Una serata da dimenticare chiude le due settimane più complicate in questa prima parte della stagione per il Messina, in cui è emersa una grave criticità quando si parla non solo di calcio, ma in qualsiasi attività svolta da un gruppo di persone: la gestione delle difficoltà, di qualunque tipo siano, da quelle logistiche agli errori dei singoli, alle problematiche ambientali.
RICORSI CONTORTI - Un tema ricorrente in tutte le stagioni gestite dall’attuale proprietà, se vogliamo parlare della storia calcistica più recente, ma che si ripropone, come il cibo pesante mal digerito, almeno da 15 anni, senza dimenticare l’ultimo scorcio dell’esperienza con il gruppo Franza, caratterizzato da contestazioni continue, calciatori senza guida in campo o fuori e una costante perdita di credibilità del prodotto calcio.
Senza voler indulgere in considerazioni troppo sofisticate, Messina, nel calcio, è il regno degli alibi concessi a tutti gli attori coinvolti, partendo dai presidenti per arrivare al magazziniere o perfino al tifoso più disattento, ma nessuno in grado di assumersi realmente responsabilità e oneri del ruolo ricoperto.
FRIZIONI E FAZIONI - Da questa aria in cui prevale il concetto del vantaggio personale, con fazioni contrapposte alla ricerca di capri espiatori, non è mai emerso nulla di positivo, perpetuando una atmosfera generale di mediocrità che produce risultati pessimi e tossici per l’ambiente costituito da chi ancora si interessa al Messina. Pensare di poter ricondurre tutto a una identificazione personale di carnefici e vittime è troppo semplicistico, a volte serve solo ad alimentare il loop negativo, mentre in questo momento, dopo le polemiche sulla disponibilità del “Franco Scoglio”, sui troppi viaggi in pullman per le trasferte, o sulla impossibilità di mantenere serena l’atmosfera attorno alla squadra, servirebbe soltanto serrare i ranghi, fare un incontro chiarificatore immediato tra tutte le componenti apicali della società (presidente e amministratore delegato, allenatore, direttore sportivo, direttore generale, team manager, almeno un rappresentante dei calciatori, responsabile commerciale, addetto alla comunicazione) per comprendere quali siano i problemi esistenti, individuare le soluzioni in base alle risorse finanziarie disponibili subito e a breve-medio termine, stabilire una strategia comune di comunicazione interna ed esterna che eviti fraintendimenti o alimenti circuiti informativi tossici con conseguenze devastanti per il progetto tecnico-sportivo.
A CIASCUNO IL SUO - Non si può continuare con gestioni personalistiche del proprio lavoro da parte di chiunque, dalla proprietà al magazziniere, riconoscendo ad ogni componente un ruolo fondamentale per la buona riuscita della stagione. Bisogna costruire un campionato tranquillo con qualche soddisfazione e la possibilità di entrare nei playoff per crescere e dare un futuro migliore a una piazza che non può sempre fare la figura del parente povero invitato alla tavola del calcio professionistico. Non si può ricadere nella solita commedia degli equivoci che si trasforma in guerra intestina tra fazioni già vista nelle scorse stagioni proprio nel mese di novembre, ad eccezione dell’anno della promozione in C, quando venne tenuta nascosta e ammortizzata da un gruppo dirigenziale e tecnico costruito per vincere ed abituato a farlo, in quella categoria.
Quindi, che la proprietà faccia il proprio ruolo, ascolti tutti, comprenda come intervenire e riporti ordine e serenità dentro la propria organizzazione.
TUTTI GIU' PER TERRA - Fatta questa doverosa premessa, la prestazione indecente di ieri sera allo “Iacovone” ha diverse motivazioni, tra cui, però, i troppi impegni ravvicinati e i viaggi sulle strade del Sud Italia non sono le più importanti, poiché, giocando in serie C a Messina, città senza aeroporto e con quasi tutte le trasferte in Campania e Puglia, devi per forza adattarti a trasferimenti su strada con qualche opzione in treno, esercitabile raramente, vista la qualità non proprio eccellente delle reti di trasporto dalle nostre parti.
E se viene avanzato questo argomento, allora mister Giacomo Modica (voto 5, non di meno solo per la stima nel lavoro svolto fino ad oggi) non ha colto il disagio dei suoi uomini, perché difficilmente ti inventi uno schieramento tattico complicato da applicare come il 3-5-2 in una situazione nella quale sai che la squadra ha problemi fisici e di approccio mentale alla gara o stanchezza generale, come si era visto in casa contro il Brindisi. Facendo questa scelta, Modica si è consegnato totalmente al Taranto, al cui tecnico è bastato dire ai suoi di aggredire i biancoscudati tenendo le distanze per recuperare palla facilmente ed andare all’uno contro uno su difensori non adatti a contrastare gente rapida come Kanoute o Bifulco e un attaccante di lotta e governo come Cianci, per non parlare di Mastromonaco o Antonio Ferrara. Il divario del punteggio è maturato in soli 22’, ma avrebbe potuto essere molto più ampio e oltremodo umiliante per un gruppo che ha comunque seguito sempre il proprio allenatore in un percorso fatto di molto lavoro sul campo, sacrificio ed applicazione.
RICONOSCERE I PROPRI LIMITI - Prendere atto che nove partite in trenta giorni sono un carico troppo gravoso per questi calciatori è più pragmatico ed onesto intellettualmente rispetto alla ricerca di alibi su questioni che si devono affrontare e risolvere all’interno del gruppo e dell’organigramma societario, richiamando tutti alle proprie responsabilità ed impegni.
APPRENDERE DAGLI ALTRI - Ieri si è giocato contro il Taranto, società che ha attraversato momenti di grande difficoltà interne e con un ambiente sempre vicino alla squadra anche nelle contestazioni, malgrado sia lontano da trent’anni dalla serie B, un periodo nel quale, da quelle parti, hanno visto la C a sprazzi, con rare soddisfazioni. Eppure, con un impegno finanziario per ingaggi non paragonabile a quello di corazzate del girone, ma anche non tanto superiore rispetto a quello del Messina, si è scelto, come a Messina, di costruire la rosa sulle esigenze dell’allenatore: la differenza vista ieri tra le due squadre è stata imbarazzante.
RIPARTIRE CON RABBIA - I giocatori in maglia biancoscudata hanno fornito prestazioni individuali nettamente sotto la sufficienza e molti di loro non avevano giocato domenica scorsa a Crotone, partendo da Manetta a Plescia, ma anche Zunno oppure Ferrara, invece Franco, Firenze e Frisenna avevano disputato gli ultimi 25’ allo “Scida”, solo Fumagalli, Lia, Ortisi, Polito e Pacciardi hanno dovuto fare gli straordinari. L’unico a restare in qualche modo presente durante la partita allo “Iacovone” è stato Lia (6), il resto della compagnia, inclusi Ragusa, Emmausso, Cavallo, deve chiudere mentalmente al più presto questa parentesi scura e cercare immediatamente il riscatto, anche se domenica arriva il Benevento al “Franco Scoglio”, primo di quattro impegni contro squadre tecnicamente più attrezzate di questo Messina.
Che, però, proprio ora deve capire di che pasta sia fatto e se le buone cose fatte intravvedere in questi primi mesi siano state una illusione o un nucleo di valori sui quali poter costruire qualcosa di buono.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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