Il genio è tanto, la sregolatezza forse di più e più che un allenatore delle volte serviva un domatore per tenere a bada un cavallo di razza come Manuel David Milinkovic, l’ultimo vero numero 10 a vestire la maglia del Messina prima che lo scorso anno Mauro Bollino incantasse tutti con una stagione da 10 gol e 12 assist.
Il talento del franco-serbo, nato ad Antibes il 20 maggio 1994, vuole tornare a risplendere proprio a Messina per riprendere in mano una carriera che sembrava potesse esplodere dopo la seconda parte del campionato di Serie C 2016/17. La successiva esperienza di Foggia fu tanto fugace quanto negativa, con Milinkovic che entusiasmò in Scozia nell’ambiente ideale dell’Heart of Midlothian, ma senza riuscire a ripetersi in Inghilterra con l’Hull City e negli Stati Uniti con i Vancouver Whitecaps. Adesso l’opportunità di tornare a Messina, nel ricordo di quella stagione 16/17 iniziata con la luce abbagliante del gol all’esordio con il Siracusa, ma anche con la grande ombra dell’espulsione rimediata una settimana dopo in casa della Reggina.
L’avvento di Lucarelli, la rete splendida che chiuse sotto la neve il derby di ritorno al San Filippo e la permanenza a Messina nonostante il forte pressing del Foggia (e le titubanze del presidente Stracuzzi) fecero svoltare la stagione di Milinkovic. Il nuovo assetto tattico, poi, con Anastasi unica punta e il numero 10 biancoscudato libero di svariare sull’intero fronte offensivo senza particolari compiti tattici, regalò il resto. Sette gol, giocate decisive e d'alta scuola, ma anche tanto spettacolo garantito dai piedi del franco-serbo, che però si portò dietro il rimpianto per il 2-0 mancato con il Catania, che poi ribaltò il punteggio e vinse quel derby a Messina.
Adesso una storia abbastanza simile a quella vissuta cinque anni fa: un gruppo del tutto nuovo, giovane, ma anche con elementi già affermati e vogliosi di confermarsi in una categoria importante come la Serie C. Milinkovic è dall'altra parte della staccionata, non è più un giovane con grandi speranze, ma è un uomo pronto e più maturo. Quel ventiduenne sregolato in campo ha lasciato spazio a un papà più geniale, consapevole dei propri mezzi e capace di tenere a bada i propri istinti. E Messina lo aspetta a braccia aperte per riprendere quel discorso interrotto proprio cinque anni fa con una salvezza ottenuta sul campo da un gruppo splendido, ma cancellata poi da una società inesistente.
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