Il calcio è tutto tranne che una scienza esatta, ma ci sono alcune massime o certi principi sempre validi in qualunque epoca. La sfida del “Franco Scoglio” tra le due squadre messinesi di serie D può essere letta anche attraverso alcune di queste “frasi fatte”.
FORTUNA E SFORTUNA SI RIEQUILIBRANO – E’ una delle frasi più ricorrenti e più amare da assorbire soprattutto quando si perde dopo avere prevalso sul piano del gioco e delle occasioni costruite, ma solo la sfortuna ha impedito di raggiungere il risultato. In questo caso, così come nella gara del girone di andata, la vittoria arride a chi meno è riuscito a presentarsi davanti alla porta avversaria, anche se il rigore solare non concesso dal signor Mirabella a favore dell’Acr avrebbe potuto spostare decisamente la gara dalla parte di chi era già in vantaggio. Sarebbe stato più giusto invertire i risultati tra andata e ritorno, ma, alla fine, tutto torna.
GOL SBAGLIATO, GOL SUBITO – La prima mezz’ora di gara è stata abbastanza equilibrata, ma i due gol divorati da Caballero al 17’ e al 20’ vengono puntualmente puniti dal colpo su calcio da fermo di Domenico Aliperta pochi minuti più tardi.
SQUADRA CHE VINCE NON SI TOCCA – Raffaele Novelli (voto 6,5) si affida all’undici iniziale capace di portare a casa, tranne qualche piccolo ritocco, quattro vittorie nelle ultime cinque gare precedenti a questa. Alla fine, il risultato gli da ragione, ma anche la prestazione di grande sofferenza sotto la pressione avversaria rende merito ad un tecnico che, nei momenti in cui molti rimproveravano lo scarso cinismo dei suoi uomini, affermava con equilibrio di non disperare che si sarebbero vinte partite sporche, anche importanti. E la stracittadina ha cristallizzato questa convinzione dell’allenatore salernitano.
I CAMPIONATI SI VINCONO CON UNA SPINA DORSALE FORTE – Il Messina non ha ancora vinto nulla, il percorso è molto lungo e le difficoltà saranno ancora tante, ma la gara contro il Football Club viene vinta proprio con l’asse centrale che un vecchio patron come Turi Massimino dell’Acr nato nel 1947 definiva fondamentale. Caruso (8) è il migliore in campo, chiude la saracinesca con tre interventi di livello assoluto, esce con perfetto tempismo contro avversari fortissimi fisicamente, ha anche quella piccola, ma importante, dose di fortuna che impedisce ai legni colpiti da Lodi e Caballero di trasformarsi in altrettanti dispiaceri. Lomasto (7,5) sembra un rugbista del Sei Nazioni con il fango fino alle caviglie e la voglia di spazzare via tutto ciò che gli capitasse a tiro, sempre, però, con la massima correttezza. Aliperta (7) indispone alcuni perché a volte indulge nel tenere palla, ma recupera tantissime volte la sfera, legge perfettamente le giocate avversarie, accetta la sfida con un Coria monumentale piazzato dalle sue parti da Costantino proprio per costringerlo a coprire più che a costruire, segna, non ce lo siamo dimenticato, il gol su punizione che decide la sfida. Tra l’altro, i suoi 4 gol in campionato sono venuti sempre su terreni di gioco impossibili, a Rende e, in casa, contro il Troina e il Football Club. Infine, Ciro Foggia (7,5) gioca 85 minuti di enorme forza, sacrificio, sagacia e cattiveria agonistica, in mezzo a due difensori durissimi come Fissore e Marchetti, conquista il calcio da fermo decisivo, non molla nemmeno un centimetro, uscendo praticamente distrutto per i consueti dieci minuti di corse a perdifiato dietro al pallone di Manfrellotti (sv, ma serve anche la pazienza di chi sta in panca per vincere i campionati).
LA FORZA DI UNA SQUADRA E’ IL GRUPPO - Il resto della squadra giallorossa non svolge il ruolo del comprimario, ma sono tutti protagonisti di una prova da gruppo coeso ed anche maturo, pur nella circostanza in cui, forse per la prima volta in stagione, l’avversario ti ha messo alle corde per la maggior parte del tempo di gioco. Sabatino (6,5) si cala nel ruolo del marcatore con grande dedizione, soffre la fisicità di Caballero, però porta a casa ampiamente la pagnotta e si fa sentire con il carattere e la personalità, visto che non ci sono grandi spazi per il suo sinistro delicato. I due laterali difensivi fanno, come raramente gli capita, quasi esclusivamente la fase di copertura, ma riescono a non perdere mai la calma. Cascione (6,5) viene letteralmente graziato da S. Leo portiere, quando, in avvio di gara, si affida al passaggio indietro servendo un assist involontario all’attaccante argentino del FC. In quella occasione, Novelli rischia seriamente di sporcare la propria immagine di monaco zen trapiantato in Campania, entrando in campo per il “cazziatone imperiale” al proprio under. Giofrè (6,5) non perde mai la posizione, si fa valere anche di testa, soprattutto nel momento in cui Costantino mette in campo tutto il suo potenziale offensivo. Bene Vacca (6,5), dedito al lavoro sporco, concentrato sull’aiuto ai compagni, ed anche Cristiani (6,5) meno dotato fisicamente del compagno di reparto, ma comunque calatosi perfettamente nella parte di lottatore, subito dopo essere subentrato ad Arcidiacono (sv) infortunatosi al 16’. Restano Cretella (6,5), con poco spazio in una gara di copertura, e Addessi (6,5) che non si accende mai realmente pur avendo diverse occasioni in ripartenza nella ripresa.
NON ERA UNA PARTITA DECISIVA, CI SONO ANCORA TANTE GIORNATE – Sembra scontato, ma c’era chi pensava a questa gara come l’ordalia capace di decidere a chi spettasse l’onore e l’onere di essere il futuro del calcio messinese. La classifica dice Acr, ma il Football Club, al di là della partita con il Roccella da recuperare, esce rafforzato dalla sconfitta odierna sul piano della consapevolezza della propria forza come squadra. Riguardo al futuro, bisogna anche pensare che possono esistere, o coesistere, due squadre di calcio a Messina, specialmente a livelli che non sono né la serie A e nemmeno la B. Su quale delle due riuscirà quest’anno ad approdare almeno in serie C, lasciamo che sia il campo a decidere.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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