In genere, quando in campo succede esattamente quello che hai programmato, risultato e prestazione vengono visti in chiave positiva, ma lo zero a zero maturato ieri al “Donato Curcio” di Picerno lascia un retrogusto amaro legato alle vittorie di Monterosi e Turris, giunte in momenti diversi della giornata, perché adesso davvero il destino del Messina non è solo nelle mani di chi sarà chiamato ad andare in campo contro Juve Stabia e Taranto, ma rimane appeso a una serie di circostanze da fare venire il mal di testa e tremare le vene ai polsi.
Nelle dichiarazioni post-partita, Ezio Raciti (voto 5,5 per la gara di ieri) ha dato valore al punto conquistato perché consente di ricompattare il gruppo dopo la doppia scoppola rimediata contro Turris e Foggia. Addirittura, come riferito dal suo collega Longo in sala stampa al "Curcio", Raciti ha anche chiesto scusa per il non gioco, figlio delle difficoltà di questo momento. Evidentemente, il timore di precipitare nel vortice della negatività ha fatto perdere di vista l’importanza essenziale di una eventuale vittoria anche sul campo del Picerno, pur se non è in questo sabato di Pasqua che il Messina ha perso l’abbrivio per conquistare una miracolosa salvezza diretta. È un vero peccato, considerando la grandissima rincorsa fatta per risalire dall’ultimissimo posto, ma le possibilità per ottenere qualche punticino in più sono state sprecate e, adesso, bisogna ritrovare lo spirito guerriero concentrandosi solo su quello che dovrà accadere nel rettangolo verde, in questi ultimi 180’ di stagione regolare, se la fortuna aiuterà i giallorossi, o nei sempre più probabili spareggi per non retrocedere.
A questo proposito, occorrerebbe agire immediatamente per rendere impermeabile agli umori esterni e interni alla società lo spogliatoio, evitando, nello stesso tempo, il ricorso alla sindrome da accerchiamento, ma, anzi, cercando il coinvolgimento della città nel raggiungimento di una impresa sportiva su cui costruire il prossimo futuro su basi completamente rinnovate, nello spirito e nella partecipazione di tutti alle sorti della squadra di calcio cittadina.
Un discorso che dovrebbe prescindere dalla proprietà, tema che, a Messina, viene considerato solo al fine di individuare nel presidente di turno un capro espiatorio per eventuali risultati negativi o per giustificare l’approccio falsamente disinteressato di alcuni personaggi alla maglia biancoscudata, da rispettare e tutelare sempre, al di là di chi si assume oneri ed onori di gestire finanziariamente la società. Questo vale per chiunque viene coinvolto, in qualunque ruolo, all’interno del gruppo di lavoro che si occupa di portare avanti la stagione agonistica, in campo e attorno ad esso. Adesso, e forse per almeno un altro mese, non ci sono alibi o giustificazioni che tengano, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di salvare la categoria per costruire, subito, un futuro migliore, non basato su chiacchiere o antichi splendori, ma su programmi seri e investimenti concreti.
Fatta questa doverosa precisazione, la valutazione delle prestazioni dei calciatori impiegati ieri da mister Raciti parte da una sorta di “6 politico” da assegnare a quasi tutti. Partiamo, quindi, dalle eccezioni in positivo, come Mallamo (6,5) da premiare perché si applica in fase di copertura come tutti gli altri, senza mai mollare di un centimetro, oppure Ibou Balde (6,5), che almeno prova qualcosa nella ripresa dalle parti dell’area avversaria, Fofana (6,5), sempre nel cuore della mischia pur sembrando non in ottime condizioni atletiche, e, infine, Perez (6,5) con sulle spalle il peso di tutto il reparto, pur non avendo anche polmoni e gambe per diventare bomber, capacità invero richiesta a chi fa il mestiere del centravanti, come si diceva una volta. Note leggermente meno che sufficienti, invece, per Fumagalli (5,5), autore di un paio di buoni interventi sugli sporadici tentativi, tutti da lontano, dei giocatori picernesi, ma reo di avere beccato un giallo evitabilissimo per proteste che gli impedirà di essere tra i pali domenica prossima nel match casalingo con la Juve Stabia. Un segnale non rassicurante, non tanto per carenza di fiducia nei confronti di Lewandowski, quanto perché poteva dare l’impressione di essere una ammonizione presa per non incorrere in sanzioni disciplinari nel caso di playout.
