Le vittorie come quelle ottenute dal Messina al “Falcone e Borsellino” di Paternò possono segnare le sorti di un campionato. Sessanta minuti tra i peggiori del torneo, poi, una giocata davvero non usuale in questa categoria, passata attraverso i piedi di tre giallorossi, e l’inerzia di un match giocato con grandissima vigoria, perfetta tattica e anche buona tecnica dai rossoazzurri di mister Gaetano Catalano, cambia radicalmente, passando, in sei minuti dalla parte del Messina.
Raffaele Novelli (voto 6,5) alle prese con 5 assenze pesantissime (Aliperta, Lavrendi, Arcidiacono, Giofrè, Addessi) non stravolge il 4-3-3, ma, per farlo, mette in panca Cretella, preferendogli Saindou, con i medesimi compiti tattici di un leader assoluto come Aliperta in mezzo al campo. Forse troppo per il francese, che viene anche poco sollecitato dai compagni, dopo un paio di palloni persi. Lo svantaggio dei primi 45’ nasce da una bella azione del Paternò, con l’iniziativa sulla fascia destra di uno straripante De Marco, cui viene lasciato spazio per crossare pescando libero al limite dell’area piccola Di Stefano per il bel colpo di testa che porta all'1-0. I paternesi non rubano nulla, pur senza produrre chissà quale superiorità, però lasciano ai giallorossi uno sterile possesso palla e la mettono sul piano della corsa, con due punte giovani e di buona prospettiva, basandosi su tre centrali difensivi rocciosi, i laterali di gamba e un centrocampo che pressa con cattiveria gli avversari. Il merito del Messina è quello di non mollare la presa, lasciare sfogare il Paternò, attendendo il momento di trovare la giocata giusta. E il momento arriva grazie alla prima azione lineare del Messina, quella del pari, bissata, dopo 6 minuti, da un gol su corner e l’uno-due stronca le velleità degli etnei, che avrebbero meritato di più per l’impegno e la capacità dimostrate, però il risultato premia la forza e la fame di vittoria degli uomini in maglia giallorossa sull’ottimo manto erboso del “Falcone e Borsellino”.
Le valutazioni dei singoli risentono, ovviamente, del punteggio e dell’andamento di un match dai due volti, ma vi sono alcuni uomini che si sono caricati sulle spalle la responsabilità nel momento topico dei 90’ più recupero. Intanto Mauro Bollino (7,5), poco incisivo per quasi tutto il primo tempo, dopo l’intervallo ci mette un piglio più combattivo, ma dal suo magico sinistro arrivano gli assist decisivi. La sua giocata per Foggia è un pezzo di arte applicata al calcio, la parabola sul corner che ribalta il punteggio è disegnata per la testa di Lomasto, i dribbling e le punizioni conquistate nei minuti finali danno spessore ulteriore alla sua prestazione non continua, ma preziosissima. Poi, Paolone Lomasto (7), caricato da compiti di impostazione del gioco nella prima metà di partita, con una serie di lanci lunghi non proprio precisi, un atteggiamento passivo sul gol del vantaggio rossoazzurro, ma anche tanti anticipi, indicazioni continue ai compagni di difesa e centrocampo, e soprattutto la capacità di comandare la trincea dopo il suo primo gol stagionale realizzato con la specialità della casa, il colpo di testa potentissimo.
L’emblema della partita del Messina è Cristiani (6,5), spesso in ritardo e poco a fuoco nella prima ora di gioco, in cui cambia anche gli scarpini massacrati dopo pochi minuti dall’inizio, tornato nei binari consueti negli ultimi 35’, determinante nel recupero palla da cui nasce il pareggio. Una lettura immediata potrebbe portare ad identificare nella scelta di Novelli che preferisce inserire nell’undici iniziale Saindou (6) invece di Cretella, ma in realtà la prestazione complessivamente poco convincente del primo tempo prescinde dalle capacità del francese, cui riesce difficile assegnare meno della sufficienza, considerando la difficoltà del compito assegnato dal tecnico ad un giovane praticamente arrivato a malapena a doppia cifra nel minutaggio complessivo durante le 26 tappe stagionali precedenti. Cretella (6,5) è bravo a interpretare subito la lettura giusta in un meccanismo tattico oscillante tra il 4-3-3 e il 4-2-3-1, prova qualche inserimento poco fortunato, ma dà un peso specifico importante alla manovra.
Meno appariscente il contributo degli altri interpreti, anche se una vittoria come quella di Paternò viene principalmente dallo spirito di squadra e, quindi, il rendimento complessivo deve comunque essere di buon livello. Partendo da Caruso (6), stavolta non ci sono prodezze, ma solo una parata su Puglisi nel primo tempo e una sensazione di sicurezza nel momento del forcing finale dei padroni di casa. Cascione (6) non ha nelle gambe lo spunto ed il ritmo di qualche settimana fa, costringendo Novelli a sostituirlo, dal 56’, con Mazzone (6,5), bravo a inserirsi senza nessuna sbavatura particolare. Sabatino (6) non è al top, indulge in qualche finezza eccessiva, non riesce a piazzare il lancio giusto per verticalizzare la manovra e limita con esperienza le sfuriate degli attaccanti avversari. Izzo (6) soffre De Marco, ma tiene il campo complessivamente abbastanza bene, disimpegnandosi in fase offensiva.
Vacca (6) non si vede fino al momento in cui tutta la squadra sale di tono e lui lotta a centrocampo nel gioco aereo, recuperando diversi palloni. Cunzi (6) si sbatte parecchio negli 82’ giocati, non trova il tempo per la giocata giusta, però impegna sempre i difensori avversari e questo è fondamentale per dare fiducia ai compagni. Foggia (6,5) soffre la mancanza di continuità del gioco offensivo, è freddo quando chiude chirurgicamente l’azione dell’ 1-1, poi trova la chiave per mettere in difficoltà il trio difensivo approntato da Catalano e dà ossigeno nel momento in cui occorreva togliere possibilità di ripartenza al Paternò. Oggiano e Manfrellotti sono pronti ad entrare in campo e dare minuti di corsa, agonismo e il neo acquisto va anche vicino al gol.
I tre punti valgono tantissimo perché giunti dopo una prestazione non esaltante e le feste a fine partita di calciatori, dirigenti e staff tecnico (escluso il mister, concentratissimo solo sul lavoro) danno la dimensione di quanto questa tappa fosse importante. La matematica dà ancora ampi margini alle inseguitrici, la sosta, però, potrà dare la possibilità al Messina di recuperare gli infortunati e presentarsi al rush finale con tutti gli effettivi a disposizione. La corsa, quindi, sarà ancora lunga. Per tutti.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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