“Segnali di vita” cantava il Maestro Franco Battiato e, senza voler sembrare eccessivi o, addirittura, blasfemi, si può tentare di prendere il testo come spunto per riflessioni intorno ad una partita di calcio. Proviamo con Messina-Latina, gara che segna il ritorno alla vittoria per i biancoscudati, dopo un inizio balbettante di stagione, le cui cause sono state più volte evidenziate dalla stampa e dai tifosi.
SEGNALI DI VITA NEI CORTILI – Certo, il “S.Filippo” non è il “Celeste”, più adatto alla definizione di cortile, seppure magico, per la presenza delle case che si affacciano sul terreno di gioco, ma vedere ridurre il pubblico e ascoltare qualche spiffero proveniente dall’ambiente circostante e prossimo alla squadra, può dare l’idea della piccola arena in cui, finalmente, i ragazzi in maglia biancoscudata confezionano la prima partita nella quale, ad esclusione dei primi 20 minuti, danno la sensazione di poter centrare la vittoria, riuscendoci anche in modo netto. Più vivo e pronto appare anche mister Gaetano Auteri (voto 7), perché dà seguito a quanto affermato nella conferenza stampa della vigilia, affidandosi a 5 under nella formazione iniziale, non guidato solo dalle necessità del “minutaggio” ma per mettere in campo gli elementi in condizione, mentale e fisica, migliore in una gara molto complicata da affrontare, con i tifosi, pochi ma sempre assidui, in contestazione aperta non solo contro la proprietà dell’Acr, ma anche con i calciatori, accusati di non metterci l’anima, come accaduto ad Andria, ma non solo. Da interpretare, poi, anche le dichiarazioni rilasciate a fine gara da Auteri, che prende posizioni scomode sia riguardo alle condizioni del terreno di gioco (“pessimo, troppo molle, non capisco perché”) che per il contrasto nei confronti del presidente Sciotto espresso ancora una volta in modo fermo dalla curva (“non ci sono alternative, rispetto per chi ci segue con passione, ma anche per chi ci mette i soldi e mantiene gli impegni”). Un momento nel quale si riconoscono alcuni segnali (di vita) dell’Auteri vecchio stampo conosciuto in tutto l’ambiente calcistico nazionale, specialmente in queste categorie. (Il tempo cambia molte cose nella vita; Il senso, le amicizie, le opinioni; Che voglia di cambiare che c'è in me)
E’ ovvio che non bastano le prese di coscienza o le dichiarazioni di intenti rivolte all’interno ed all’esterno da un allenatore per cambiare l’inerzia della stagione del Messina, senza l’apporto fondamentale di chi è protagonista in campo e, contro il Latina, si vedono alcune delle qualità fino ad oggi latenti in molti calciatori di questa rosa che resta, comunque, costruita in modo non adeguato all’obiettivo di una salvezza abbastanza tranquilla avvicinando la città alla propria squadra. Ottima la risposta di Lewandowski (6,5), soprattutto perché il suo intervento decisivo ad inizio ripresa su Carletti smorza l’intensità del tentativo nerazzurro di rimonta e trasmette un minimo di tranquillità a tutta la squadra. Il polacco viene da un periodo piuttosto complicato, sembrava avere staccato la spina, adesso deve ritrovare se stesso perché occorre un portiere sereno e sicuro per affrontare questa seconda parte del girone d’andata senza perdere contatto con la zona salvezza. Più di un tifoso sugli spalti avrà espresso perplessità di fronte alla formazione iniziale con l’ennesima difesa inedita in questo campionato, invece, superato l’avvio di gara in cui il Latina coglie la traversa con Carletti e mette in difficoltà il Messina senza colpire con cattiveria, anche il reparto arretrato prende fiducia tenendo il confronto ad eccezione dell’episodio che porta al temporaneo 3-1. Berto (6,5) riscatta l’incertezza di Andria, dopo un bis nei primi minuti in cui serve involontariamente Carletti che non ne approfitta, tenendo fisicamente e tatticamente, Trasciani (6,5) ricopre senza grandi sbavature il ruolo di perno difensivo cui sembrava destinato durante il precampionato, Angileri (6,5) migliora la buona impressione suscitata martedì scorso, quando fu tra i pochi a sfiorare la sufficienza, dimostrandosi cattivo, tranquillo e attento. Buoni anche i 25’ di Ferrini (6) subentrato ad Angileri nella fase finale del match. L’andamento della gara rende merito anche alle scelte fatte a centrocampo, perché Konate (6,5) interpreta al meglio delle sue possibilità il compito di esterno, mettendoci le doti che ha, cioè gamba