Fiumi di parole sono stati versati, scontri senza senso si sono consumati, ripicchette da quartiere sono state inscenate. Questo, purtroppo, è l’aberrante palcoscenico calcistico che la nostra città presenta, nonostante la lunga e gloriosa tradizione pallonara. Abbiamo ancora davanti agli occhi i balletti estivi, animati dalla speranza di una fusione per evitare la dispersione delle (poche) risorse. La linea di demarcazione tra il nulla ed il troppo, nell'amata Messina, è sempre stata evanescente e, nostro malgrado, ci troviamo, da due anni a questa parte, con i marchi storici cittadini a disputare la serie D (solo i marchi, è bene rimarcarlo… delle matricole, infatti, nemmeno l’ombra). Si era detto “chi vivrà vedrà” ed oggi, ai tempi di una “psicosi pandemica” con risvolti manzoniani, siamo costretti ad un bilancio che avremmo voluto evitare.

La città dello Stretto, sonnolenta per dna, vive la “sua” spaccatura con apparente distacco anche se, inutile nasconderlo, il popolo biancoscudato è pronto ad emozionarsi alla prima levata di scudi. Il Football Club, dopo sole tre giornate, ha già cambiato allenatore, oltre ad aver messo in piazza i panni sporchi della querelle tra il presidente Arena e l’ex direttore Marco Ferrante. La squadra, però, rimane ampiamente valida, sostenuta da un buon numero di sponsor che hanno deciso di sposare la causa del presidente siculo-meneghino. Di contro, dopo tre anni di stampo “circense” (per usare un eufemismo), l’Associazioni Calcio Riunite sta raccogliendo i frutti del nuovo corso, iniziato con l’arrivo dei nuovi soci salernitani. Si spera che gli imprenditori campani siano riusciti a spiegare al presidente Sciotto che una società di calcio, che per di più si chiama Messina, non può essere gestita come la squadra del dopolavoro dell’ufficio Sinistri.

In ogni caso, un nuovo scontro tra Merli e Malvizzi, richiamando la dicotomia tra aristocrazia e popolo nella Messina seicentesca (a voi la scelta nelle associazioni), sta per andare nuovamente in onda. Le stracittadine peloritane, nel secondo dopoguerra, non sono poi così poche, nonostante la città abbia vissuto glorie sportive solo quando è riuscita ad unirsi intorno ad unica bandiera. Tralasciando la lontanissima ultima metà degli anni ’40, quando il Messina incontrò (e poi assorbì) AC Gazzi e US Giostra e battagliò in serie C con l’Arsenale, nessuno avrà dimenticato il campionato di quinta serie 1996/97, quando l'Associazione Sportiva Messina di Trimarchi e l'Unione Sportiva Peloro del Cav. Aliotta si presentarono ai nastri di partenza della stagione.

Tra andata e ritorno, gli uomini di Pietro Ruisi, classificatisi poi al sesto posto, inflissero dieci reti all'As Messina. All'andata, infatti, la Peloro vinse in trasferta per 1-4 (doppietta di Messina e reti di Perfetti e Minisi, intramezzate dalla marcatura di Foti per l'As) mentre al ritorno la sfida si concluse sul 6-1 per i padroni di casa (doppiette di Naccari e Catalano e gol di Berti e Mazzeo, dopo l'iniziale vantaggio di Ancis). L'anno dopo, la scomparsa dell'Associazione Sportiva contribuì alla trasformazione della Peloro in Football Club Messina (rinascita ufficiale del marchio oggi indossato dalla compagine di Arena) e la favola dei giallorossi di Aliotta poté affermarsi su tutto il territorio nazionale, culminata con uno sfolgorante settimo posto in serie A che ancora inumidisce gli occhi dei tifosi.

La situazione, purtroppo, si ripropose nella stagione di serie D 2012/13, un anno che sembrava segnare la nuova rinascita del calcio peloritano. Sono passati solamente otto anni ma, gli umori della piazza biancoscudata, infatuata da un nuovo “messia”, apparivano diametralmente opposti agli attuali. La famiglia Lo Monaco, infatti, deteneva la proprietà dell’Acr e, senza ritegno alcuno, millantava il ritorno dei giallorossi nelle categorie di appartenenza. Di contro, il giovane Città di Messina, guidato dal compianto Giampiero De Leo, provava a consolidarsi come una realtà della città dello Stretto.

Alla fine dell’anno, a spuntarla saranno gli uomini dell’Acr, promossi tra i professionisti dopo un’appassionante duello con il Cosenza. Spumeggiante, comunque, il campionato del Città di Messina, giunto quarto grazie a calciatori di livello come CitroSaranitiTiscione ed Assenzio. In ogni caso, la sfida d’andata, disputata allo Scoglio il 30 settembre 2012, si concluse sul risultato di 2-1 per l'Acr di Catalano, che guadagnò il doppio vantaggio grazie alle reti di Parachì e Chiavaro. Rimasti in 10, i padroni di casa subirono la reazione del Città di Messina, che accorciò le distanze con Saraniti e sfiorò il pareggio con Assenzio. Il ritorno, invece, venne disputato al Celeste, davanti ad una cornice di pubblico commovente, assiepata in curva Sud come ai tempi di Massimino e Aliotta. La sfida si concluse sullo 0-0, soprattutto grazie alle parate di Ettore Lagomarsini, che si superò fermando il funambolico attacco ciddiemmino.

Dopo un altro fallimento e la scomparsa di alcuni protagonisti cruciali di quella stagione, la strana storia si ripropose due anni fa, con Acr Messina e Città di Messina ancora nello stesso campionato. Nella sfida d’andata si registrò la prima vittoria degli uomini di Lo Re che, il 14 novembre del 2018, riuscirono a sconfiggere i più quotati concittadini con uno scoppiettante 3-2. Al vantaggio iniziale di Galesio, infatti, rispose Gambino, prima del nuovo vantaggio ciddiemmino con Fragapane (poi passato proprio all'Acr). Nella ripresa, gli uomini di mister Furnari andarono sul 3-1 con Cardia, prima della rete finale di Rabbeni, che riuscì solamente a mitigare il passivo per i concittadini. Al ritorno, invece, le due squadre impattarono sullo 0-0, davanti ad uno stadio semi deserto. Alla fine della stagione, entrambe si salvarono per il rotto della cuffia, consegnando alla città l'ennesima stagione inutile e transitoria.

Nella scorsa stagione, prima dello stop decretato dal Covid-19, la gara d’andata si concluse con una sontuosa vittoria del Football Club Messina che, davanti ad uno Scoglio in maggioranza pro-Acr, mandò al tappeto i cugini con un rotondo 0-3. La rete di Dambros e la doppietta di Carbonaro, infatti, regalarono la vittoria alla formazione del presidente Arena, che poi esultò davanti ai propri tifosi (molto pochi, in verità) sotto la Tribuna A.

Coronavirus permettendo, la nuova stracittadina si avvicina alla disputa, con la squadra allenata da mister Novelli leggermente favorita. Saranno i Merli o i Malvizzi a conquistare la supremazia cittadina? Speriamo solo che, almeno questa volta, la storia calcistica non ricalchi quella “reale”: nel ‘600, infatti, Spagna e Francia si accordarono sulla testa dei messinesi che si videro privati di numerosi privilegi a loro estremamente cari. Che vinca il migliore…ma la città ha già perso.

Sezione: Amarcord / Data: Gio 22 ottobre 2020 alle 12:00
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
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