“I’m back” esclama Paul Newman in una scena del film di Martin Scorsese “Il colore dei soldi”, prosecuzione, 20 anni dopo, di un'altra storia cinematografica interpretata dal divo americano, “Lo spaccone”, in cui interpretava un giocatore di biliardo che torna ad impugnare la stecca, nel sequel, per sfidare un personaggio più giovane che ha la faccia e le movenze di Tom Cruise. Al minuto 48 della sfida tra Messina e Pescara, Nino Ragusa da Trappitello, anni 32, avrebbe potuto ripetere la stessa frase, magari con un leggero accento della Valle dell’Alcantara, al momento in cui ha superato in progressione Cancellotti, uno dei migliori terzini in serie C, portato il pallone sul fondo, e, dopo una sterzata, ha alzato la testa e servito a Ibou Balde un assist da trasformare nel gol decisivo della sfida tra i biancoscudati e la squadra attualmente al terzo posto, con, in panchina, il “Magister” Zdeneck Zeman.

La premessa piuttosto lunga e, forse, un po’ pretenziosa, serve a scattare una istantanea del momento fondamentale di un pomeriggio di calcio vissuto al “Franco Scoglio” tra una bufera di vento e pioggia, qualche sprazzo di sole, suggellato, dopo 96’ di gioco, incluso il recupero, dalla vittoria forse più importante in questo girone di ritorno nel quale il Messina guidato in panchina da Ezio Raciti, con nove innesti reperiti nel mercato di gennaio dal nuovo ds Pasquale Logiudice, ha incamerato 22 punti in 12 gare, raddoppiando il “bottino” fatto nei 20 turni con la coppia Auteri-Pitino responsabile dell’area tecnica biancoscudata. Eppure, malgrado questo andamento da posizione di prestigio nella griglia playoff, ancora nulla è stato fatto di concreto e mancano 6 tappe alla conclusione di un campionato il cui andamento dovrà essere analizzato in modo serio e completo a fine aprile, augurandoci tutti che l’obiettivo finale della salvezza sia già stato centrato.

Criticato più o meno velatamente dopo le ultime prestazioni in casa, Raciti (voto 7) riesce a confezionare una partita quasi perfetta, tirata nel risultato fino al termine solo per l’imprecisione e un po’ di sfortuna da parte dei suoi calciatori, almeno 3 volte a un passo dal raddoppio che avrebbe chiuso anticipatamente la contesa. Scelte perfette nella formazione iniziale ed anche nei cambi, al cospetto di un vero mostro sacro del calcio italiano come Zeman, che, ieri, ha pagato dazio non solo per le condizioni meteo non favorevoli o per il fondo campo imperfetto, ma soprattutto a causa dell’avversario ben messo in campo, voglioso e determinato al punto giusto per metterlo in difficoltà.

Voti positivi per tutti i protagonisti in campo con la maglia del Messina, partendo dal portiere Fumagalli (6,5) impegnato una sola volta al 50’, quando riesce a neutralizzare una deviazione aerea di Brosco in un mucchio creatosi in area da cross su calcio di punizione. Per il resto, solo la classica “ordinaria amministrazione”, anche perché i componenti il quartetto difensivo, insieme a tutti i compagni, riescono a chiudere ogni varco rendendo sterile il possesso palla biancoazzurro. Berto (7) a destra ha clienti complicati come Kolaj e Mora, ma sta attento per tutta la partita e, qualche volta, riesce anche a rendersi utile oltre la linea di centrocampo. Ferrara (7) chiude ogni possibile imbucata, con modi spesso rudi e poco stile, dalla sua parte non si passa considerando, però, che al suo fianco ha un Helder Baldè (7,5) fuori categoria. Infatti, il portoghese, “mangia in testa” a Facundo Lescano, ridotto ai minimi termini, così come il suo sostituto nel finale Vergani, letteralmente non pervenuto. Infine, sulla sinistra, Celesia (7) limita molto Merola, proponendosi quando serve a sostegno della fase offensiva, pur se, nell’assetto tattico di questo Messina i due esterni bassi partecipano alla manovra spesso fino alla trequarti, arrivando poco sul fondo. Trasciani (sv) prende il posto dell’ex Potenza all’87’, non concedendo giocate semplici agli avversari.

