Siamo alle solite in casa Messina: “come l’anno scorso e come l’anno prima”, declamava una hit estiva del secolo scorso, i biancoscudati navigano nelle posizioni di retroguardia in classifica, anche se, rispetto alle altre stagioni in serie C, la dotazione di punti, in questo momento del campionato, è superiore, circostanza non foriera di pensieri positivi in prospettiva a breve e medio termine, in un ambiente nel quale si ha l’impressione di vivere alla giornata.
FUORI DALLA REALTA' - I sogni? Quelli, parafrasando un altro classico dell’immaginario collettivo, “son desideri, chiusi in fondo al cuor” di chi regge le sorti del calcio a Messina, ma non riesce mai a trovare la formula giusta per evitare lo stato di emergenza permanente. Il pareggio raccolto il 23 dicembre nell’ultimo turno del girone di andata contro il Monopoli aveva concluso un periodo abbastanza positivo sul piano dei risultati; la sconfitta di ieri, sempre in casa, ha dato un colpo serio alle speranze di ottenere qualcosa di diverso rispetto al solito vivacchiare nella mediocrità, creando uno stridente contrasto con realtà come il Cerignola, al secondo torneo tra i professionisti, capace di tenere botta con grande dignità, investimenti e un progetto tecnico fatto di calciatori di categoria, costanza di risultati, prestazioni di buon livello e una immagine complessiva abbastanza positiva nel contesto del calcio italiano. Dalle nostre parti, invece, si rimette in scena una recita il cui canovaccio è ormai ampiamente prevedibile, tra alti e bassi caratteriali della proprietà, scelte di professionisti cui viene data ampia delega ad operare nell’ambito di tetti di spesa, paletti organizzativi accettati in estate e mal tollerati già con le prime brezze autunnali, intoppi logistici di vario ordine e grado, disagi nell’utilizzo delle strutture per il lavoro settimanale della squadra, fabbriche sempre in moto per alibi e individuazione di capri espiatori dentro e fuori dal campo.
LA SOLITA MUSICA - Al momento, il tema principale di discussione, dopo le hit sempreverdi “viaggi in pullman”, “campi di allenamento”, “materiale sportivo”, “docce fredde” e “manto erboso”, è quello del “mercato di riparazione”, consueta pietra miliare di ogni stagione agonistica biancoscudata, che, però, a differenza delle annate 2021-22 e 2022-23, è gestita dallo stesso ds e dal medesimo allenatore presenti a luglio. Un fattore di continuità che dovrebbe costituire garanzia di pianificazione delle operazioni di mercato in tempi brevi e conseguenti decisioni, partendo dal presupposto della fiducia tra staff tecnico-dirigenziale e proprietà, fortificata dalla conferma dopo una serie di risultati negativi, a cavallo tra ottobre e novembre scorsi, altrove micidiali. Invece, alle rescissioni di Ferrara, De Matteis, Zammit e Darini, ha fatto seguito esclusivamente l’arrivo di Rosafio, oggetto del desiderio raggiunto dopo il corteggiamento di qualche mese fa (“costa troppo” era la voce dal sen fuggita), adesso diventato acquisto a prezzi di costo (“ringraziamo la Spal per esserci venuta incontro”, la dichiarazione in sede di presentazione).
L'ALLARME - Le dichiarazioni prepartita di Giacomo Modica sono una forzatura ritenuta dal tecnico necessaria per dare un segnale chiaro alla piazza sulla esigenza di integrare subito l’organico, almeno nei ruoli palesemente scoperti (secondo portiere, terzino sinistro, difensore centrale), facendo passare in secondo piano, dal punto di vista della comunicazione, l’impegno immediato con il Cerignola. La sconfitta non ha portato a conseguenze sul piazzamento attuale in classifica, a causa degli stop concomitanti di tutte le avversarie dirette, ma il Messina ha, fino ad oggi, giocato 11 partite in casa e 9 fuori, adesso il calendario si ribalta e, fino a metà febbraio, i biancoscudati sono attesi da impegni gravosi, sui campi di Casertana, Turris e Avellino e, allo “Scoglio” contro Taranto, Virtus Francavilla e Sorrento. Un blocco determinante per il futuro, che serve affrontare con lo spirito giusto, senza tensioni ulteriori rispetto a quelle delle singole battaglie agonistiche. La prova di ieri, invece, ha dimostrato pecche caratteriali preoccupanti, insieme a distrazioni banali sugli episodi decisivi figlie dell’atteggiamento non adatto al tipo di gara che andava fatta per portare a casa un risultato positivo. Quindi, riconosciute le attenuanti di un organico ridotto all’osso (anche per selezione naturale di elementi accantonati da tempo), dell’arbitraggio non all’altezza (pur se la decisione sulla espulsione è corretta in punta di regolamento), dell’impegno profuso da tutti i calciatori coinvolti (il pareggio ottenuto e i 10’ successivi meritavano miglior fortuna), l’approccio eccessivamente nervoso al match, la gestione di alcuni momenti topici come quelli successivi al rosso di Ortisi e le sostituzioni di Rosafio e Franco quando l’inerzia era improvvisamente a favore, non possono consentire di superare il 5 per Giacomo Modica, in quanto, comunque, l’obiettivo primario deve essere il risultato, quando si lotta per la salvezza, sfruttando al meglio le risorse a disposizione.