e agonismo, senza strafare, Marino (7) torna ai livelli di qualche turno addietro facendo l’equilibratore e lasciando le funzioni di rottura e cucitura della manovra al ragazzino Mallamo (7), classe 2002, alla prima da titolare, che, in una parola sola, sfodera una prova essenziale, dote importante per chi sta in quella zona del campo, infine Versienti (6,5) alterna strappi importanti ad esitazioni potenzialmente pericolose in fase difensiva e nel disimpegno, ma la sua presenza serve per dare concretezza alla squadra in momenti particolari di ciascuna partita. L’ex Taranto lascia il campo al 69’ per Fiorani (6,5) finalmente liberato mentalmente dal peso di avere responsabilità primarie in campo e il “Ringhio con la faccia da bambino” si ritaglia minuti pesanti impreziositi da un recupero palla trasformato in gol. Una attenzione particolare la merita il reparto avanzato, per la prima volta visto nella versione che preferirebbe Auteri, oltre, ovviamente, a tutti i tifosi biancoscudati. Partiamo dal perno centrale, l’insostituibile Balde (6,5) al quale spetta mezzo voto in più della sufficienza perché gioca in un ruolo totalmente inedito per lui che, pur avendo 23 anni, è ancora molto tenero come calciatore sia tecnicamente che caratterialmente. Geniale il suo velo a liberare Catania al minuto 33, tenace quando serve l’assist per il primo gol, disciplinato negli ultimi 25’, un momento nel quale si cala ad interpretare il compito di tenere palla e provare a dare respiro ai compagni impegnati nello sforzo di mantenere la vittoria. Lasciano molto più all’occhio le prove dei suoi partner di attacco, visto che entrambi segnano, ma il giudizio su di loro non è influenzato solo dalla soddisfazione personale. Iannone (7) e Catania (7,5) sono calciatori di talento che sicuramente avrebbero maggiori possibilità di crescere con calma in un contesto diverso, ma devono comprendere che, nello stesso tempo, lottare e soffrire per evitare la retrocessione gli consentirà di avere maggiore spazio, ma, per sfruttare appieno questa chance, dovranno dimostrare carattere e attributi. Il numero 20 biancoscudato, nei quasi 70’ di gara prima della sostituzione, mette in vetrina alcune progressioni inarrestabili, concluse da palloni invitanti e la prontezza nell’applicare i movimenti voluti dal tecnico per gli attaccanti. Il cambio dei due esterni voluto da Auteri dopo un’ora di gioco può essere sembrato un azzardo, ma, in realtà, era diretto a un maggiore controllo del gioco attraverso l’inserimento di calciatori come Grillo (6) e Napoletano (6) più propensi a tenere palla rispetto ai titolari di giornata. Obiettivo centrato parzialmente, perché la giocata decisiva ai subentrati non riesce spesso e la squadra non applica il cambio di atteggiamento e continua ad affidarsi ai lanci lunghi piuttosto che al possesso prolungato e ragionato.
SI SENTE IL BISOGNO DI UNA PROPRIA EVOLUZIONE – Un altro verso del Maestro Battiato dà lo spunto per l’ultima riflessione sul momento del Messina, attorno al quale tendono a ripetersi meccanismi perversi che, in passato, hanno più volte portato ad esiti infausti. Uno è quello di condizionare gli interventi sul mercato al momento contingente: se è vero ciò che era scritto nella nota della società di qualche giorno fa, allora questa vittoria non deve comportare l’assenza di nuovi arrivi, di peso e sostanza, dal mercato degli svincolati. L’altro, concerne le solite voci “da cortile” su avventi imminenti di “salvatori della patria” pronti a prendere il posto della proprietà attuale: se esistono, si manifestino con il Presidente Sciotto, utilizzando modalità e procedure previste in queste situazioni, altrimenti si concedono solo facilissimi alibi a tutti, in primo luogo ai calciatori, ma anche a tutti coloro i quali sono coinvolti nel progetto sportivo, perché delegittimano chi dovrebbe avere in mano il portafoglio e, quindi, essere punto di riferimento per le decisioni. Si tratta di dinamiche presenti a tutte le latitudini nel mondo del calcio, ma che a Messina, fin quando non ci sarà un programma ambizioso e credibile, da tutti i punti di vista, purtroppo, avranno sempre motivo di esistere. Certamente non per colpa dei tifosi, che, invece, hanno tutto il diritto di avere un presente dignitoso e di sperare un domani migliore.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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