Il Messina sa vincere solo per 1-0, almeno fino ad oggi. Poco male, anzi, in realtà portare a casa il massimo risultato con il minimo scarto, se diventa una abitudine, è certamente segnale di maturità, ma, nel caso dei biancoscudati in questa stagione, due rondini (inclusa la partita contro l’Avellino) non fanno primavera, siamo ancora all’inizio del cammino e, in questo momento, conta solo portare a casa più punti possibili, per potere avere tempo e modo di costruire anche prestazioni più convincenti e meno sofferte rispetto a questa contro il Giugliano.
IL MISTER - Giacomo Modica (voto 6,5) parte con uno schieramento nel quale inserisce un tassello nuovo nella casella più deficitaria del mercato estivo, ma l’esperimento dura solo 45’, nei quali il prescelto Polito (5) diventa punto debole facilmente aggredibile, becca un giallo per manifesta incapacità di gestire il diretto avversario Oviszach, friulano ex Vicenza, restando negli spogliatoi durante l’intervallo. Il tentativo di dare una chance al ragazzo per acquisire fiducia e provare un esterno più bloccato sul lato mancino naufraga malamente, ma la squadra porta a casa ugualmente la vittoria, per larghi tratti fa vedere buone trame di gioco, soffre nel finale per qualche sbandamento di troppo, ma stavolta riesce a sfangarla, non solo per fortuna, ma soprattutto per lo spirito agonistico messo da tutti gli uomini impiegati.
VIA DAL CAMPO - Serve, però, fare una piccola premessa alla consueta analisi delle prestazioni dei singoli, perché Giacomo Modica arriva alla sfida con il suo collega Bertotto con uno spirito un po’ triste, attribuendolo alle criticità legate all’utilizzo, a suo avviso troppo striminzito, nei tempi, durante la settimana di lavoro, del terreno casalingo. Il tecnico mazarese si intesta la battaglia per chiedere maggiore attenzione, non dice chiaramente a chi si sia rivolto, basta pensare che lo stadio è di proprietà comunale ed è gestito della partecipata Messinaservizi bene comune, ma soprattutto Modica sa benissimo i rischi corsi di non potere utilizzare il “Franco Scoglio” in questo avvio di stagione a causa delle condizioni del manto erboso, già sotto la lente di ingrandimento della Legapro dopo le diffide dello scorso torneo. La situazione attuale è molto diversa rispetto a quella del campionato 2017-2018, quando Modica poteva utilizzare l’impianto in contrada S.Filippo per tutta la settimana, mentre quest’anno ha a disposizione il “Marullo”, ovviamente concordando settimanalmente gli orari di occupazione del terreno, considerando che lì deve lavorare anche tutto il settore giovanile biancoscudato e tante altre società militanti dall’Eccellenza in giù. Un fondo in sintetico, un campo più piccolo rispetto allo “Scoglio”, ma sicuramente una struttura situata in pieno centro, dove, tra l’altro, si sono potute preparare le gare fin qui giocate in trasferta, tutte su sintetico e in terreni di dimensioni ridotte. Di ciò è consapevole mister Modica, che ha infatti ringraziato il Camaro per la collaborazione, ma il problema del campo di allenamento non è risolvibile in tempi brevi e il prato deve essere preservato, seppure sarebbe molto più previdente e lungimirante pensare subito ad una soluzione che garantisca di uscire dalla perenne emergenza senza pregiudicare l’attività principale per cui lo stadio è stato progettato, finanziato, costruito e manutenuto: la disputa di partite di calcio.
IL CAMPO FUORI GIOCO - Ci sarebbe l’alternativa del “Giovanni Celeste”, chiuso da aprile scorso, dopo la aggiudicazione in tempi record dei lavori di ristrutturazione finanziati dal PNRR, non ancora avviati, ma che non prevedono alcun intervento sul terreno di gioco, se non il ripristino del manto erboso naturale considerato un valore storico nella relazione accompagnatoria al progetto di fattibilità tecnico economica. Ma l’idea di un intervento immediato nell’impianto di Via Oreto per dare un campo di allenamento in erba naturale tutto dedicato al Messina non appare attuabile, almeno da quando diventerà area di cantiere. Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni.
TORNANDO AL CAMPO - La vittoria contro il Giugliano sembra quasi gemella di quella ottenuta a inizio del mese con l’Avellino, ma con qualche peculiarità rappresentata, innanzitutto, dalla diversa caratura degli avversari e da quanto fatto vedere dal Messina nelle due sfide. Ieri i biancoscudati hanno premuto molto nel primo tempo, concretizzando relativamente poco rispetto al numero di palloni fatti viaggiare, specie sulla catena di destra, per poi creare i presupposti del gol, arrivato solo su una prodezza del singolo. Troppe volte i laterali hanno raggiunto il fondo senza poi arrivare a un tiro pericoloso, oppure, nella ripresa, si sono sprecati contropiede interessanti per frenesia, imprecisioni o scelte sbagliate. Incoraggia il fatto che la squadra continua a proporre gioco, sperando si possano smussare determinati errori, riuscendo a crescere come collettivo.
