Se il campionato fosse iniziato a dicembre, il Messina sarebbe in testa, con un punto di vantaggio sulla Juve Stabia e 4 sul Sorrento, ma purtroppo non è così, o forse bisogna pensare che sia una fortuna, visto che, adesso, nella realtà, possono apprezzarsi le vere dimensioni del lavoro fatto, in campo e fuori, durante questa stagione giunta alla sua 26^ tappa.
BATTERE IL FERRO... - Il prossimo obiettivo deve restare la salvezza matematica, da ottenere prima possibile, ma non si può negare che questa squadra stia facendo progressi, partita dopo partita, e la mitica soglia della zona playoff, da chimera irraggiungibile potrebbe trasformarsi in traguardo realistico, continuando con questa marcia, restando nella condizione di grazia fisica e mentale vista nelle ultime gare e confermata contro il Sorrento, avversario reduce da 4 vittorie nelle ultime uscite esterne, ma, adesso si può dire, da considerarsi di pari livello del Messina.
La partita di ieri sera ha visto un Messina capace di diluire l’atteggiamento dominante visto contro la Virtus Francavilla nei primi 15’, durante tutto l’arco dei 90’, oltre al recupero, gestendo i momenti di difficoltà con equilibrio, spingendo anche quando si commettevano errori o si sprecavano occasioni, mettendo, infine, a segno due gol con gli attaccanti centrali, evento decisamente non usuale per i biancoscudati durante le precedenti prove. Tutto questo con assenze importanti, da Salvo a Pacciardi e Rosafio, mantenendo in campo per buona parte del match la stessa formazione di Avellino, senza pensare a turn over o, men che meno, tirare indietro la gamba, rispecchiando in pieno il mantra “battere il ferro finché è caldo”.
ROMA NON SI E' FATTO IN UN GIORNO - A fine gara, in sala stampa viene a parlare Domenico Roma, uno dei principali bersagli nel periodo nero attraversato a cavallo tra ottobre e novembre, che mantiene latente il desiderio di rivalsa, e, nelle dichiarazioni, parla di obiettivo salvezza da raggiungere prima di sognare altro, ma bisogna riconoscere che non si è fermato ad evidenziare le difficoltà nei momenti difficili, preferendo lavorare alle soluzioni, così come accaduto alla proprietà, ai calciatori, alla dirigenza e allo staff tecnico, in testa Giacomo Modica (voto 7,5 per la gara di ieri). Il mister studia bene l’avversario, tra i più rognosi del campionato, senza stravolgere le linee guida che lo hanno condotto al cammino prodigioso degli ultimi mesi, fatto di 7 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta, maturata negli ultimi minuti e in inferiorità numerica. Se poi hai una condizione fisica invidiabile, frutto del lavoro atletico fatto durante tutti i mesi precedenti, tranne quell’anomalo ottobre pieno di impegni ravvicinati, ti puoi avvalere di elementi dotati tecnicamente in grado di fare la differenza e altri uomini con carattere ed esperienza, ecco che è possibile fare buon calcio, raccogliendo punti in classifica.
NESSUN MIRACOLO, SOLO LAVORO - Ultima annotazione: per favore, non parliamo di miracoli, perché sviliremmo le capacità di tutti coloro i quali hanno lavorato insieme con l’obiettivo di tornare a divertirsi e divertire.
ZUNNO UBER ALLES - Nella valutazione di una prestazione collettiva da 8, spicca sicuramente un singolo più di tutti, perché la partita di Marco Zunno (8) è stata di una spanna superiore agli altri, pur mancando, per un puro caso, soltanto il gol a questo ragazzo cresciuto in modo costante dal momento in cui è entrato in campo nel derby col Catania, rompendo l’equilibrio di quella partita. Tre chance per segnare, una azione travolgente che ha propiziato l’1-0, una serie di dribbling sempre puliti, scegliendo poi la soluzione più giusta per servire il compagno e spezzare i raddoppi di marcatura, davvero tanta roba per un elemento che, a un certo punto del campionato, sembrava smarrito, soprattutto caratterialmente.
