Venticinque punti in tredici gare, eppure, neanche dopo la quarta vittoria in trasferta su sei partite disputate, restando imbattuta lontano dal “Franco Scoglio”, il Messina può dire di avere finito il proprio compito. Certo, superare in classifica Turris e Gelbison in un sol colpo, lasciando Viterbese e Andria a distanza di 10 punti, è un passo avanti importantissimo, ma la serie di finali non si interrompe con il successo del “Viviani” e, già sabato prossimo tocca andare al “Liguori” di Torre del Greco per un altro spareggio anticipato, da affrontare, però, per la prima volta, stando leggermente avanti in graduatoria e, quindi, con la possibilità di considerare positivo anche un eventuale pareggio, fermo restando che tutto si deciderebbe nelle restanti quattro tappe che mancano allo spirare della regular season.
A Potenza si è visto un Messina camaleontico, adattatosi alle circostanze che si sviluppavano durante i 97’ di gioco incluso il recupero. Merito dell’applicazione da parte di tutti e sedici i giocatori impegnati nella contesa, ma soprattutto dello staff tecnico (voto 7 per tutti) e siamo certi che mister Raciti sarà d’accordo nell’accomunare tutti i suoi collaboratori in questa valutazione, soprattutto il collega Cinelli, ingiustamente espulso negli ultimi minuti, ma anche il preparatore atletico Restuccia, quello dei portieri Onorati, il mental coah Costa, senza dimenticare i medici, magazzinieri, fisioterapista e team manager.
Si è partiti con il 4-2-3-1 ormai usuale in questa squadra, cui Raffaele ha opposto il 4-3-3 con un marcatore, Armini, su Kragl, mentre, dopo il vantaggio biancoscudato, i rossoblù sono tornati al 3-5-2 e due esterni molto offensivi, la linea difensiva peloritana è passata praticamente a sette, aggiungendo, ai 5 difensori di ruolo, Konate e Fiorani come ulteriore diga alle avanzate avversarie. I cambi giunti al 63’ hanno così consegnato un assetto che può far storcere il naso a coloro i quali considerano valido solo il calcio propositivo, ma, alla fine, al netto del rigore, frutto più dell’intervento scomposto di Konate che di un tocco sull’avversario, e della traversa colta da Laaribi su calcio da fermo, il Potenza ha esercitato una pressione controllata dal Messina e resta da interpretare il fischio del signor Bonacina nell’azione che ha annullato il gol di Helder Baldè al 73’. Vittoria, quindi, meritata, anche se un pareggio non avrebbe destato scandalo. Ma la fortuna aiuta gli audaci e, ieri pomeriggio, il Messina non ha lesinato coraggio, impegno, voglia di vincere.
Migliore in campo è un calciatore a cui manca solo il gol, difetto non da poco per un attaccante, ma se ti chiami Leonardo Perez, entri in quasi tutte le azioni che portano punti pesanti in classifica, allora vieni apprezzato lo stesso. Voto 7,5 per il centravanti ex Virtus Francavilla, che non entra nel tabellino dei marcatori solo perché, allo scadere del primo tempo, trova la testa di Sbraga sulla linea fatale a deviare il tocco di interno destro con cui aveva scavalcato Gasparini.
Solo mezzo gradino più sotto di Perez potremmo sistemare tutti i compagni, ad eccezione di qualcuno, comunque ampiamente sopra la sufficienza. Fumagalli (6,5) fa solo due interventi degni di nota, uno per tempo, poi guida con autorità e sicurezza la difesa e spinge con gli occhi le traiettorie di Laaribi su punizione e Caturano dal dischetto rispettivamente sulla traversa e sul fondo. Prova di grande concretezza da parte di tutti i difensori impiegati da Raciti in questa partita. Berto (6,5) limita le incursioni dei vari Di Grazia, Hadziosmanovic, Armini, sia sulla fascia destra, nel primo tempo, che su quella opposta, nella ripresa. I cross arrivano, ma si evitano gli scambi e gli inserimenti palla a terra con cui, soprattutto Di Grazia, in passato, aveva più volte fatto male al Messina con maglie diverse. Helder Baldé (7), a dispetto di chi lo vede legnoso e macchinoso, aggiunge anche Caturano alla lista delle vittime illustri, dopo Iemmello e Lescano, visto che l’ex di giornata gli sfugge solo una volta ad inizio del secondo tempo, trovando il modo di tirare verso Fumagalli unicamente da dischetto, fortunatamente con mira precaria. Accanto a lui, prova concreta anche da parte di Ferrara (6,5), titolare inamovibile nello scacchiere di Raciti, compagno perfetto di reparto per chiunque lo abbia affiancato in questo girone di ritorno fin qui memorabile.
