Zdenek Zeman, nato a Praga, compie oggi 73 anni. Per tutti, lui è il "boemo", grandissimo personaggio da amare o odiare, come è tipico in Italia per chi ha un ruolo pubblico ed ama dire chiaro ciò che pensa, assumendo una linea precisa sia nel suo lavoro che nel modo di vivere. A 21 anni, durante una delle sue vacanze in Sicilia dallo zio materno Cestmir Vycpalek ex calciatore ed allenatore legato a Juventus e Palermo in tutta la sua carriera, resta nel nostro Paese a causa dell'invasione sovietica in Cecoslovacchia e inizia la sua trasformazione in siciliano, anzi palermitano, con tutti i pregi e i difetti connessi a questa natura peculiare rispetto agli altri caratteri isolani.

Lui che aveva praticato la pallamano, diventa presto allenatore di calcio, passa dalla Primavera rosanero al Licata che, dall'83 all'86, con Zeman alla guida, diventa una vera e propria Nazionale Siciliana, strabiliando tutti, ottiene la promozione in C1 e ottimi campionati in terza serie, ponendo le basi per l'ascesa tra i cadetti con Cerantola in panchina. Il boemo, intanto, fece una prima esperienza non eccezionale a Foggia e poi al Parma in B, approdando, nella stagione 1988-89 al Messina, "orfano" di Franco Scoglio, trasferitosi al Genoa dopo un quadriennio epico in riva allo Stretto. Zeman, nella nostra città, venne mal tollerato da una parte dell'ambiente, in astinenza dall'eloquenza scogliana motore per la grandissima partecipazione popolare degli anni precedenti, raggiunse, però, un ottimo ottavo posto, con il migliore attacco della B, valorizzando calciatori come Pierleoni, Da Mommio o Petitti, emarginati, la stagione precedente, da Scoglio. Ma molti furono anche gli "adepti" stregati dalla magia del gioco zemaniano, soprattutto in casa, dove vittorie sonanti consentirono a Totò Schillaci di diventare capocannoniere in B (21 gol su 23 segnati al "Celeste")spiccando poi il volo verso la Juventus e le notti magiche di Italia 90. Il merito della cura Zeman sui progressi di Schillaci non è stato mai riconosciuto dall'attaccante palermitano che non perdonò l'allenatore per qualche panchina punitiva inflittagli durante la stagione.

Zeman ebbe un rapporto non idilliaco con la città, ma a Messina è tornato spesso nei trent'anni successivi per passare le vacanze qui, in compagnia di alcuni fidatissimi amici, tra cui il mitico "Barone Collura", scomparso da poco, zemaniano di ferro e protagonista di gustosissimi scambi di battute, specialità poco nota di Zdengu.

Gli anni passano, ma facciamo tanti auguri a mister Zeman, immaginandolo davanti a un buon bicchiere di vino,  avvolto nel fumo di una sigaretta e con il suo mezzo sorriso sardonico.

Sezione: Amarcord / Data: Mar 12 maggio 2020 alle 19:15
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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