I due a presidio del reparto arretrato sono quelli che, quasi sicuramente, vedremo anche domenica prossima al “Viviani” di Potenza, stante la squalifica di Fofana e Mallamo (6) ingenuo nel beccare il giallo durante i quasi 40’ in cui resta in campo, considerando la diffida pendente sul suo capo. Fiorani (7) è in un ruolo già ricoperto in carriera prima di arrivare in biancoscudato, ci mette il consueto impegno condito da attenzione e pulizia nel condurre lo scambio con i compagni più vicini, Konate (7) conferma l’ottima impressione destata a Viterbo domenica scorsa, impiegando muscoli, corsa, applicazione tattica e abnegazione, arrivando perfino a tentare, nella prima frazione di gioco, una apertura di prima no look per Ragusa modello Francesco Totti o Sasà Sullo, finita, però, a ridosso della deserta tribuna B. Poco male per l’esito, ma anche solo pensare di essere in grado di fare una giocata simile è indice di fiducia e convinzione, ingredienti utilissimi in questo momento cruciale del torneo.

Ieri pomeriggio i quattro giocatori di attacco sono il mezzo attraverso il quale si concretizza il lavoro del resto dei compagni. Kragl (7) è preziosissimo quando amministra i palloni più scottanti, evitando pericolose ripartenze, poi spreca al 65’ la chance del raddoppio, recuperando di furbizia un passaggio improvvido di Plizzari a un suo compagno, ma non riesce a controllare bene e, alla fine, il passaggio a Perez lascia il dubbio di un eccesso di generosità a favore del centravanti ancora senza gol. Il risultato finale non fa pesare tanto l’errore. Il tedesco esce dal terreno di gioco solo in prossimità dei titoli di coda, sostituito da Marino (sv), bravo a buttarsi con caparbietà su ogni pallone alla sua portata nei minuti finali. La palma del match winner spetta a Ibou Balde (8), ma la gara dello spagnolo di origini senegalesi non è solo racchiusa nel gol, vista la gran mole di lavoro svolta nello schermare con successo un play di assoluto valore come Palmiero. Il numero dieci biancoscudato sembra avere ritrovato la condizione e, questo, può, anzi deve essere, un fattore positivo nella rincorsa alla salvezza.

L’attacco del pezzo lo ha avuto come protagonista, ma Ragusa (7,5), pur non facendo un primo tempo da urlo, merita qualcosa in più proprio per i lampi del suo talento messi in mostra nella ripresa, quelle doti di velocità, progressione, lucidità che lo hanno fatto navigare solo in contesti a vincere in cadetteria e di assoluto prestigio nella massima serie. Stavolta Raciti gli risparmia gli ultimi 15’, dando spazio a Versienti (sv) che svolge il suo compito senza sbavature. Infine, ecco Perez (7), sempre in trincea a prendere botte e difendere palloni non proprio precisi rilanciati dai compagni o a coprire spazio per gli inserimenti di centrocampisti e attaccanti, stavolta prova anche la conclusione, ma la posizione è troppo decentrata, quindi Plizzari si disimpegna senza patemi.

Buoni i 15’ giocati da Zuppel (6,5), durante i quali riesce a fare un movimento perfetto sul filtrante di Balde incrociando la conclusione in modo forse troppo pulito, per poi mandare di un soffio a lato un colpo di testa su corner da ottima posizione. Anche il classe 2002 sembra essere un calciatore totalmente diverso rispetto a quello confusionario, demotivato e disarmonico visto fino a dicembre, e la sua trasformazione deve essere interpretata come ulteriore segnale per non demordere e continuare, anche nella doppia sfida esterna prevista dal calendario nei prossimi 9 giorni, a tenere le marce alte perché bisogna macinare più punti possibili da qui alla fine, senza guardare gli avversari, la difficoltà del campo avverso o quelle del terreno casalingo.

Sezione: Il focus / Data: Gio 16 marzo 2023 alle 17:07
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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