Un misto di sensazioni contrastanti ha caratterizzato il pomeriggio di ieri al “Franco Scoglio”. Il Messina veniva da una gara giocata alla pari contro una squadra di tutto rispetto come il Catania, nella quale avrebbe potuto anche vincere, il rischio più grosso era sentire troppo la sfida contro la Paganese, l’obbligo del risultato, il timore delle conseguenze derivanti da un risultato negativo. Il ritorno al “S. Filippo” di alcuni protagonisti della cavalcata che ha portato alla promozione, oltre ad altri ex di qualche anno fa, aggiungeva ancora qualche ingrediente ad una partita importante per la classifica, vista la posizione degli azzurrostellati, punto di riferimento per la zona che porta alla salvezza diretta.

Se poi si aggiunge l’imminente rivoluzione tecnica e dirigenziale cui manca solo l’ufficialità (particolare tutt'altro che trascurabile) lo spettro di un tracollo aleggiava nelle menti di coloro i quali, anche in un mercoledì pomeriggio lavorativo prenatalizio, hanno deciso di andare sugli spalti dello stadio messinese. I quasi 500 presenti, invece, hanno assistito ad una prova di coraggio, determinazione e applicazione da parte di un gruppo di calciatori fin qui non all’altezza delle aspettative e della loro carriera, seppur breve ma per alcuni di loro già densa di esperienze in C e anche in B. Le dichiarazioni in sala stampa da parte di tutti sono improntate principalmente al concetto di libertà mentale che questi calciatori avevano smarrito durante i primi mesi della stagione. L’avvio a tappe forzate, la poca attitudine del tecnico scelto in un primo momento a superare le difficoltà dentro e fuori dal campo,  troppi risultati negativi e lo tsunami capuanesco, combinato a una serie di infortuni e malesseri di varia natura, hanno portato alla attuale situazione di classifica. Le ultime due prestazioni hanno dato un minimo di prospettiva al campionato, fermo restando che, nelle restanti 18 gare, bisognerà avere un passo da squadra che lotta per entrare nei playoff, se si vuole sperare di evitare il rischio retrocessione.

Grosso merito va al mister Ezio Raciti (voto 6,5), che ha eseguito il compito assegnatogli di traghettare la squadra in questi 180’ contro Catania e Paganese, facendo le cose con semplicità e partendo, soprattutto, dalla testa di un gruppo di calciatori mai diventato squadra. E’ stato lui a riconoscere che Iulius Marginean (7,5) era pronto per dare il proprio contributo alla causa biancoscudata, dopo l’ostracismo nei suoi confronti da parte di mister Capuano, mentre Sullo lo aveva potuto avere meno a disposizione per gli impegni del rumeno nella sua nazionale under 20. Il numero 24 gioca una gara di spessore assoluto dal punto di vista tecnico, atletico e del carattere, segnando un gol spettacolare, sfiorando la doppietta con una botta dai 25 metri di rara bellezza per la purezza e la coordinazione della esecuzione. A questo aggiungiamo diversi palloni recuperati, presenza in ogni zona del campo e tanti rimpianti per il suo impiego col contagocce in una fase del campionato nella quale l’organico era ridotto e tanti elementi si alternavano a centrocampo in ruoli non propri. Adesso l’ex capitano del Sassuolo Primavera deve essere uno dei tasselli su cui costruire il Messina che deve costruire il suo campionato nei prossimi 4 mesi.

Le altre due novità di giornata erano in porta e al centro della difesa, due ruoli cardine di qualunque squadra e gli interpreti scelti da Raciti non hanno deluso. Celic (6,5) fa la prova migliore in una stagione fin qui modesta, disimpegnandosi bene sia in copertura che nella impostazione. Fusco (6,5) supera la comprensibile ansia del debutto in campionato parando il parabile e non commettendo errori, quello che serviva in questo momento. Conferme anche da Fantoni (6,5) rispetto alla gara con il Catania, mentre Carillo (6), da “braccino” di sinistra non demerita, aggiungendo un po’ di fiducia a un torneo faticoso per lui e spesso complicato da qualche svarione di troppo.

