Scrivevamo un anno fa: “Il 2017 è stato il peggior anno della storia recente del Messina calcio, quello in cui il napalm ha raso al suolo le speranze di rinascita. Ai prossimi 365 giorni chiediamo solo dignità e competenza”. Bene, bravo il 2018. Complimenti, bis. Sei stato grande 2018. Ecco, i motivi per sorridere non sono moltissimi e rispondono soprattutto ai nomi di Città di Messina e Camaro. Sull’Acr Messina di Pietro Sciotto sarebbe opportuno far calare il famoso velo pietoso, mentre gli addii di Pistunina e Messana ci hanno regalato le delusioni più cocenti. Menzione speciale, poi, per Jonica, Cus Unime, Peppe Furnari, Paolo Cannuni e Tiziano Bonanno, i vincitori dei nostri Mnp awards 2018 e uomini copertina dell’anno che abbiamo appena salutato.
1. Prima un gruppo che, in casa, giocava alla grande e faceva divertire, ma che ha mancato i playoff solo per alcuni (scientifici) pareggi. Poi il teatro estivo, gli attori che salivano e scendevano dal palcoscenico e, dopo aver sondato professionisti interessanti, le dilettantesche compagnie cui si è chiesto di mettere in scena un copione troppo complicato per le loro conoscenze. Nessuna giustificazione quest’anno per Pietro Sciotto e il Messina: un complesso fragile, agonisticamente scadente, senza schemi e, al di là di una mini inversione di tendenza delle ultime settimane, senza anima. Disse il saggio: “Idda non quagghia…”
2. Lode e gloria al Città di Messina, la squadra del 2018. Piombata nell’inferno della Promozione appena tre anni fa, dopo una stagione di assestamento, ha risalito la china, vincendo i campionati sul campo (cosa non da poco) e volando, al termine dell’ultimo girone d’andata, a un paio di passi dai playoff di Serie D. “Know how” e “messinesità” le parole d’ordine per Lo Re e soci, bravi a costruire una macchina in cui ogni ingranaggio è messo al posto giusto e il cui movimento è conseguenziale a quello degli altri. Motion & Emotion.
3. Non si offenda nessuno, ma i meriti dei successi del Città di Messina sono soprattutto di Peppe Furnari, il miglior allenatore dell’anno. Prima ha plasmato un grande gruppo, forse non il miglior della scorsa Eccellenza sul piano puramente qualitativo, stravincendo il campionato. Poi ha fatto di necessità virtù nel torneo più duro di tutti, quella Serie D che se non è approcciata come si deve, ti sbatte fuori dal ring come un peso piuma chiamato a battagliare con Anthony Joshua. Eppure, dopo qualche settimana di studio e con il carbone acceso sotto la sua panchina, Furnari ha trovato la quadra e chiuso l’anno in crescendo. Adesso sarebbe anche ora che il mondo del calcio, quello vero, si accorga di lui. D’altronde, con quella faccia da Mickey Rourke il più sembra già fatto…
4. Passare dalla miracolosa gestione Grasso a Filippo Grillo, per l'Igea Virtus è stato come fare un triplo salto mortale al rovescio o come scegliere di mandare all’Eurofestival il vincitore del concorso canoro di Basicò. Dalla vittoria nei playoff sotto la sapiente guida di Giuseppe Raffaele, alle porte girevoli in stile reality show del ritiro estivo e di un girone d'andata fallimentare, nel quale il tris al Messina della seconda giornata aveva illuso tutti che la storia fatta dai Grasso potesse cancellarsi d'improvviso con un semplice colpo di spugna. Ma nel calcio, come nella vita, nulla s'improvvisa. Dead club walking.