Non demerita nel primo tempo Celesia (6), ma forse appare troppo passivo sulle incursioni di Del Sole, per cui il tecnico biancoscudato, nell’intervallo, preferisce spostare sulla fascia mancina Berto e inserire Trasciani (6,5) a destra, trovando maggiore solidità, anche se i pericoli non mancano. Buono anche l’apporto di Ferrini (6) nell’ultima mezz’ora di partita a mettere legna per portare a casa i tre punti, in una riedizione riveduta e corretta del catenaccio della quale non ci si deve assolutamente vergognare, visto che la applicano anche in contesti e categorie molto più prestigiosi della serie C, dove la vittoria “corto muso” è diventata un marchio di fabbrica.
Preziosissimo il lavoro dei due centrocampisti centrali “di giornata”, scelte obbligate per la squalifica di Mallamo e Fofana, ma autori entrambi di prestazioni pesanti. Fiorani (7) va a caccia del pallone in tutte le zone del campo, asfissiando i tentativi di manovra potentini, così come il suo “gemello diverso” Konate (7), che mette il casco da operaio mettendo i mattoni del muro portante per questa vittoria, con l’unico neo di un intervento plateale che costa il rigore, ma solo perché il signor Bonacina si fida del volo di Schimmenti vedendo un contatto che non c’è.
Già detto di Perez, restano i “tre tenori” e i loro sostituti, visto che, tra il 63’ e il 68’, Raciti preferisce mettere sul campo la fanteria da trincea. Kragl (7) si vede poco, limitato dalla marcatura ad uomo che gli riservano i tecnici avversari del Messina, ma se poi, ogni volta che il pallone passa dai suoi piedi, l’azione diventa fluida e pericolosa, non si può non premiare il talento. Anche ieri confeziona un assist e innesca la manovra che porta al gol decisivo, non riuscendo a liberare il tiro dal limite, altrimenti avrebbe segnato anche questa volta. Ragusa (6,5) non ha lampi devastanti come contro il Pescara, però, paradossalmente, sembra molto più presente e partecipe al collettivo e le immagini nelle quali protesta in modo veemente con il quarto uomo quando è in panchina dopo la concessione del penalty al Potenza, testimoniano quanto ci tenga a questa salvezza in maglia biancoscudata. Al 68’ lo sostituisce Zuppel (6) che si mantiene sugli standard visti nelle sue ultime apparizioni, voglioso, testardo, forse un po’ confusionario, ma senza mai mollare su qualsiasi pallone passi dalle sue parti.
Infine, il match winner, ancora una volta, Ibou Balde (7,5), sempre più capocannoniere di una squadra che non ha attaccanti da doppia cifra tra le sue fila, deve sempre inventarsi qualcosa per segnare ed ha trovato nello spagnolo “fratello d’arte”, la propria arma letale, con una doppia funzione, quella di finalizzatore ma anche l’altra, altrettanto importante, di primo filtro sul regista avversario, vista anche al “Viviani” su Laaribi, infastidito dalla sua presenza costante ogni qualvolta i compagni alzavano la testa per servirgli palla e avviare la manovra. Il gol rapinoso colloca il numero 10 accanto a Perez come migliore in campo nella parte biancoscudata, pur se gioca 63’ venendo sostituito da Marino (6), una mossa azzardata ma poi resa accettabile dal risultato finale, visto che il centrocampista catanese non riesce a dare apporto in fase offensiva, limitandosi ad un utilissimo lavoro di occupazione degli spazi nella zona centrale del campo.
Tra i sedici giocatori impiegati ieri dal Messina l’unico non giudicabile, Versienti, per i pochi minuti in cui resta in campo sostituendo Perez, completamente esausto. Poco male per l’esterno leccese che avrà ancora altre occasioni per rendersi utile in un gruppo in grado di compiere, fino ad ora, una impresa sportiva, ma si deve continuare così, senza mollare di un centimetro, in vista del traguardo finale.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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