Nel 3-5-2 una funzione fondamentale è svolta dai cosiddetti “quinti”, cioè gli esterni ed il Messina, nelle ultime settimane ha sofferto per le assenze nella corsia mancina. Simonetti (5,5) è chiaramente un adattato nel ruolo, si impegna ma non incide e, poco prima dell’ora di gioco, viene sostituito da un elemento abituato a giostrare in quella zona del campo, cioè Goncalves (6,5) e la differenza si vede. Stesso discorso per Rondinella (6,5) sulla destra, preciso negli interventi e utilissimo quando prova a dare maggiore spinta, arrivando più volte vicino alla conclusione. Una interpretazione del modulo più vicina allo spirito del gioco, il cui scopo è segnare e non soltanto difendersi o non fare esprimere l’avversario. Già detto di Marginean, indiscutibilmente migliore in campo, restano gli altri due interpreti del centrocampo biancoscudato, scelti nell’undici iniziale. Damian (5,5) sembra contratto, perde banalmente tre palloni potenzialmente sanguinosi, commette errori di misura poco comprensibili per un elemento con le sue qualità e, a questo punto, occorrerebbe un discorso chiaro e chiarificatore con il tecnico che avrà la responsabilità di guidare il Messina in questo girone discendente, perché questo calciatore, se recuperato e motivato adeguatamente, può dare un valore aggiunto. In caso contrario, sarebbe indispensabile trovare subito una alternativa credibile sul mercato. Diffidato, salterà il prossimo impegno agonistico, l’atteggiamento con cui ha lasciato il campo insieme all’amico Simonetti per raggiungere subito gli spogliatoi al momento della sostituzione al 57’ potrebbe essere un segnale da interpretare nella giusta chiave. Accanto all’ex Ternana, prova di sostanza e qualità da parte di Fofana (6,5), presente nel lavoro di rottura, preciso nell’assist che innesca il gol del primo vantaggio. Bene anche i 38 minuti di Amara Konate (6,5), perché limita gli eccessi o le distrazioni suo marchio di fabbrica in molte prove stagionali e, inoltre, si esibisce in un lancio teso e millimetrico che determina l’azione della vittoria. Niente male, considerando che si era al minuto 93 di una partita determinante.

Dalla panchina arrivano anche i due protagonisti della rete decisiva, Distefano e Busatto. L’ex Paternò (6,5) si giova del fatto di trovarsi nella posizione di campo a lui più congeniale, prova a metterci fisico e corsa con alterne fortune, fino al colpo di testa che scavalca Baiocco e favorisce il tocco di Busatto (6), finalmente decisivo in una delle sue tantissime occasioni “last minute” nel senso che il prodotto del vivaio vicentino ha collezionato una serie interminabile di presenze con un massimo di dieci minuti ciascuna. I due ragazzotti avevano sostituito i titolari in attacco, che si erano espressi con prestazioni leggermente diverse. Adorante (6,5) fa un lavoro sporco utilissimo alla causa, Balde (6) sembra sempre sul punto di dribblare tutti o di piazzare la stoccata decisiva, ma poi si incarta dopo il terzo dribbling oppure sparacchia tiri fuori misura se non centra in pieno il portiere.

Probabilmente alcuni dei protagonisti di questa vittoria contro la Paganese non faranno più parte della rosa nel prosieguo della stagione, ma la prestazione di ieri pomeriggio acuisce i rimpianti per le possibilità perse o buttate al vento nelle prime 20 partite che avrebbero consentito una crescita graduale e più tranquilla del progetto sportivo costruito in estate. Guardare indietro, però, nello sport come nella vita serve relativamente ed ancora un futuro migliore può essere scritto, se le scelte saranno fatte con oculatezza e con l’unico obiettivo della salvezza. 

Sezione: Il focus / Data: Gio 23 dicembre 2021 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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