Finito anche il mese di ottobre, che ha portato in dote sei punti in altrettante gare, frutto delle due uniche vittorie stagionali, il Messina si appresta ai cimenti di novembre con il calendario che prevede tre gare in casa (Monterosi, Potenza e Turris) e due in trasferta (Pescara e Foggia), teoricamente un cammino promettente per chi deve puntare sui turni tra le mura amiche con l’intento di raggiungere la salvezza, ma gli uomini di Auteri, un solo gol segnato in 540' giocati lontani dal S.Filippo (la botta di Catania ad Avellino), hanno in sé la forza per non rendere ancora più complicata la situazione di classifica (ultimo posto seppure insieme a Andria e Picerno)?
L' ANALISI DELLA GARA - La prova di ieri al “Veneziani” di Monopoli ha fornito alcuni segnali positivi, ma, francamente, non si può essere d’accordo con le dichiarazioni di mister Auteri che ha parlato di “grande partita” dei suoi uomini. Il tecnico di Floridia (voto 5) viene condizionato nelle scelte iniziali a Monopoli dall’assenza di Versienti e dalle condizioni precarie di Fazzi, si rifugia nel 4-3-3 e, intorno al 60’, cambia le carte in tavola, ma chi subentra dalla panchina non confeziona nessuna giocata decisiva, al contrario del suo collega Pancaro che si trovava con un organico falcidiato dagli infortuni, però in grado di pescare le carte Manzari e Fella dal mazzo, capaci di scartare e portare a casa il regalo del raddoppio confezionato dall’ennesimo errore clamoroso. La valutazione dei singoli impiegati al “Veneziani” è gioco forza influenzata dal risultato negativo, a partire da Lewandowski (5), la cui scelleratezza che porta al raddoppio non porta ad un voto ancora più basso solo perché il portiere aveva appena subito una botta al naso con sospetta frattura, ma è anche vero che, in quelle situazioni, l’ultimo pensiero deve essere mettersi a dribblare nella propria area e servire un avversario. In difesa, i due esterni palesemente adattati nel ruolo forniscono prestazioni di peso diverso, perché Konate (5,5) alterna buoni spunti nelle sue caratteristiche migliori (gamba e determinazione) a errori disarmanti in appoggi elementari, mentre Angileri (6,5) dalla parte opposta, non riesce a leggere alcuni movimenti di Viteritti, però ha coraggio, si ritaglia interventi decisi e perfino un paio di incursioni pericolose tra cui quella del gol sfiorato a fine primo tempo. L’ennesima coppia centrale diversa in campionato non dà mai segnali di solidità assoluta, soprattutto da parte dell’over, perché Camilleri (5) si fa notare solo per qualche colpo di testa a centrocampo, ma soffre le accelerazioni biancoverdi, per sua fortuna rare, mentre Berto (6) si disimpegna abbastanza bene, pur senza brillare eccessivamente, facendosi notare con qualche giocata pulita in fase di impostazione. Luci ed ombre vengono dal centrocampo, dove Mallamo (5,5) va a corrente alternata, Marino (6) leggermente meglio, Fiorani (5,5) si applica nel pressing alto, non trovando i tempi giusti. L’ingresso di Fofana (5,5) non cambia la situazione anche se l’ivoriano ci mette tanta buona volontà e tenta di impostare qualche azione pericolosa quando, invece, i compagni tendono a lasciarsi prendere troppo dalla foga. Il trio di attacco messo all’inizio in campo da Auteri dimostra qualche buona cosa in mezzo a tante esitazioni, nulla di nuovo, quindi, rispetto alle migliori giornate di un reparto con palesi carenze di qualità in questa stagione. L’unico che crea pericoli reali è Lorenzo Catania (6,5) alternatosi tra fascia e posizione centrale, Grillo (5,5) resta sempre nel limbo, Balde (5,5) vaga per il campo alla ricerca del pallone, qualche volta riesce ad intercettarlo, altre ci litiga, improvvisamente ha un lampo da vero bomber, il tiro finisce di un soffio a lato e, dopo qualche secondo, vede il cartellone luminoso che gli indica la strada degli spogliatoi. Gli subentra Curiale (4,5) che non ne indovina una e già questo basta a qualificare la sua presenza in campo. Negli ultimi venti minuti di gioco, entrano nella contesa (si fa per dire) anche Fazzi (5), Iannone (5,5) e Zuppel (sv), l’unico a lasciare un segno è l’ex Paganese che tenta una giocata folle tirando da centrocampo, la palla finisce mezzo metro sulla traversa, ma c’era Catania da servire in corridoio con la strada libera verso Nocchi e, alla fine, resta l’impressione di avere voluto fare il fenomeno in un momento poco opportuno.
