E’ finita l’ennesima settimana decisiva per le sorti del Messina con l’annuncio del nuovo allenatore per la stagione 2023-24, Giacomo Modica, il primo tecnico sui quattordici alternatisi in panchina dal 2017 ad oggi, che Pietro Sciotto richiama alle proprie dipendenze dall’inizio, visto che Pietro Infantino ed Ezio Raciti sono state scelte fatte a campionato in corso.
CORSI E RICORSI - Quasi una sorta di “ritorno al futuro”, agli inizi del “nuovo Acr” nato ad agosto di sei anni fa , quando il primo mister dell’ era Sciotto fu Antonio Venuto, sostituito, dopo due punti raccolti nelle prime sei giornate (in casa con il Gela e sul campo della Gelbison), proprio da Giacomino Modica, che riuscì a risalire dall’ultima posizione fino alla sesta piazza a quota 53, una rimonta monca, senza raggiungere quella zona playoff distante, dopo 34 giornate, ben 7 punti, occupata dalla miracolosa Igea Virtus di Peppe Raffaele quinta, che avrebbe consentito di partecipare alla chance dei ripescaggi. Un rimpianto per la proprietà del Messina, che, in modo troppo ottimistico, credeva nella post season, e, comunque, alla fine di quel campionato, fece trascorrere un mese prima della conferenza stampa nella sala “Currò” del “Celeste”, convocata per annunciare il rinnovo del rapporto con Modica e terminata con una rottura consumata davanti a giornalisti e tifosi, mentre, in alcuni siti campani, veniva dato per certo il passaggio del tecnico di Mazara del Vallo alla Cavese, evento formalizzato poche ore dopo. Quella conferenza stampa fu un evento organizzato per dare comunicazioni all’ambiente, con l'ufficio stampa dimissionario, trasformato in un happening/sfogatoio che diede la chiara immagine di grande confusione nella gestione di aspetti abbastanza semplici in una società calcistica (guida tecnica, comunicazione interna, rapporti con l’esterno), al di là della buona volontà o delle intenzioni di chi ci mette le risorse finanziarie per tenere in piedi la baracca.
ACQUE AGITATE - L’onda lunga di quella giornata (8 giugno 2018) si riverberò anche sull’annata successiva, partendo dalla "meteora Ciccio Cozza", seguita dal rapporto durato solo un paio di settimane con Peppe Raffaele e finendo agli altri due tecnici alternatisi in panchina (Infantino prima e dopo Biagioni), attraverso una finale di Coppa Italia serie D ricordata più per la contestazione incessante a Sciotto che per il risultato (sconfitta 1-0 con il Matelica) e la salvezza raggiunta all’ultima giornata. Molti tifosi biancoscudati ricordano quei mesi sotto la guida tecnica di Modica con favore, considerando l’ottima qualità del gioco espresso, il 4-3-3 di stampo zemaniano, con egregi risultati casalinghi ma una efficacia relativamente bassa in trasferta, perdendo quasi tutti gli scontri diretti. Il mancato raggiungimento del quinto posto non può, certamente, essere addebitato alla guida tecnica, anche perché il dato di partenza era piuttosto pesante, e, così come avvenuto in altre occasioni nella relativamente giovane vita di questo ultimo Messina, vi furono diverse turbative ambientali specialmente a partire dal mese di marzo, quando alcune voci e interpretazioni di sfoghi più o meno privati da parte del patron, alimentarono le aspettative di un cambio societario, diedero adito a presunte intenzioni di tagli nei rimborsi ai tesserati per i mesi di maggio e giugno, portarono a una agitazione da parte del gruppo squadra con nota di protesta diffusa tra media e tifosi, smentita nel giro di poche ore e sostituita con un comunicato di sostegno e stima nei confronti di Sciotto. Tutto questo all’interno di un ambiente in cui già si percepivano in modo chiaro i primi segnali di contestazione verso la proprietà e tutto venne a galla in modo amplificato durante la conferenza stampa del “Celeste”.
RITROVARE LA QUIETE - Un rapporto, quello tra Sciotto e Modica, passato da stima sperticata, totale fiducia e affetto, con la possibilità di assegnare al tecnico un mandato ampio e pieni poteri modello manager all’inglese, a una litigiosità sfociata nella causa trascinatasi, poi, per qualche anno, in ambio sportivo. Già l’anno scorso, durante il lungo periodo tra la fine del campionato e il 22 giugno, data di iscrizione messa in dubbio fino all’immediata vigilia, vi fu un contatto tra un gruppo interessato a dare un apporto finanziario in società e il presidente Sciotto, con Modica proposto per la guida tecnica insieme al ds Francesco Lamazza, ma restò uno dei tanti pourparler, tipici nelle lunghe “pause di riflessione” post stagionali da parte della proprietà Acr. Nelle scorse settimane, invece, il colloquio tra il direttore sportivo attualmente “in pectore” Domenico Roma e Pietro Sciotto, poi il saliscendi modello tappa di montagna del Tour de France con Fabrizio Mannino per il passaggio di quote societario, infine, nel tardo pomeriggio di ieri, l’annuncio del ritorno di fiamma con mister Modica.
ANDARE DI CORSA E BENE - Che prova a riannodare i fili di un rapporto complicato con il presidente, magari partendo dalla comune passione per il calcio zemaniano, per poi iniziare, a marce forzate, la fase di allestimento e preparazione della nuova stagione, densa di tante cose da realizzare nel miglior modo possibile. L’ufficializzazione del direttore sportivo, del responsabile della struttura organizzativa e logistica, la strutturazione del settore giovanile, sono scelte fondamentali, da prendere con attenzione e senza perdere ulteriore tempo in strategie più o meno raffinate o equilibri che sembrano ricalcare liturgie politiche da prima repubblica. Occorre pensare immediatamente al campo di casa sul quale iniziare la stagione, stante la pressoché certa indisponibilità del “Franco Scoglio” alla fine di agosto e per buona parte di settembre, chiedendo al Comune una data certa nella quale sarà consegnato il manto erboso in condizioni degne, evitando le magre figure collezionate nella scorsa stagione con ben tre diffide ricevute dalla Legapro. Per non parlare di quelle cose altrove normali e qui vissute, storicamente, anche prima dell’era Sciotto, come emergenze, dal materiale sportivo ai campi di allenamento, passando per il ritiro, la sistemazione di calciatori e staff tecnico, la logistica, le trasferte di prima squadra e settore giovanile, la comunicazione, i rapporti con istituzioni e tifosi. Quegli argomenti che, poi, durante la stagione, possono fare la differenza, ma anche diventare facili alibi per tutti gli attori coinvolti, dal presidente al magazziniere, al primo vento contrario o risultato negativo. Il risultato, unica panacea a tutti i mali, ma, in una situazione complicatissima come quella del Messina, occorrerebbe un obiettivo prestigioso, almeno l’ingresso nei playoff, per cambiare il vento contrario. E questo livello di obiettivi non sono mai frutto solo del caso. Teniamolo tutti a mente, da subito.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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