È giusto dire che la vittoria del Messina contro la Virtus Francavilla non significhi niente, poiché resta l’ultimo posto e la salvezza diretta a 10 punti, ma nessun cammino può essere intrapreso senza il primo passo e questo turno che inaugura il 2023 ha dato almeno il segnale di vita indispensabile per innescare una minima speranza di salvezza, dando un senso all’impegno, soprattutto economico, preso dalla proprietà con il nuovo staff tecnico e dirigenziale, almeno stando a quanto dichiarato più volte da mister Raciti venerdì e sabato scorso, prima e dopo la vittoria contro i pugliesi.
Adesso, però, servono i fatti, sotto forma di almeno i primi 2-3 rinforzi titolari da inserire ad inizio settimana nella rosa biancoscudata e, magari, rendendo ufficiale la presenza di una figura fondamentale come il direttore sportivo, entrambi ingredienti fondamentali per preparare al meglio la prossima sfida di Viterbo, determinante per il futuro del Messina forse ancora di più rispetto a quella appena sostenuta, perché solo con il carburante dei risultati si può alimentare la fiammella della speranza.
I 95’ contro gli uomini di Calabro hanno lasciato impressa l’immagine di un Messina ferito ma orgogliosamente voglioso di mantenersi dentro questo campionato di serie C, tornato, finalmente, in contatto con la realtà del campo e non perso dietro sogni di vanagloria o miracolosi avventi dati in pasto ad un ambiente calcistico logorato da troppi anni di delusioni e false chimere, ma soprattutto malato di pressapochismo cronico.
Al di là dell’apporto sul piano tecnico, la presenza di una persona come Ezio Raciti (voto 7) ha almeno tolto quella patina di rassegnazione al peggio che, suo malgrado, il duo Pitino—Auteri (ma non solo) aveva appiccicato addosso a questa prima parte di annata agonistica, pronunciando quelle poche, ma efficaci, parole a un gruppo di calciatori ormai sfiancati dal pessimismo cronico che li circondava e troppo inclini a trovare alibi. L’aspetto mentale ha prevalso su quello tecnico o su una preparazione fisica non proprio al massimo, visto lo stop agli allenamenti che perdurava dalla partita contro il Crotone e una ripresa piuttosto blanda del lavoro a partire da giorno 2 gennaio. La grossa difficoltà con cui la squadra ha subito l’iniziativa della Virtus nei primi 20’ della gara di sabato scorso è figlia anche di questo, ma poi la concentrazione e rabbia agonistica hanno portato a favore dei giallorossi l’episodio fortuito dell’espulsione di Minelli a 30’ dalla fine, incluso il recupero, consentendo di incamerare tre punti di platino, in questo momento del campionato.
Alla fine, la prestazione e il risultato valorizzano anche elementi fino ad oggi protagonisti di prove modeste e scialbe, oltre a dare credibilità alla prima operazione in entrata, un portiere esperto e affidabile per la categoria come Ermanno Fumagalli (6,5) impeccabile nell’unico intervento degno di nota giunto al 62’ su una traiettoria velenosa di Maiorino su punizione mentre si era in parità, ma capace di un impatto importante in termini di personalità e aiuto ai compagni. La corsa ad abbracciare Balde, fa già capire come si sia calato davvero in questa nuova realtà dopo appena 18’ dal suo esordio.
In difesa, si è rivisto nel ruolo di esterno destro Trasciani (6,5) non impeccabile, soprattutto sull’azione dalla quale nasce l’1-1, ma applicato e cattivo al punto giusto quando si trattava di chiudere gli spazi alle avanzate di clienti difficili come Pierno o Maiorino sulla fascia di sua competenza. La coppia centrale non ha fatto impazzire, con Berto (6,5) meglio di Filì (6), da premiare con la sufficienza per l’umiltà con cui preferisce il rinvio vecchia maniera in tribuna alla giocata rischiosa, pur se, a volte, ha delle amnesie rischiosissime per le coronarie dei tifosi. Versienti (6,5) ci mette gamba, agonismo e qualche rimbrotto ai compagni distratti, salvo poi perdere palloni sanguinosissimi su disimpegni elementari, un errore più volte ripetuto nel corso delle sue precedenti esibizioni che deve assolutamente limitare al minimo qualora restasse in biancoscudato.