IL MOMENTO SCENICO - Il risultato negativo porta ad una riflessione complessiva un po’ più lunga del solito. Auteri si è calato nella parte di parafulmine e frontman societario ormai dall’inizio della stagione, ha un atteggiamento a metà tra il lord inglese e il buon padre di famiglia che si affida a qualche battuta più tagliente o a rimproveri sfumati per manifestare la frustrazione di fronte a risultati mortificanti se li confrontiamo alla sua carriera in serie C, anche se gli ultimi anni sono stati complicati, seppure sempre in piazze con programmi ambiziosi (Catanzaro, Bari e Pescara). Resta però l’impressione che, in queste prime 11 recite di campionato, si sia recitato un po’ a soggetto, fermo restando che la compagnia è priva di primedonne, ma l’unico canovaccio è stato quello del “calcio propositivo”, della “concretezza”, con il leit motiv rappresentato dai “peccati di gioventù”. Sicuramente, proseguendo nella metafora “teatrale”, la società si è affidata ad un regista e autore di buon livello, confidando anche nelle sue capacità da leader, ma non si può pensare che un allenatore svolga le funzioni di presidente, dg, ds, tecnico e portavoce per di più in un ambiente lacerato da mille voci contrastanti e logorato da quindici anni di risultati deludenti con qualche rara eccezione durata lo spazio di una stagione. Fuor di metafora, si è costruita una rosa carente dal punto di vista numerico proprio nei ruoli determinanti per l’applicazione del modulo preferito dall’allenatore (solo due esterni di ruolo e nessun mancino), con troppi attaccanti laterali di belle speranze, senza una punta affidabile e un portiere di carattere. Nello stesso tempo, la gestione delle forze a disposizione non appare adeguata al tipo di campionato cui ci si è destinati per scelta, in quanto cambiare moduli e schieramenti va bene se hai a disposizione elementi di spessore tecnico, mentale e di esperienza, ma, se ti ritrovi un pugno di ragazzi dalle doti ancora inespresse e qualche over da recuperare, sarebbe bene puntare su istruzioni semplici e direttive ferme, magari con l’ausilio di dirigenti e proprietà saldi e presenti, sia nello spogliatoio che nei confronti di tifosi e addetti ai lavori.
Adesso serve fare quadrato, serrare le file, occuparsi dei problemi, non solo preoccuparsi o piangersi addosso, prendersi le responsabilità e agire di conseguenza, come sta già accadendo in diverse piazze alle prese con difficoltà in questo primo scorcio di stagione. Tutto ciò senza dimenticare che i punti in classifica sono 7, le giornate che mancano alla fine del girone di andata sono 8 (5 al “Franco Scoglio”), occorre arrivare a fine stagione almeno a 42-44 punti per non rischiare di giocarsi i playout e che, in ogni caso, ci sarà ancora da disputare l’inizio del ritorno il 23 dicembre (in casa col Crotone), prima di rinforzare adeguatamente l’organico nel mercato invernale di gennaio, ricordando che a dicembre gli scambi in serie D possono avvenire solo tra calciatori della stessa categoria.
Dividersi non serve a nulla, ma, prima di tutto, occorre rispondere ad una semplice domanda, esclusivamente con i fatti: chi vuole realmente il Messina in serie C?
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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