Un elemento, invece, che, da tempo, non riesce ad esprimersi a livelli sufficienti è Versienti (5), ancora una volta confusionario, tendente a perdere palla e commettere falli ingenui invece di puntare gli avversari o favorire la sovrapposizione sulla fascia. L’ex Taranto crolla per crampi al 73’ sostituito da Celesia (5,5) anche lui non propenso a spingersi in avanti, ma almeno quello non rientra nelle sue caratteristiche. Il peggiore in campo nelle file biancoscudate è, per l’ennesima volta, Curiale (4), che, in meno di 10’ da quando entra in campo all’80’, colleziona alcuni palloni persi banalmente, un colpo di testa che rimbalza in mezzo ai suoi piedi da ottima posizione nell’area avversaria e un cartellino rosso causato da una veniale spinta nei confronti di Setola, spedito anche lui negli spogliatoi.
Insieme al numero 11 biancoscudato entrano sul terreno di gioco anche Grillo e Marino, la cui presenza vale solo per essere citata nei rispettivi curricula. Un triplo cambio abbastanza inspiegabile in quel momento della gara, considerando lo spessore tecnico di chi subentrava, abbastanza impalpabile per larghi tratti della stagione, ad eccezione di Marino, che, almeno, qualcosa di buono è riuscito a dimostrarlo. Regali molto costosi fatti dalla gestione tecnica scelta ad inizio stagione, che avrebbe dovuto fondare un programma triennale per consentire al Messina di tornare ai fasti di un tempo. Belle frasi ad effetto che, la scorsa estate, hanno riempito i taccuini dei cronisti durante la conferenza stampa di presentazione alla presenza di chi venne definito il “Mourinho della serie C”. Ma di buone intenzioni è lastricata la via dell’Inferno e, almeno sotto l’aspetto calcistico, si può ancora evitare di precipitare nei gironi del dilettantismo, a patto di tornare a pensare solo al campo e non alle solite elucubrazioni da bar dello sport o cortile di paese.
Riavvolgendo il nastro dopo questo piccolo flash back, restano da valutare le prestazioni dei componenti la munitissima difesa approntata da Ezio Raciti per l'impegno, che, specialmente nel primo tempo, sembrava una riproduzione fedele del buon vecchio catenaccio molto in voga negli anni 60 del secolo scorso. Quindi, restano le istantanee in bianco e nero degli interventi rudi a spazzare i pressi della propria area di rigore compiuti da Trasciani, Ferrara e Ferrini, tutti valutabili con un 6 proprio perché applicano alla lettera quanto preparato in settimana, con la nota a margine che, sui 2 calci d’angolo conquistati, si spingono in avanti e resta il serio dubbio di un intervento da massima punizione su Ferrara, che, però, non riesce a spezzare la ferrea astinenza, prolungata per 72 puntate, di rigori a favore del Messina. Complimenti, quindi, anche al signor Petrella, che ha resistito alla tentazione, invero senza sforzo eccessivo, non trattandosi di episodi clamorosi.
Discorso leggermente diverso per Berto (6), impiegato nell’inedito ruolo di esterno a tutta fascia in un 5-3-1-1 che avrebbe fatto venire i lucciconi al patron Rocco, ma il giovane difensore classe 2003 non sfigura tenendo bene la zona, pur non riuscendo ad incidere quando, raramente, supera la linea di metà campo. Ultimi, ma non per ultimi, due degli intermedi di giornata, vale a dire Konate e, il suo sostituto dal 61’, Fiorani. Il primo sembra giocare con il freno a mano tirato, giustificando il suo mancato utilizzo nelle ultime due gare, mentre il ragazzo di Faenza, come sempre, fa il suo senza tirarsi indietro, provando, addirittura, l’ebrezza del tiro dalla distanza in una gara impostata sullo 0-0 “senza se e senza ma”.
Il tempo dei calcoli, però, sembrerebbe scaduto, anche se ci sono le ultime due partite in cui si dovrà dare tutto per non avere rimpianti, ma tenendo sempre in considerazione che, in caso di spareggi, il Messina avrà l’obbligo assoluto di avere tutti gli effettivi a disposizione, perché non esiste un risultato diverso dalla salvezza, qualunque sarà l’avversario da affrontare.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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