TOP FIVE - Passando ai singoli, sono cinque i calciatori che lasciano il segno su questa partita in modo più evidente. Il primo, ovviamente, è Vincenzo Plescia (7,5) che fa un gol raro per acrobazia, determinazione e forza fisica, ricordando non tanto vagamente le prodezze di Erling Haaland, il fenomeno del calcio mondiale, uno di quegli eventi che ti fanno capire quanto la bellezza del gesto tecnico possa non dipendere solo dal contesto o dalla categoria nella quale avviene, ma bisogna sempre riconoscerla ed apprezzarla. Incrociamo le dita, ma questo ragazzo ha lo spirito giusto per poter essere protagonista in questo campionato con la maglia del Messina, sperando possa fare i gol che servono a scalare la classifica verso posizioni più tranquille prima possibile. L’assist sul gol decisivo viene dai piedi di Giulio Frisenna (7), autore di un’altra prestazione da grande centrocampista nel senso più ampio del termine, visto che recupera palloni, li amministra, riesce anche a contribuire impostando l’azione e correndo fino ai minuti immediatamente precedenti al cambio, giunto all’83’ perché anche Giacomo Modica ha un cuore e il ragazzo necessitava di riposo. Accanto al numero 8, ecco Domenico Franco (7), sempre più calato nel ruolo di leader e metronomo della manovra biancoscudata, con qualche errore di misura in meno rispetto a mercoledì scorso e quei crampi nei minuti finali che sapevano anche di esperienza e furbizia, oltre a indicare l’immenso dispendio fisico in tutti i 90’ giocati. Completa il poker di elementi sopra la media Damiano Lia (7) stesso voto del suo numero di maglia solo perché va via dalla comune al minuto 60, dopo avere fatto decine di sgroppate sulla corsia di destra, un paio di recuperi impetuosi in difesa, preso e dato mazzate (in senso agonistico) in tutte le parti del campo. L’auspicio è che lo stop sia dovuto solo a un piccolo intoppo, perché la “littorina leontina” deve continuare a viaggiare in pieno orario ed efficienza. Infine, completa la top five un habitué nella lista dei migliori, Marco Manetta (7) da Tivoli, professione centrale difensivo, che, però, è tanto permeato degli insegnamenti di mister Modica da interpretare il ruolo di terzino destro cui viene destinato dopo l’uscita dal campo di Lia come se fosse davvero un esterno di lotta e di governo, lanciandosi in sgroppate verso l’area gialloblù che mettono a serio rischio l’aplomb del suo allenatore, quasi spaventato da aver trovato qualcuno più propositivo di lui.
GLI ALTRI - Occupano il livello immediatamente inferiore altri elementi, comunque, con un buon standard, partendo da Ortisi (6,5), attento e caparbio durante gli oltre 50’ della ripresa in cui gioca, forse pungolato da aver ritrovato il ruolo ritagliato per lui da Modica in questo inizio di campionato. Fumagalli (6,5) viene impegnato poco, nel primo tempo telecomanda con lo sguardo sulla traversa una sventola di Gladestony Da Silva dal limite, nella ripresa allontana con un balzo dei suoi e usando i pugni un’altra legnata di Nocciolini molto insidiosa e potente, nel recupero “cazzia” duramente Emmausso per un pallone perso vicino alla postazione del quarto ufficiale, da cui nasce qualche patema d’animo in area biancoscudata. Scafetta (6) appare poco, ma si fa sentire con il classico lavoro oscuro, mancando qualche spunto che poteva indirizzare diversamente la partita. A proposito di mancanze, ecco spuntare Carlo Cavallo (6), un continuo “wannabe”, perché recupera palloni in pressing, salta sempre l’uomo in prima battuta, ma poi perde quel tempo di gioco determinante per trasformare una giocata decisiva nell’ennesimo svolazzo fine a se stesso. Nino Ragusa (6) strappa la sufficienza per i segnali di crescita che fa intravvedere a tratti, ma, nello stesso tempo, vederlo perdere il confronto fisico o non portare a buon fine uno spunto in progressione crea nello spettatore un sentimento oscillante tra la rabbia e l’empatia verso un professionista che sicuramente, presto, sarà capace di essere determinante, in ogni partita, per le sorti del Messina.
Infine, l’altra insufficienza tra i biancoscudati va assegnata a Pacciardi (5), lento nel contrasto degli avversari, impreciso quando si tratta di impostare, fuori posizione un paio di volte nei minuti finali, come nella situazione, molto leggibile, che porta alla sua espulsione, causata da un intervento provvidenziale, ma solo perché il Giugliano non concretizza il calcio di punizione dal limite. Dalla panchina, oltre al già citato Ortisi, si alzano anche Buffa (6), per oltre mezz’ora in cui serviva più battagliare che non fare giocate di classe, Zunno (6) poco a suo agio da centravanti con palloni difficilmente giocabili a disposizione, ed Emmausso (6), cui va un voto di incoraggiamento perché doveva dimostrare di essere più attivo rispetto alle ultime presenze e lui si fa notare per un paio di esibizioni da giocoliere del pallone, forse eccessive, ma il segnale dato dal suo allenatore è stato chiaro, adesso sta a lui dare risposte concrete sul campo nelle prossime partite, magari iniziando da Picerno venerdì sera, quando tornerà in uno stadio nel quale ebbe poche occasioni di mettersi in mostra nella scorsa stagione. Ma questa è un’altra storia che siamo pronti a raccontare, sperando in un lieto fine per i colori biancoscudati.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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