Un approfondimento diverso dal solito, per parlare di una partita dai contenuti tecnici abbastanza relativi, giocata ad inizio luglio, tra due squadre con un livello di motivazione nettamente diverso e, soprattutto una caratura totalmente differente. I tre punti servivano per chiudere la stagione con la promozione, il Messina ci è riuscito e la festa successiva ha dato la misura di quanto fosse attesa questa vittoria per dare sfogo alla tensione accumulata in undici mesi di lavoro, una eternità se riferita al campionato di serie D, secondo le norme organizzative federali il massimo torneo dilettantistico d’Italia.
Abbiamo pensato ad altri spazi da dedicare ai bilanci complessivi di questa stagione per molti versi irripetibile, il match del “Fresina” ha confermato l’affidabilità assoluta di un gruppo granitico, costruito in estate con la supervisione di Fabiani e la consulenza esterna di Cosimo “Cocchino” D’Eboli, da settembre vero deus ex machina della squadra capace di togliere, come aveva detto il responsabile tecnico biancoscudato nella conferenza stampa di presentazione dopo la firma del contratto, “i paccheri” (gli schiaffi, per i “puristi” della lingua italiana o le “moffe”, per quelli del nostro idioma nativo) dalla faccia del Presidente Pietro Sciotto, finalmente vincente al quarto anno della sua esperienza alla guida del nuovo Acr Messina. Ci sarà, quindi, tempo e modo per le analisi, la partita giocata a S.Agata Militello è stata impreziosita dalle giocate di Mauro Bollino, dallo strepitoso gol di Sergio Sabatino su schema da corner provato più volte nel corso della stagione e dall’ultima realizzazione del campionato, quella di Pietro “Biccio” Arcidiacono, l’unico superstite delle annate deludenti, presente quando era abitudine sottoporsi al rito del confronto-gogna di troppi dopo partita con un risultato negativo, di fronte alla curva sempre più sparuta e inferocita.
E’ stato il coronamento del lavoro da parte del duo Novelli-Ciardiello, allenatori dediti all’applicazione di “idee di gioco”, ”autodeterminazione”, “intensità”, “umiltà”, curando sempre “le due fasi”, perché tutte le avversarie avevano “organizzazione”, “elementi di peso”. Oltre qualsiasi definizione utile ad agevolare il lavoro dei giornalisti, una coppia di tecnici capaci di sintetizzare le qualità tecniche, umane, caratteriali dei singoli elementi della rosa, portandoli ad essere un collettivo efficace ed efficiente sul terreno di gioco, oltre che una squadra vera anche fuori dal rettangolo verde.
Restano alcune istantanee, a caldo (è il caso di dirlo) di una giornata vissuta con 300 tifosi costretti a stare fuori dai cancelli, collegati in streaming o con il passaparola, ansiosi nei primi 20’, poi sempre più in attesa solo del triplice fischio da parte del signor Colaninno di Nola per scatenarsi, trascinati nei cori di gioia dai propri calciatori, capaci di costruire un gruppo coeso ed impermeabile ai condizionamenti esterni, composto da uomini quasi caricati dalla pressione di un ambiente dilaniato da oltre un decennio di delusioni e tormentato dalla rivalità principale di un’altra squadra cittadina.
La serie C è arrivata, il Messina farà parte di un campionato tra i più affascinanti degli ultimi anni per la presenza di tutte le grandi piazze del Sud, eccezion fatta per Reggio Calabria e Crotone, un tuffo nelle sfide con le rivali tradizionali di tempi in cui il calcio era davvero un romanzo popolare e non il teatro di proiezioni e narrazioni costruite da presunti maghi della comunicazione o illusionisti della finanza creativa. I prossimi giorni saranno quelli decisivi per costruire il Messina edizione 2021-2022, primo stadio di un processo evolutivo tutto da creare, in una città nella quale il calcio è diventato un privilegio (o una ossessione, secondo i punti di vista) per pochi. Intanto, i veri tifosi si godano il momento, breve ma intenso. Tra qualche giorno, si ricomincia.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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