fuori dalla zona playout, anche se parlare di classifica in questo momento della stagione appare forzato.
Giacomo Modica (voto 6), nelle dichiarazioni di fine gara, oscilla tra l’orgoglio per la ritrovata sintonia con il pubblico frutto dell’evidente massimo impegno profuso dai suoi uomini e dagli sprazzi di bel gioco offerti e la consapevolezza di dover scontare il divario tecnico con tante avversarie costruite in modo diverso rispetto alla sua rosa. Il continuo riferimento al minutaggio (risorsa utilizzata da quasi tutte le squadre nella categoria) e a qualche errore di gioventù commesso dai singoli non è un alibi, ma una constatazione che il tecnico del Messina fa per evitare eccessive aspettative e chiedere pazienza al pubblico e maggiore lavoro al suo gruppo di calciatori capaci, fino ad oggi, di seguirlo sulla strada del sacrificio e dell’applicazione a un atteggiamento in campo prima del modulo o del credo calcistico. Le prime sei partite hanno fatto vedere una squadra ancora non compiuta, con idee chiare, grande corsa, alcuni elementi dotati di buona tecnica, ma soggetta a distrazioni fatali, sia in fase di possesso che quando si tratta di difendere.
Da qui l’esposizione agli episodi per determinare l’esito di ogni singola partita, quindi occorre capacità massima, da parte dello staff tecnico, nella gestione mentale della rosa a disposizione, senza mai far calare il livello della tensione, come sottolineato da Modica nel dopo partita al momento in cui ha citato gli attaccanti che devono essere più concreti e incisivi se vogliono sentirsi davvero in competizione per un posto in squadra.
Temi da esaminare con cura già partendo dalla gara di domenica prossima contro il Giugliano, di nuovo al S. Filippo, per capire dove potrà arrivare questo Messina.
Andando ad un esame il più possibile obiettivo delle prestazioni dei singoli, ieri si possono registrare pochi picchi in positivo, mentre è innegabile l’impegno assoluto di tutti gli effettivi impiegati.
Fumagalli (6,5) resta praticamente inattivo fino al primo minuto di recupero, quando Toscano lo costringe a un bell’intervento in tuffo su rasoterra, ma non si tratta di una serata tranquilla perché comunque gli avversari riescono a trovare spazi, ma sono imprecisi nella rifinitura o nelle conclusioni, al netto del palo pieno preso da Curcio nel primo tempo. La coppia centrale difensiva funziona abbastanza bene rendendo praticamente inoffensivo un attaccante come Montalto, con Manetta (6,5) su standard sempre alti e Ferrara (6) capace di sopperire con decisione ed esperienza alla sua poca rapidità nel breve. Qualche dolore in più sulle corsie laterali, soprattutto nella consueta parte sinistra, dove nel primo tempo imperversa Carretta, sostituito da Cangelosi che non lo ha visto in modo positivo (misteri del calcio), mentre a destra il babau Curcio si vede “solo” sullo stacco imperioso di testa al 21’. Ma la prestazione di Lia (7) non è solo limitata a togliere ossigeno all’unico bomber (fino a ieri) dei falchetti, perché il numero 7 biancoscudato tiene in apprensione la difesa campana per tutta la partita. Dalla parte opposta, invece, come ormai è noto a tutti, vengono le dolenti note, anche se Ortisi (6) riscatta qualche fisiologica incertezza in fase difensiva con il filtrante per Ragusa che porta al gol, quando si sposta nel ruolo più congeniale di mezzala sinistra. No comment sulla mezz’ora abbondante passata in campo da Tropea (5), nei confronti del quale occorre solo avere pazienza e dare quella carezza simbolica che Giacomo Modica ha più volte citato parlando dei suoi ragazzi, specie di quelli più giovani. Il calciatore classe 2004 di proprietà dell’Empoli avrà modo di dimostrare in futuro le sue capacità, anche da esterno sinistro difensivo.
Minuti importanti per Giunta (6), che aveva la necessità di riprendere il contatto con l’impegno agonistico dopo 40 giorni di assenza per la distorsione al ginocchio che lo ha costretto a guardare i compagni dopo l’esordio a Cerignola. Oltre un’ora in campo per il ragazzo messinese che ha alternato giocate di sostanza a momenti di pausa, ma servirà la corsa e dedizione assoluta, caratteristiche in possesso di questo calciatore. Conferma per Frisenna (6,5), diventato perno del centrocampo biancoscudato, sempre titolare e senza quasi mai uscire dal terreno di gioco, ieri costante nel fare legna e provare a dare ritmo alla manovra. Segnali positivi anche da Franco (6,5) più presente nelle trame di gioco, con qualche passaggio a vuoto, però continuo nel dare sponda sicura ai compagni sia in avvio del fraseggio dalla linea difensiva che quando si trattava di recuperare qualche pallone o situazione di squilibrio in campo. Deve prendere con decisione, e al più presto, i galloni di leader.
Note contrastanti vengono dalla linea offensiva, perché occorre maggiore continuità nel proporsi al tiro per fare diventare veramente pericolosa la grande mole di gioco prodotta dal Messina durante la maggior parte delle gare disputate. Il trio di attacco inizialmente schierato va, invece, a corrente alternata: Cavallo (6) ha lo spunto giusto pendendosi quando si tratta di rifinire o puntare alla porta, Emmausso (6) a sinistra resta sempre sospeso tra la giocata apparentemente leggera e il colpo di genio, come quello che smarca per la botta decisiva, al 58’, Plescia (6), ma il centravanti ieri non aveva attivato il killer instinct sprecando le tre occasioni in cui poteva far male alla Casertana e cambiare l’inerzia della gara. Se a questo aggiungiamo il conflitto personale con l’arbitro di turno, che lo vede troppo tendente ad andare a terra invece che brutalizzato dal suo marcatore, ecco servita una prestazione con più ombre che luci. Modica ieri, come da manuale del 4-3-3, ha sostituito l’intero reparto di attacco, ricorrendo, prima di tutti, a Nino Ragusa (6,5) che diventa l’arma decisiva per passare in vantaggio, perché inizia a creare grossi problemi alla Casertana, fino all’azione del gol, e poi dimostra di avere una grande voglia di incidere che dovrà essere sfruttata al meglio dal tecnico biancoscudato in questo campionato. Meno pesanti gli ingressi degli altri due attaccanti, soprattutto per il poco tempo a disposizione, ma non soltanto a causa di questo. Leggermente più determinato Luciani, che però non riesce a trovare, ancora una volta, per una inezia, lo spunto giusto in area avversaria, mentre Zunno stenta ad essere concreto ed essenziale negli scampoli di partita concessigli negli ultimi turni.
Nessun voto per entrambi, però serve più cattiveria e determinazione per avere maggiore spazio. Un incitamento più che un rimprovero da estendere a tutti i ragazzi in biancoscudato, perché iniziano ad essere troppe le partite in cui si esclama “che peccato” invece di gioire, e, alla lunga, stare troppo giù in classifica potrebbe diventare una zavorra difficile da liberare.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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