I tre episodi decisivi, sfruttati da avversari strutturati per giocare sull’errore avversario, nascono da un calcio di punizione studiato malissimo, un mancato contrasto a centrocampo di 4 calciatori esitanti su Ruggiero con uscita fuori sincrono di un difensore centrale in opposizione, e uno sbilanciamento dell’intera linea arretrata sul portatore di palla libero di fare la giocata, lasciando 4 giocatori in maglia gialla soli davanti alla porta spalancata.
Quindi, al di là di tutto, pur considerando che il Messina ha giocato per 70’ in dieci, mantenendo comunque l’equilibrio del punteggio fino quasi al 90’, e partendo dal presupposto che la prestazione generale non sia stata deprimente come in altre occasioni, resta l’impressione che questa squadra, non appena prova a proporsi in modo più spregiudicato, paga in termini di equilibrio anche eccessivamente rispetto al valore di un organico meno scarso rispetto a quanto si pensi.
NOTE POSITIVE - Le positività emerse ieri riguardano anche le prove di alcuni singoli, tra cui spicca sicuramente Salvo (6,5), sempre più a suo agio, pur se occorre comprendere la reale entità dell’infortunio di Lia, ai box da due mesi, in quanto l’apporto dell’esterno destro titolare è fondamentale per dare sostanza al gioco di questa squadra nella due fasi. Resta, però, la piacevole sorpresa di questo ragazzo messinese, con la speranza che continui a crescere in maglia biancoscudata. Nino Ragusa (6) merita l’apprezzamento per quei 20 minuti in cui si piazza come terzino sinistro vecchia maniera, con lo spirito giusto del capitano che vuole dare una mano alla squadra in un momento di grande difficoltà. Buono anche l’impatto di chi lo ha sostituito per tutto il secondo tempo, cioè Polito (6), voglioso di far cambiare idea a coloro i quali lo hanno criticato, anche aspramente, nelle sue apparizioni in campionato. Anche Zunno (6) non demerita subentrando a Plescia, perché, oltre a firmare con opportunismo il provvisorio pareggio, riesce a creare scompiglio nella difesa pugliese, pur indugiando troppo nel dribbling ripetuto invece di pensare all’essenzialità del tiro o del passaggio coi tempi giusti.
E’ stata anche la gara del ritorno in giallorosso di Marco Rosafio (6), apparso non al meglio della condizione però capace di illuminare la scena con qualche giocata nelle sue corde, badando alla semplicità, oppure nell’azione che ha portato il Messina vicino al vantaggio, mostrando una delle rare manovre zemaniane di questa stagione, fatta di un doppio scambio veloce, con l’esterno offensivo sulla linea di fondo a cercare la finalizzazione rapida, intuizione non compresa dai compagni.
Solo un paio di interventi per Ermanno Fumagalli (6), che fa correre un brivido nella schiena al pubblico quando si tocca la gamba dopo pochi minuti di gioco ed è incolpevole sui gol subiti.
LE MAGLIE NERE - Il resto della truppa in maglia nera (probabilmente è finito il bonus scaramanzia per questa divisa) mostra prestazioni con andamento altalenante. Manetta (5,5) è poco attento ed avventato nelle azioni che portano alla rete Malcore e D’Andrea, Pacciardi (5) sbaglia il tempo su Ruggiero arrivato indisturbato nei pressi dell’area con la libertà di servire D’Ausilio pronto alla sponda sul proprio bomber, Ortisi (sv) esce dalla comune dopo 28’ per un fallo speso con l’intento di evitare lo svantaggio, senza incorrere nell’espulsione, ma le responsabilità principali dello sviluppo scellerato di quell’azione non sono le sue.
A centrocampo, si stenta a trovare i tempi giusti, peccando anche di decisione nei duelli con gli avversari, maggiormente dotati fisicamente e tecnicamente. Firenze (5,5) si accende poco, Frisenna (5,5) resta nel limbo, Franco (5,5) annaspa, ma la situazione non migliora con l’impalpabile Scafetta (5), ancora in preda a una preoccupante involuzione rispetto alle prime promettenti esibizioni.
Nei minuti finali si rivede anche Giunta (sv), apparso in ripresa e voglioso di dare il proprio contributo alla causa. Prova grigia, invece, per Plescia (5), in campo per l’intero primo tempo, preoccupandosi più di protestare con l’ennesimo direttore di gara insensibile alle sue cadute sul terreno di gioco che di rendersi utile come sponda o terminale offensivo. Disarmante l’occasione del primo tempo in cui spreca una intuizione di prima da Rosafio, controllando goffamente la sfera per poi guardare il fondo campo, tra l’altro in buone condizioni, malgrado la copiosa pioggia della nottata precedente alla gara.
SPERANZA VERDE - Questa del manto erboso al “Franco Scoglio” è un altro segnale positivo, pur con tutte le prudenze del caso, perché il lavoro di manutenzione inizia a mostrare i propri frutti. In un momento così complicato per la stagione del Messina serve anche sottolineare aspetti virtuosi, per non lasciarsi abbandonare solo a quelli negativi, ma occorre soprattutto l’assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti (proprietà, staff tecnico, calciatori, dirigenza) e prendere le decisioni giuste in modo tempestivo. Partendo dal calciomercato, ma non solo.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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