5. Al di là di un Città di Messina che ha dominato la scorsa Eccellenza (e ne abbiamo parlato qualche riga più su), il 2018 del massimo torneo dilettantistico regionale non può che essere nel segno del Camaro. Molto di più, per dire, di un Biancavilla che lo scorso anno ha raggiunto lo stesso obiettivo dei neroverdi (eliminazione in semifinale playoff) e che quest’anno ne divide la vetta con il Marina di Ragusa. Con una differenza più che sostanziale: gli etnei hanno speso cifre pazzesche tra giocatori e allenatori fuori categoria. Il Camaro regna, soverchia e fa brillare gli occhi di chi lo guarda per tre elementi fondamentali: la qualità del gioco al di là di chi sia l’allenatore, la grande validità del settore giovanile e quel gioiellino che è diventato il Marullo di Bisconte, poi Despar Stadium. Bocciato dalla Serie D solo per una questione di centimetri. I paradossi. Proprio all'impianto di Via Polveriera, per quello che può rappresentare in una città in cui, di fatto, i posti per giocare a calcio si contano sulle dita di una mano, ci va di dedicare la copertina dell'anno appena trascorso.
6. Se ne sono andati via due pezzi di cuore d’estate. Pistunina e Messana rappresentavano due certezze assolute per il calcio cittadino e invece un po’ la crisi, un po’ le ambizioni, un po’ l’assenza di impianti, le hanno fatte emigrare una a Milazzo e l’altra a Villafranca. Velardo, Capone e Mortelliti hanno trasferito i 50 anni di storia rossonera nella città del Capo con la speranza di riportare in auge il calcio mamertino dopo anni di Purgatorio. I progetti, poi, si scontrano sempre con la dura realtà e allora non resta che affidare le proprie speranze a quell’istrionico mago che risponde al nome di Pasquale Ferrara. Diverso, invece, il discorso per la Messana: necessario unire le forze con un’altra realtà, ma il trasferimento a Villafranca continua a convincere poco e rischia di essere controproducente sia per l’una che per l’altra parte.
7. Tiziano Bonanno e Paolo Cannuni, per noi, sono gli atleti del 2018. Bonanno rappresenta il legame indissolubile con una maglia, quella dell’Atletico Messina, che veste da sempre con l’orgoglio del capitano. Cannuni è il bomber per eccellenza del calcio messinese: centinaia di gol, decine di campionati vinti (l’ultimo con la Torrenovese). Dove passa lui regnano professionalità e spettacolo.
8. Jonica e Cus Unime, invece, sono le società del 2018 insieme al Camaro e, a loro come a Furnari, Cannuni e Bonanno, abbiamo dedicato l’ultima edizione dei nostri informali “Mnp awards”. La Jonica ha festeggiato lo storico approdo in Eccellenza, categoria che sta difendendo con grande dignità, trovando l’apice del proprio progetto che avrebbe il fiore all’occhiello nella definitiva sistemazione del Comunale, ma la “battaglia” con il Comune di Santa Teresa di Riva è annosa e chissà quando vedrà il lieto fine. Il Cus, dal canto suo, è volato in Seconda categoria e vanta un progetto a 360° che meriterebbe maggiore attenzione da parte degli addetti ai lavori. Con un campo di calcio, poi, da fare invidia, ma che non può essere utilizzato per una fantomatica “questione spogliatoi”. I paradossi #2.
9. Come sintetizzare Prima, Seconda e Terza Categoria? “O’ burdell' chiamato la rivoluzione!” [citazione di livello elevatissimo]
10. Proposito per il nuovo anno. Lo dico innanzitutto a me stesso. La retorica in generale, ma soprattutto quella sulla messinesità, con tutto il rispetto, prima ce l’ha fatta a maccheroncino, poi ce l’ha sfilettata ben bene e, infine, l’ha data in pasto ai gatti randagi. Lode imperitura alla messinesità, ora e sempre nei secoli dei secoli, sia chiaro. Però ricordiamoci che non stiamo parlando dell’Atlhetic Bilbao e dell’orgoglio basco. Meno retorica e più aderenza con la realtà, ché non “siamo in un film di Alberto Sordi!” [altra megacitazione]
Autore: Antonio Billè / Twitter: @antobille
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