IL THEO DELLE SEI E MEZZA - Altro protagonista assoluto è stato Pasqualino Ortisi (7,5), presente ovunque, bravo a rintuzzare le iniziative sulla sua fascia di competenza dei laterali di attacco sorrentini, per poi riproporsi anche dalla parte opposta, dando ragione a mister Modica che gli ha inventato un ruolo nel quale, probabilmente, potrà trovare la sua migliore dimensione nel prosieguo della carriera.
Inesauribile è l’aggettivo più calzante per Damiano Lia (7), 95’ in campo senza mai mollare di un centimetro, pronto anche a chiudere diagonali difensive sulla sinistra, e, un attimo dopo, appoggiare la manovra offensiva. Daniel Dumbravanu (7), invece, è la sorpresa venuta dal nulla, visto che la Spal aveva quasi dimenticato di averlo in rosa, ma il moldavo cresciuto nel Genoa arriva a Messina, il tempo di fare foto e presentazione alla stampa, per poi scendere in campo da titolare per 270’ di fila, migliorando sempre in ogni prova, tanto da consentire a Pacciardi di poter recuperare con calma il problema alla schiena. Il difensore centrale dimostra di avere calma, sicurezza, un gran colpo di testa e la capacità di alzarla, la testa, per usare il sinistro educato con giudizio. Al suo fianco, Iron-Manetta (7), inossidabile, indistruttibile, cancella lo spauracchio Ravasio che deve inventarsi una prodezza tirando dai 30 metri improvvisamente per chiamare in causa Fumagalli (6) pronto nell’unica occasione in cui viene sollecitato.
Oscuro, ma determinante, il lavoro di Domenico Franco (7), mai domo nelle acque agitate del centrocampo, così come Giulio Frisenna (6,5) tradito, a volte, dall’eccessiva confidenza con cui prova a disimpegnarsi perdendo palloni rischiosi. Il biondo centrocampista catanese si arrende a una botta e lascia il campo al 66’ per Scafetta (6), non a suo agio da mediano, meglio quando è andato nel ruolo di mezzala destra, piazzandosi nella zona occupata, fino all’82’, da Ragusa (6,5), autore di una prestazione con tante cose buone, ma senza la stoccata decisiva che poteva sbloccarlo definitivamente. Il capitano prende l’ammonizione che lo costringerà a mancare domenica a Giugliano, ma potrà raccogliere le forze per dare il proprio fondamentale contributo nel rush finale del campionato. Michele Emmausso (6,5) forse è condizionato dall’errore di passaggio che libera una pericolosa ripartenza del Sorrento subito dopo il calcio di inizio, si intestardisce in qualche giocata forzata, ma, contrariamente alle sue serate peggiori, non si lascia andare, torna in sella, diventando fondamentale per creare pericoli prima e dopo il gol che sblocca il risultato, concedendosi l’assist per il raddoppio. Alcuni suoi cambi gioco millimetrici, da fermo, con il compagno distante 50-60 metri sono lampi di genio inusuali in questa categoria. Finalmente è l’avverbio più adatto alla prova di Vincenzo Plescia (7), stavolta pronto sotto porta, sfortunato quando trova Del Sorbo sulla sua strada, caparbio e attento a piazzarsi nel posto giusto al momento giusto per appoggiare in rete il cross radente di Zunno.Il suo sorriso in sala stampa è l’immagine del momento stagionale del Messina.
Dalla panchina arriva l’uomo che chiude il match, perché Pierluca Luciani (6,5) entra a 8 minuti dal 90’, trova il tempo per mandare fuori da buona posizione ma soprattutto ha la freddezza di controllare, andare verso il portiere, guardarlo e batterlo con la concentrazione giusta, evitando di ripetere l’erroraccio di dieci giorni fa contro la Virtus. Meno incisiva la presenza di Firenze (6), entrato insieme all’attaccante di proprietà del Frosinone, perché perde un pallone pericolosissimo proprio nei primi istanti di recupero, anche se si fa sentire in mezzo al campo quando si deve difendere il vantaggio. Solo pochi istanti per Polito e Cavallo a tempo quasi scaduto, ma anche loro potranno dire di esserci stati in questa vittoria che, davvero, potrebbe cambiare la direzione del campionato per il Messina, atteso, domenica, dall’ennesima prova del nove sul campo del Giugliano, in quello che è diventato uno scontro diretto con vista sui playoff. Anche se ancora è presto, non costa nulla sognare.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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