A centrocampo era la chiave tattica di questa partita, un reparto capace di rispondere presente in tutti i propri elementi, seppure non allo stesso livello. Fiorani (6) non brilla particolarmente, ma copre bene la propria zona e, forse, non è in perfette condizioni fisiche, mentre Konate (6,5), che gli subentra al 59’, sorprende ma non troppo, visto che è tornato ad operare in una zona di campo a lui più abituale, dove la fisicità e rapidità di giocata diventano essenziali se si è più tranquilli mentalmente rispetto all’utilizzo in ruoli totalmente avulsi dalle proprie capacità ed esperienze precedenti. Mallamo (6) , nei primi 45’, gioca con vivacità ed equilibrio, poi soffre le accelerazioni della Virtus e viene sostituito, immediatamente dopo il gol subito. Torna Ezio Raciti in panchina e, magicamente, risorge Lamine Fofana (7,5) tornato ai livelli visti nella seconda metà della scorsa stagione. L’ivoriano corre, recupera palloni, imposta e piazza anche un gol di precisione chirurgica, festeggiando l’investitura a capitano, almeno in questa fase cruciale per il futuro del calcio peloritano.
Il suo gemello di giornata è Ibou Balde (6,5) anche se per lui non si può parlare di resurrezione, quanto di rivelazione, vista l’esecuzione che porta al primo vantaggio biancoscudato, finalmente degna di un numero 10. Controllo e tiro dai venti metri imprendibile anche per un portiere delle capacità di Avella ex rimasto un grande rimpianto della tifoseria messinese. Nei primi 45’ trova una buona intesa con Catania (6) che si accende a sprazzi, va vicino al raddoppio immediato esaltando il portiere ospite, addirittura sfiora l’assegnazione di un penalty, evento favorevole al Messina non coinciso nemmeno con la morte di un Papa emerito, poi non riesce a trovare spazi e tempi per incidere, sprecando anche un tiro abbastanza semplice al 70’. Troppo flebili segnali di vita, invece, arrivano dalle parti di Curiale (5), che non lesina impegno, ma, proprio per questo, lascia interdetti sulle motivazioni per cui è stato identificato come grande colpo della campagna acquisti estiva e sulle reali capacità di chi è stato individuato, dopo lunghissima meditazione, quale acquisto nel mercato degli svincolati (il buon ‘Ngombo), rimasto malinconicamente in panca e destinato ad un taglio comunque pesante per le casse societarie (costo lordo di circa 20.000 euro per 140’ giocati, in caso di addio in questo mese).
Buone vibrazioni arrivano anche da chi è entrato in gioco partendo dalla panchina, oltre al già citato Konate. Napoletano (sv) ha poco tempo per farsi vedere, così come Marino (sv) anche se collocato in una zona nevralgica del campo, mentre non sfigurano Grillo (6) e soprattutto Zuppel (6,5), visto lo spirito finalmente propositivo dell’ex Vibonese, seppure ancora legato a quel tocco di troppo che ne rallenta la pericolosità, così come la voglia di combattere dell’attaccante classe 2002, fino ad oggi incupito da prestazioni grigie e rimbrotti continui da parte di tecnico e addetti ai lavori, ma, capace, nella mezz’ora concessagli da mister Raciti, di metterci anima, fisico, oltre al piedino indispensabile per accomodare la palla sul piatto destro di Fofana in occasione della rete decisiva. Essendo in prestito, potrebbe anche pensare di restare e ritagliarsi altri spot decisivi per l’impresa sportiva della salvezza in biancoscudato e per la sua carriera futura.
Ma saranno decisioni affidate, nei prossimi giorni a chi si occuperà del mercato di riparazione, con la speranza che si tratti di passi determinanti per riportare il sereno in casa Messina.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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